Sanremo 1985: Zucchero penultimo con “Donne”. La critica non credeva nel suo talento…
“Quando sono arrivato penultimo a Sanremo ero all’ultimo respiro. Se Donne non avesse funzionato era la mia ultima chance, avrei mollato, sarei andato a lavorare. Quando venne fuori il verdetto, ho visto facce terree, tutti quelli della casa discografica sono scappati. Se avessero potuto non mi avrebbero neppure portato a cena a mangiare una pizza dopo l’esibizione”.
Con queste parole, riportate all’interno dell’autobiografia “Il suono della domenica“, Zucchero Fornaciari ricorda la sua terza partecipazione al festival di Sanremo. Era il 1985 e la canzone che venne sonoramente bocciata era “Donne“, cioè una delle più grandi hit del musicista romagnolo. Una delusione, una batosta, che avrebbe potuto segnare la fine della carriera di colui che sarebbe diventato uno degli artisti italiani più apprezzati in patri e all’estero.
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“Erano imbarazzati, ho visto nei loro occhi la mia fine. Loro davano importanza alle posizioni in classifica. Io no, ma vedevo il mio destino scritto nelle loro facce. Sliding Doors. Avevo dato trentacinque esami di veterinaria all’Università di Pisa. Sapevo far partorire una vacca. Avrei ripreso da lì. Avevo smesso perché dovevo guadagnare e cercavo di farlo suonando. Sliding Doors. Donne piace alle radio. Du du du diventa un tormentone. Oggi i fans continuano a chiedermela e quando du du du mi vergogno un pò”.
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Un’onta che avrebbe potuto stroncargli la carriera e avrebbe potuto privarci del suo talento, della sua veracità, delle sue straordinarie collaborazioni in giro per il mondo. Un invito a non dimenticare come oltre la critica siano le motivazioni a tenere in piedi una passione. E con esse il coraggio di credere in sé stessi e nei propri sogni. Zucchero ha retto, ha tenuto botta ed è andato avanti. Trentacinque anni dopo è qui a ricordarlo, non ai critici né ai giornalisti, ma a chi alla prima caduta pensa di non avere la forza per rialzarsi.
Un invito, chissà, anche a considerare il festival di Sanremo per ciò che realmente è: un omaggio alla musica italiana e ai suoi esponenti. Riportarla al centro dell’attenzione, lontano da sterili polemiche sovraniste e di facciata. In definitiva, riconsegnarle il ruolo da protagonista che merita e che gli spetta.
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