Yusuf/Cat Stevens in concerto a Roma: live-report
Grande successo di pubblico quello di domenica al concerto di Yusuf/Cat Stevens. L’artista britannico incanta la platea nella cavea dell’Auditorium Parco della Musica di Roma.
Ad accompagnare l’artista sul palco capitolino, Kwame Yeboah alla batteria e ai tasti, Luke Smith ai tasti, Stefan Fuhr al basso e Lucas Imbiriba alla chitarra.
Una serata romana d’altri tempi, ricca di emozioni ed entusiasmo crescente. Uno spettacolo all’insegna dei grandi classici e dei brani tratti dall’ultimo album Kinf of a Land, uscito lo scorso 16 giugno per BMG e Dark Horse Records e diciassettesimo lavoro in studio.
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Tra le canzoni di Kinf of a Land, Higness, Pagan Run, da All rights, all days fino a Take the world apart che esprime la speranza per un mondo migliore. Cat Stevens non perde lo smalto e tiene il passo con i fasti del passato con il suo inconfondibile stile sobrio e minimalista.
Le stelle stendono dal cielo e Cat Stevens intona Where do the children play?, Hard headed woman che dedica alla moglie, Wild Word e Father and son che fa vibrare le tribune: sugli schermi appaiono le immagini dell’artista da giovane e il pubblico si offre come coro aggiunto. Brani questi, tratti da Tea for the Tillerman, album cult del cantante pubblicato nel 1970. Una pietra miliare nella storia della musica per l’incredibile qualità del lavoro: la rivista Rolling Stone lo ha inserito al 205º posto nella lista dei migliori album di sempre ed è stato incluso nel celebre libro 1001 Albums You Must Hear Before You Die.
Ancora indietro con Moonshadow, Here comes my baby, Oh very young, I love my dog e dulcis in fundo Peace Train e O’ Caritas, inno alla bellezza del mondo e per l’amore in tutte le sue sfaccettature.
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Diversi gli omaggi anche ai grandi artisti del calibro di George Harrison e Nina Simone con Here come the sun e Don’t let me misunderstood. Sulle note del finale, un doppio bis con Maybe there’s a world, All you need is love dei Beatles e una standing ovation da parte del pubblico incantato da un concerto che riconferma la grande vena artistica di Cat Stevens: un artista che dall’alto dei suoi settantacinque anni mantiene verve, indiscutibile talento e coerenza con il suo stile musicale che non accetta codificazioni e non resiste alle categorie.
Una continuità che lui stesso ha sottolineato presentando il nuovo album: “Guardando al percorso frastagliato della mia musica, iniziato negli anni ’60, direi che questo nuovo disco è un mosaico. Una descrizione molto chiara di dove sono stato e di chi sono“.
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Non solo estro musicale ma anche filantropia: dagli anni Settanta fino ad oggi, Cat Stevens raccoglie fondi e sostiene le vittime di disastri sia naturali che causati dall’uomo attraverso la sua fondazione globale Peace Train, con la sua missione di nutrire gli affamati e diffondere la cultura della pace.
di Sara Rotondi
(Foto dai canali social di Yusuf/Cat Stevens)