Ylenia Lucisano, una giovane calabrese in giro per l’Europa
E’ giovane, ma anche talentuosa, tanto da essere entrata nelle grazie del maestro Francesco De Gregori. Ylenia Lucisano è una cantautrice calabrese che inizia presto a cantare nei piccoli pianobar di provincia presentando brani scritti insieme al papà Carlo, che la accompagna alla chitarra. Le sue prime esperienze canore la portano a raggiungere ottimi risultati nei più importanti concorsi nazionali. All’età di 19 anni decide di lasciare la Calabria per trasferirsi a Roma e iniziare il suo percorso di studi musicali e di ricerca artistica.
Nei primi tre anni si dedica allo studio e alla scrittura musicale, poi si trasferisce a Milano. Il successo non ha tardato ad arrivare, nonostante tanti sacrifici e porte in faccia. Ora si esibisce nelle più importanti città europee, facendo conoscere il suo talento e il suo nuovo album di inediti Punta da un chiodo di un campo di papaveri. Abbiamo incontrato Ylenia Lucisano prima di partire per l’YLENIA LUCISANO EUROTOUR che vedrà impegnata l’artista fino al 7 dicembre.
12 date che ti terranno impegnata fino ai primi giorni di dicembre. Come ti stai preparando a questa nuova esperienza?
In nessun modo particolare, penso che andrò a fare quello che mi piace, più lontano del previsto, in maniera anche più impegnativa del solito. Sto cercando di prenderla con molta leggerezza sperando di divertirmi. Mi preparo, faccio le prove come se dovessi suonar dietro casa.
La prima data del tour a Milano ospiterà Tricarico. Come l’hai conosciuto?
L’ho conosciuto questa estate nell’ultima apertura che ho fatto per Francesco De Gregori a Soverato e ho avuto modo di confermare quello che pensavo di lui. L’ho sempre ammirato ed è stata un’opportunità per confermare che è un’ artista unico, vero, che se ne frega di tutte le mode. Questa è la sua forza, è un’ artista puro e ho voluto fare un regalo a tutte le persone che verrano a sentirci.
Porterai in giro per l’Europa anche la tradizione musicale calabrese. Come mai questa scelta?
Credo che la parte folk italiana sia molto apprezzata all’estero dove ci sono anche degli italiani e quindi perché non portare in giro la musica delle proprie radici? A me piace farlo in Italia, mi piace inserire dei brani anche in dialetto e credo che all’estero abbia ancora più valore.
Sei molto legata alla tua terra nonostante ti sia trasferita al nord da molti anni..
Si sente molto la lontananza quindi mi piace ripescare le tradizioni, approfondirle, volerne sapere di più. Il legame resta sempre nel cuore e attraverso la musica cerco di non dimenticare anche alcuni modi di dire, il modo di parlare, che ormai purtroppo tra i giovani si stanno sempre più perdendo.
Punta da un chiodo in un campo di papaveri rappresenta il tuo secondo album: come nasce?
Il titolo rappresenta più che altro un’ immagine, una fiaba che potesse far sorgere delle domande cosa che la musica oggi nella maggior parte dei casi non fa più. Il disco nasce dalla voglia di essere fuori dal tempo, dalle mode. Ho voluto lavorare su me stessa a livello timbrico e sonoro. La musica per me è liberazione e anche un’evasione dalla realtà. Questo è lo spirito con cui ho creato il disco.
In un tuo pezzo “Non mi pento”, canti “La vita è l’unica occasione per sbagliare”. Come nascono i tuoi testi? Dove trovi l’ispirazione?
È una specie di mio motto che ripeto ogni volta che nascono i sensi di colpa. L’ispirazione nasce dalla vita di tutti i giorni dalle esperienze che ho assimilato ma non scrivo mai a caldo penso che nel mio caso sia necessario razionalizzare le cose. Così in maniera più libera dalle emozioni puoi scrivere una canzone altrimenti si rischierebbe di scrivere un diario.
Dicono di te che sei la pupilla di De Gregori? E’ così?
Sicuramente sono stata fortunata perché De Gregori mi ha dato una possibilità che non aveva mai dato a nessuno nel panorama musicale femminile, cioè quella di aprire dei concerti. Credo non posso definirmi una pupilla soprattutto per rispetto. Nonostante lo abbia visto diverse volte per me rimane sempre intoccabile e non mi sento di definire il nostro rapporto così intimo. Lui resta sempre il mio mito così come quando lo era quando ero piccola, ho avuto semplicemente la fortuna di confermare con i miei occhi quello che ho sempre pensato di lui.
Qual è stato il momento più bello insieme a lui?
Il momento più bello è stato quando sono stata a casa sua a fargli ascoltare il disco che ancora non era uscito. Ero sul divano del mio mito e non ci credevo, mi sembrava di sognare.
…e qual è stata la sua prima impressione ?
Lui lo ha ascoltato in religioso silenzio fino alla fine, poi ha voluto ascoltare alcuni brani che gli erano rimasti impressi particolarmente. Alla fine si è alzato in piedi per complimentarsi.
Tornando un pochino indietro nel passato, come e quando nasce la tua passione per la musica?
La passione nasce in famiglia perché mio padre è un musicista e da sempre ho vissuto in un ambiente fatto di canzoni, dischi, live. Mi sono catapultata in un mondo che già conoscevo, fatto di musica e strumenti musicali. E’ stata una cosa abbastanza spontanea, mi sono sempre trovata bene, mio padre in verità non voleva che cantassi, sono stata io ad insistere. Dopo un pò di anni di piano bar e matrimoni, una volta finita la scuola sono andata a vivere a Roma e poi mi sono trasferita a Milano, dove mi sono messa in discussione, studiando e sacrificandomi. Tante porte in faccia e tanti i “no”, ma anche piccole soddisfazioni fino ad arrivare al mio primo tour europeo.
Ho letto che il tuo genere musicale preferito è il blues, chi tra i musicisti blues apprezzi di più?
Chiaramente BB King
Esperienza Sanremo da riprovare?
No. Certo, nulla è da escludere nella vita ma in questo momento non mi interessa. Avrei potuto presentarmi quest’anno ma ho preferito stare ferma e concentrarmi sul mio disco.
Foto Daniele Barraco