Woody Allen a Venezia 80: “Ho in mente una storia ambientata a New York, mancano i produttori”
Solo applausi per Woody Allen all’80esima Mostra del Cinema di Venezia. Il regista è sbarcato al Lido per presentare ‘fuori concorso’ il suo 50esimo film ‘Coup de chance’, prossimamente nelle sale italiane con Lucky Red. “Ho una buona idea per un film ambientato a New York quindi se qualcuno si propone di produrmi un film accettando le mie regole, ovvero darmi i soldi senza leggere la sceneggiatura o mettere bocca sul cast allora lo farò. Se ricevessi una telefonata per fare un film in Islanda o avessi un’idea per fare un film in Germania lo farei”, ha detto Allen in conferenza stampa. Il regista, dopo le accuse della figlia Dylan in seguito al #MeToo, ha difficoltà nel trovare i finanziamenti in America.
‘Coup de chance’ – che ricorda, per il tema, ‘Match Point’ su ammissione del regista – parla dell’importante ruolo che il caso e la fortuna giocano nelle nostre vite. Fanny (Lou de Laâge) e Jean (Melvil Poupaud) sembrano la coppia di sposi ideale: sono entrambi realizzati professionalmente, vivono in un meraviglioso appartamento in un quartiere esclusivo di Parigi, e sembrano innamorati come la prima volta che si sono incontrati. Ma quando Fanny s’imbatte accidentalmente in Alain (Niels Schneider), un ex compagno di liceo, perde la testa. Nel cast anche Valérie Lemercier nei panni della madre di Fanny. “‘Coup de chance’ parla di capriccio, del caso, della fortuna e di come abbiano un impatto dominante sulle nostre vite, anche se non ci piace ammetterlo. I due film (‘Coup de chance’ e ‘Match Point’, ndr) dicono le stesse cose, ma in storie differenti”, spiega Allen.
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“Nella mia vita sono stato molto fortunato. Ho avuto due genitori amorevoli, una moglie e un matrimonio meravigliosi, due figli splendidi e dei buoni amici. Non ho mai sofferto niente di terribile e a quasi 88 anni non sono mai stato in ospedale. Sono stato sempre lodato, a volte non meritandolo. Spero che continuerà questa buona fortuna“, ha detto Allen. Inizialmente l’idea era quella di raccontare “la storia di una coppia di americani a Parigi. Per il mio cinquantesimo film mi sono voluto regalare un film in francese. È una lingua che non conosco – ha raccontato Allen – ma non è stato difficile perché riesci a capire se un attore è credibile. Quando ero giovane – ha ricordato il regista – i film che mi hanno influenzato erano di autori francesi, italiani, svedesi, vedendo quei film ho capito che volevo fare il regista. In America volevamo tutti essere europei e fare cinema come loro. Per tutta la mia vita ho provato a fare film così. Ho ammirato tanto Truffaut, Renoir, Godard e volevo unirmi a loro. È stata un’esperienza meravigliosa poterlo fare”.
Sul tema della morte, un ‘evergreen’ della sua filmografia, ha detto: “Con la morte c’è poco da fare, è una brutta storia. Non esiste una vera via d’uscita né attraverso la scienza, né la filosofia e neppure l’ironia. Alla fine del film invitiamo a non pensarci troppo e io sono convinto che sia la cosa migliore da fare”.
Ottantasette anni e le sue abitudini sono sempre le stesse. “Continuo a svegliarmi la mattina, fare colazione e qualche esercizio, poi scrivo a letto a penna e nel pomeriggio trascrivo con la macchina da scrivere. Lo faccio da sempre“, ha raccontato il regista.