La leggendaria chitarra Wandrè sul palco di Sanremo grazie a Lucio Corsi
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La 75ª edizione del Festival di Sanremo ha celebrato il ritorno di un simbolo della liuteria italiana: Wandrè. Merito del cantautore toscano Lucio Corsi, che ha riportato sul palco dell’Ariston l’inconfondibile suono della leggendaria chitarra elettrica Rock Oval. Un omaggio al talento visionario di Antonio Pioli, meglio conosciuto come Wandrè, e alla sua straordinaria creatività.
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Nato nel 1926 a Cavriago, in provincia di Reggio Emilia, Wandrè fu un vero pioniere nella produzione di chitarre elettriche in Italia. Iniziò la sua attività costruendo contrabbassi, per poi dedicarsi rapidamente a modelli semiacustici e strumenti elettrici. Si distinse per un approccio rivoluzionario, introducendo materiali innovativi come l’alluminio e la plastica nella costruzione delle sue chitarre, caratterizzate da design audaci e vivaci. Le sue opere, influenzate dalla cultura pop e dal futurismo, sono oggi pezzi iconici ricercati da musicisti e collezionisti di tutto il mondo. Con una visione che univa estetica, funzionalità e qualità, Wandrè creò strumenti unici che riflettevano lo spirito creativo e dinamico dell’Italia del boom economico, fondendo sapientemente colore, forme originali e tecnologia all’avanguardia.
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Foto mostra Wandrè a Bologna. FONTE: AGENZIA Dire
Nel documentario “Don’t look back”, girato durante il suo tour inglese del 1965, il giovane Bob Dylan, di fronte a una vetrina londinese colma di chitarre Wandrè, affermò: “We don’t have those guitars in the States! Man, they are incredible!”. Anche Johnny Depp, nelle vesti di chitarrista, ha reso omaggio all’amico Joe Perry ( Aerosmith) con una Wandré (la Brigitte Bardot), definita “la chitarra perfetta per il blues”. In Italia è stata la prima chitarra di Adriano Celentano, l’unica usata da Francesco Guccini e tra le più amate dai Nomadi.
Wandrè: un laboratorio di creatività dove ogni chitarra prendeva vita
Ogni chitarra creata da Wandrè non era semplicemente uno strumento musicale, ma un’opera unica, carica di storia e carattere. Anche il luogo in cui queste meraviglie prendevano forma era eccezionale: una fabbrica visionaria, costruita alla fine degli anni ’50, la prima in Italia dedicata alle chitarre elettriche. Con la sua struttura circolare e gli spazi aperti, questa fabbrica anticipava di anni la leggendaria Factory di Andy Warhol.
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Costruita con una tecnica all’avanguardia per l’epoca – una struttura tenso-elastica in cemento precompresso – la fabbrica di Wandrè era un’opera architettonica audace, con una vetrata che correva lungo tutta la circonferenza e un’apertura centrale sul tetto concavo. Questa soluzione permetteva agli operai di avere una costante visione del cielo, un dettaglio non da poco in un’epoca in cui il lavoro in fabbrica era spesso sinonimo di alienazione. Wandrè, infatti, era convinto che il lavoro, pur essendo a volte fonte di soddisfazione, non fosse una condizione naturale per l’uomo, ma piuttosto una forma di coercizione. Per questo motivo, all’interno della sua fabbrica, gli operai erano coinvolti non solo nella produzione, ma anche nell’organizzazione del lavoro, nella pianificazione e persino nelle campagne pubblicitarie.
La produzione era orientata al raggiungimento di obiettivi, il che garantiva flessibilità e autogestione degli orari. Inoltre, in un’ottica di condivisione del capitale, gli operai avevano accesso alla fabbrica anche al di fuori dell’orario di lavoro, potendo utilizzare le attrezzature per progetti personali.
Nonostante l’enorme successo e l’apprezzamento internazionale, Wandrè abbandonò la produzione di chitarre alla fine degli anni ’60, per dedicarsi ad altre forme di espressione artistica, come il design di abiti in pelle e la partecipazione al movimento neo-dadaista Fluxus.
La sua eredità, tuttavia, è rimasta viva grazie alla passione di musicisti e collezionisti che continuano ad apprezzare le sue creazioni uniche e originali. Il ritorno di una chitarra Wandrè sul palco di Sanremo, grazie a Lucio Corsi, è un omaggio a questo genio ribelle che ha saputo portare una ventata di innovazione e creatività nel mondo della liuteria italiana.
Lo strumento è stato gentilmente concesso dai “Partigiani di Wandrè“, un collettivo di appassionati dedito alla valorizzazione delle creazioni di Antonio Pioli. Oltre a restaurare queste straordinarie chitarre, il gruppo si impegna a conservarne l’eredità attraverso attività di documentazione e promozione culturale. Mostre, seminari e spettacoli teatrali vengono organizzati per celebrare il genio di Wandrè e trasmetterne la storia alle nuove generazioni. Tra le iniziative più significative dei “Partigiani di Wandrè” spicca, proprio, il prestito gratuito di chitarre. Negli ultimi anni, anche Peter Holmstrom, chitarrista della band statunitense Dandy Warhols, ha avuto modo di sfruttare questa opportunità, suonando strumenti messi a disposizione dal collettivo.
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