Parole & Suoni, Vinicio Capossela non fu più lo stesso dopo Cèline
Fu lo stesso Vinicio Capossela a dire che “Non sono più la stessa persona da quando l’ho scritta”, riferendosi a “Bardamù”.
La canzone, ispirata e dedicata a Louis Fernand Cèline, è un testo poetico, un viaggio che porta l’ascoltatore tra le schiume del Baltico.
Il cantautore italiano la inserì nell’album “Canzoni a manovella” del 2000, un disco in cui rovesciò tutto il suo sapere. La sua cultura. Il suo amore per la letteratura e per i poeti come Bukowsy, Tom Waits e appunto lo scrittore francese.
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E proprio dal primo romanzo di quest’ultimo, “Viaggio al termine della notte”, nasce il titolo per la canzone di Capossela. Il protagonista, Ferdinand Bardamu, è ispirato allo stesso Cèline e il suo cognome deriva dalle parole francesi “barda” e “mu”. La prima indicante l’equipaggiamento militare in lingua criptica. La seconda è il verbo “muovere” al participio passato.
In pratica lo scrittore volle sottintendere il passaggio che il protagonista fece dall’ottimismo, dalle convinzioni ad un pessimismo verso la società. Bardamù partì infatti come militare francese in Africa durante la prima guerra mondiale con tante certezze. Salvo poi rendersi conto che l’idea di colonialismo era ben differente da quella che pensava.
Un viaggio etico. Quasi come quello di Cèline che per le sue convinzioni politiche scelse la via dell’esilio in Danimarca per non rimanere vittima delle ritorsioni degli Alleati che occuparono la Francia nel 1944.
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Vinicio e Louis Ferdinand Auguste Destouches, vero nome dell’autore di Courbevoie, si incontrano dunque sul Baltico.
“La notte è passata e le nuvole
Gonfiano schiuma di Baltico e cenere
E cenere avrò..”.
Quella notte che è passata è un altro richiamo letterario. A uno degli scrittori della beat generation che tanto amarono Cèline. Quel Charles Bukowsky che definì lo stesso scrittore di “Viaggio al termine della notte” come “il più grande scrittore degli ultimi duemila anni”. La cenere, la birra, l’addio chissà di una donna. Chinasky avrebbe probabilmente apprezzato.
Luois-Ferdinand, comunque, fu irritante, scontroso, sfuggente, litigioso, sporco, polemico, adorabile. Ebbe milioni di nemici. Forse anche se stesso. Ma anche tanti ammiratori. Molti soprattutto tra i reprobi.
Capossela non è certo uno di questi ultimi. Ma è uno che Cèline l’ha letto e amato. Uno che come lui mette molto di quello che gli succede in ciò che scrive. Con riferimenti poetici, cinematografici, letterari. Sembra scorgere un po’ di Futurismo. Soprattutto quando utilizza le onomatopeiche. Come in “Pryntyl”.
Il cantante nato ad Hannover ma di genitori italiani, ama gli pseudonimi, parlare di notti buie e insonni. Le sue canzoni sono infarcite di surrealismo, di melodie mediterranee.
Un amore per le iperboli, per il linguaggio criptico, per le figure retoriche, dell’humor. Tutto ciò che si ritrova nei romanzi di Louis-Ferdinad Cèline. Quei testi che lo hanno cambiato. Come uomo e come artista.
La vita è sempre una guerra, come insegna Cèline. Ma la si può rendere più leggera anche con le melodie di Capossela.
“Bum Bum Bum
Bardamù
Bum Bum Bum
Bardamù”.