Villa Contarini espone per la prima volta un dipinto attribuibile ad Andrea Mantegna
Un importante dipinto attribuibile ad Andrea Mantegna, ritrovato lo scorso dicembre nei depositi del Museo Correr di Venezia, viene esposto per la prima volta a Piazzola sul Brenta, luogo natio del celebre pittore padovano.
Il ritrovamento nei depositi del Museo Correr
Nello scorso mese di dicembre un piccolo olio su tavola è stato ritrovato per caso nei depositi del Museo Correr di Venezia ed immediatamente sottoposto a restauro. Le indagini scientifiche e l’attento lavoro di pulitura hanno svelato che si tratta della Madonna col Bambino, San Giovannino e sei sante, un’opera attribuita ad Andrea Mantegna (Isola di Carturo 1431 – Mantova 1506), eccelso maestro padovano considerato uno dei massimi esponenti del Rinascimento italiano.
L’impronta di Andrea Mantegna, mostra attualmente allestita a Villa Contarini – Fondazione G. E. Ghirardi a Piazzola sul Brenta (PD), offre al pubblico l’opportunità di ammirare per la prima volta il dipinto dell’artista e consente agli studiosi di continuare ad interrogarsi sulla genesi, la committenza e alcuni dettagli iconografici ancora avvolti nel mistero.
Non essendo infatti in possesso di alcuna documentazione relativa alla piccola tavola, storici dell’arte e restauratori hanno avviato un’attenta operazione di riconoscimento attraverso esami radiografici e comparazioni con dipinti appartenenti al XV secolo.
Si è in presenza inoltre di una delle poche opere incompiute del Mantegna: il pittore la abbandonò prima di completare alcuni dettagli figurativi e questa è un’ulteriore incognita che va ad alimentare il dibattito accademico.
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Le due versioni del dipinto
La profonda convinzione che l’opera sia di Andrea Mantegna risiede nell’esistenza di un dipinto pressoché identico (ad eccezione di alcune piccole variazioni cromatiche) oggi conservato negli Stati Uniti, precisamente nell’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston.
La versione americana infatti reca sul legno la firma del grande maestro padovano e risulta già presente negli archivi storici delle collezioni mantovane dei Gonzaga. Le indagini radiografiche e riflettografiche effettuate sul dipinto veneziano hanno rilevato che il disegno sottostante gli strati di colore presenta un tracciato totalmente coincidente con quello di Boston.
È naturale pertanto ritenere che entrambi i dipinti siano stati realizzati a partire dallo stesso cartone, probabilmente forato, per poi trasferire con la tecnica a spolvero i punti guida del disegno sulle due tavole.
Il soggetto rappresentato è una Sacra Conversazione “al femminile”: la Madonna con il Bambino in dialogo spirituale con Giovanni Battista fanciullo e sei sante. Dal punto di vista strettamente iconografico, la scena rimanda al tema figurativo fiammingo della Virgo inter virgines, diffuso soprattutto nelle corti di Francia e Borgogna del XV secolo.
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La misteriosa iconografia di Mantegna
Dal punto di vista compositivo le figure, tutte donne ad eccezione dei due fanciulli, sono disposte a semicerchio, alcune sedute, altre inginocchiate su un terreno chiaro confinante con un prato e con un profondo paesaggio sullo sfondo.
Tra le sei sante che compongono il sacro gineceo si riconoscono le prime due a sinistra della Vergine ossia Elisabetta (anziana e ammantata) e Maria Maddalena, (dai lunghi capelli biondi). Queste, al pari di Margherita collocata alla destra della Madonna, indossano abiti appartenenti alla secolare tradizione figurativa cristiana.
Le restanti sconosciute figure, una all’estrema destra, altre due verso il margine sinistro, sfoggiano raffinate e pregiate vesti contemporanee, eclatante simbolo della moda delle corti italiane nell’ultimo decennio del Quattrocento.
Potrebbero forse alludere a ritratti di nobildonne realmente esistite, chiamate ad impersonare le loro omonime sante e beate? Potrebbe nascondersi tra le donne raffigurate Isabella d’Este, giunta a Mantova giovane sposa del marchese Francesco Gonzaga nel 1490? E se così fosse, sarà stata lei ad aver commissionato l’opera ad Andrea Mantegna?
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L’impronta di Mantegna
Gli interrogativi tuttavia non si esauriscono qui: come mai il committente (o la committente) ha richiesto due copie dello stesso dipinto? Perché Mantegna non lo ha completato? Che motivo risiede alla base di una così singolare iconografia? Quali e quanti viaggi ha compiuto il dipinto prima di finire nelle mani del collezionista Teodoro Correr tra XVIII e XIX secolo?
Il progetto espositivo L’impronta di Andrea Mantegna è promosso da Fondazione Musei Civici di Venezia e Fondazione G. E. Ghirardi con il patrocinio del Comune di Venezia e della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna. I visitatori possono cogliere la straordinaria opportunità di conoscere un dipinto finora inedito e pieno di mistero, tentando così di rispondere alle molte domande poste dalla natura stessa dell’opera, dal materiale, dallo stile e dalla particolarissima iconografia.
Non si tratta di una semplice esposizione, ma di un’originale caccia al tesoro che può coinvolgere sia appassionati che esperti del settore. Non a caso il dipinto è corredato da un ricco apparato didascalico, sia su pannelli sia su innovativi monitor touch-screen, al fine di illustrare al pubblico i dati più significativi emersi dalle indagini e dal restauro.
L’opera è in mostra fino al 27 ottobre negli ambienti di Villa Contarini – Fondazione G. E. Ghirardi a Piazzola sul Brenta, in provincia di Padova. Per prenotazioni ed acquisto dei biglietti è possibile collegarsi al sito web https://www.fondazioneghirardi.org/limpronta-di-andrea-mantegna .
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