Venezia 2024. L’edizione dell’erotismo: 50 sfumature di sesso e scandalo
La Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia è una piccola vetrina del mondo dello spettacolo, palcoscenico e amplificatore delle tendenze del cinema mondiale. In questa 81esima edizione, sugli schermi di Venezia, si assiste al ritorno di un grande assente degli ultimi anni: il tema del sesso.
Nei film in e fuori concorso l’erotismo viene mostrato in tutte le sue sfumature e analizzato in tutte le implicazioni sentimentali, sociali, antropologiche, raccontate da una prospettiva altra rispetto a quella dell’immaginario dominante del passato.
Non si tratta solo di una nostra impressione: la conferma è arrivata proprio dal direttore Alberto Barbera, che afferma
“Uno dei temi che attraversano questa edizione è quello della sessualità in tutte le sue forme, etero, omosex, fluida, sadomaso, adolescenziale. Un vero e proprio ritorno all’erotismo dopo anni di perbenismo che lo aveva bandito. Io lo vedo come un segnale positivo di apertura, la caduta di forme di censura e autocensura che in qualche modo limitavano gli autori”
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Sono passati esattamente novant’anni dal primo scandalo erotico a Venezia: era il 1934 quando il cecoslovacco Gustav Machatý sconvolse la benpensante élite del mondo dello spettacolo con il nudo di Hedy Lamarr in “Extase“.
In questa edizione corpi (non sempre materiali), passioni e desideri sono protagonisti di molte pellicole che faranno parlar di sé. Vediamo i più gettonati.
“Babygirl” – Halina Reijn
Tra le proposte più piccanti, “Babygirl“, con la sua trama provocatoria e il cast stellare, destinato a essere uno dei più discussi dell’anno. A (s)vestire i panni della protagonista, una più che mai sbottonata Nicole Kidman, che è arrivata a Venezia confessando
“Amo indagare le donne, gli esseri umani in tutte le loro sfaccettature, ma oggi sono spaventata di consegnare al mondo questo film così estremo. Mi sento esposta e vulnerabile”
Nel film diretto da Halina Reijn, la Kidman interpreta Romy, una potente Ceo di un’azienda di successo che mette a rischio la carriera e il già difficile rapporto con suo marito (Antonio Banderas) per una relazione segreta con lo stagista Samuel (Harris Dickinson), molto più giovane di lei. Una relazione clandestina di pura passione: Romy e Samuel esplorano il proprio concetto di erotismo con pratiche estreme, in un film che si dichiara femminista per il rovesciamento degli abusi di potere storicamente al maschile.
“Per me il femminismo è la libertà di studiare la vulnerabilità, l’amore, la vergogna, la rabbia e la bestia interiore di una donna”
afferma la regista Halina Reijn che spiega come, attraverso il tema dell’erotismo, “Babygirl” esplori la complessità della natura umana:
“Invecchiare significa affrontare l’infinità del tutto. Nella mezza età non possiamo più nasconderci e siamo costrette ad affrontare i nostri demoni; più reprimiamo la nostra ombra, più pericoloso e dirompente può diventare il nostro comportamento. La relazione al centro di Babygirl consente a Romy e Samuel di mettere in scena la loro confusione riguardo a potere, genere, età, gerarchia e istinto animale. Nonostante i tabù, la gioia di quell’esplorazione è liberatoria e persino curativa“
“Queer” – Luca Guadagnino
A Venezia è stato definito “il film della vita di Luca Guadagnino“: “Queer” si è rivelato il perfetto adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di William S. Burroughs. Per interpretare il protagonista alterego dell’autore, William Lee, Guadagnino ha scelto Daniel Craig.
L’attore abbandona lo smoking di James Bond per vestire gli abiti in pieno stile 1950 di un americano sulla soglia dei cinquanta espatriato a Città del Messico, che passa le sue giornate quasi del tutto da solo. L’incontro con Gene Allerton (Drew Starkey), un giovane studente appena arrivato in città, gli mostra per la prima volta la possibilità di stabilire finalmente una connessione intima con qualcuno.
In questo film girato a Cinecittà, un inedito Daniel Craig è eccezionalmente convincente nella sua sensualità così lontana da quella dell’agente 007 cui ci aveva abituati. La sua interpretazione in “Queer” è puro erotismo, nelle movenze, nella voce, nell’equilibrio tra aggressività e fragilità (l’impacciato corteggiamento di Gene, la prima scena erotica tra i due), nel concedersi a innumerevoli scene di nudo.
“Diva Futura” – Giulia Louise Steigerwalt
Grande curiosità per conoscere in che modo Giulia Louise Steigerwalt abbia diretto “Diva Futura“, il film che racconta la storia dell’agenzia fondata nel 1983 dal “Re dell’hard” Riccardo Schicchi (Pietro Castellitto) per rivoluzionare la cultura di massa trasformando l’utopia hippy dell’amore libero in un nuovo fenomeno: il porno.
Sotto la sua guida, “ragazze della porta accanto” come Ilona Staller, Moana Pozzi, Eva Henger e molte altre diventano all’improvviso dive di fama mondiale ed entrano nelle case degli italiani grazie al boom delle televisioni private e dei videoregistratori in Vhs. L’espressione “pornostar”, coniata al tempo, segna l’inizio di una nuova era.
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L’avventura imprenditoriale viene raccontata, nel film, attraverso lo sguardo della giovane segretaria Debora (Barbara Ronchi), un crescendo incontrollabile, un impatto mediatico mondiale, implicazioni imprevedibili, tra gelosie, tormenti e politica.
Spiega il direttore Barbera:
“Vedrete lo sguardo di Giulia sul mondo della pornografia, che è del tutto esente da remore moralistiche e pregiudizi ideologici ed è l’aspetto più interessante del film, senza ovviamente occultare gli aspetti più truci di quel mondo”
“Kjærlighet (Love)” – Dag Johan Haugerud
In questo film norvegese i protagonisti sono Marianne, una dottoressa pragmatica, e Tor, un infermiere compassionevole, accomunati dalla volontà di evitare le relazioni convenzionali.
Una sera, dopo un appuntamento al buio, Marianne incontra sul traghetto Tor, che spesso passa lì la notte in cerca di incontri fortuiti con altri uomini. Il suo racconto di esperienze di intimità spontanea e di importanti conversazioni, incuriosisce Marianne, che inizia a mettere in discussione le norme sociali e si chiede se tale intimità casuale possa essere un’opzione anche per lei.
Afferma il regista:
“Per molti versi questo film è utopico: riguarda il tentativo di raggiungere l’intimità sessuale e mentale con gli altri senza necessariamente conformarsi alle norme e alle convenzioni sociali che governano le relazioni. Credo che l’invenzione narrativa svolga un ruolo cruciale nell’immaginare mondi possibili e mentalità alternative. Permette alle persone di esprimersi e comportarsi in modi spesso insoliti“
“Disclaimer” – Alfonso Cuaròn
La serie di Alfonso Cuaròn, con protagonista Cate Blanchett, avrebbe dovuto aprire la Mostra di Venezia, ma sè stata ritenuta inadatta per tale onore a causa delle eccessive scene di erotismo.
Allucinazioni, memoria, fantasie prendono corpo in modo vivido e senza censure in questi sette episodi dedicati al potere della manipolazione e del ricatto.
La reputazione dell’acclamata giornalista Catherine Ravenscroft (Cate Blanchett) è basata sulle sue rivelazioni delle malefatte e delle trasgressioni altrui. Quando riceve un romanzo da un autore sconosciuto inorridisce nel rendersi conto di essere lei, ora, protagonista di una storia che espone i suoi più oscuri segreti. Nel suo affannoso tentativo di scoprire la vera identità dello scrittore, è costretta a fare i conti col proprio passato prima che distrugga sia la sua vita sia i rapporti con Robert, il marito, e il loro figlio Nicholas.
“Trois amies (Tre amiche)” – Emmanuel Mouret
L’erotismo è particolarmente presente anche nella romcom francese di Emmanuel Mouret che racconta di tre amiche (Camille Cottin, Sara Forestier e India Hair) che si annoiano, si adorano e si mentono, Mentre una è l’amante del marito dell’altra, coniuge di cui peraltro l’ignara moglie vorrebbe liberarsi, la terza amica si consola con lo spirito del marito morto (sì, avete letto bene) che le fa visita e la conduce verso nuovi amori. Il Ghost è interpretato da Vincent Macaigne che ci regala scene di passione quasi naturali, nonostante il piccolo dettaglio della sua morte.
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(Fonte foto: Biennale Cinema 2024)