Venditti e De Gregori a Tagliacozzo: un duo perfettamente assortito [live report]
Tagliacozzo – Nella serata del 21 agosto il Festival Internazionale di Mezza Estate ha ospitato Antonello Venditti e Francesco De Gregori in un concerto memorabile, verso la conclusione della trentanovesima edizione.
Piazza dell’Obelisco si è trasformata in un luogo ancora più incantato, sotto un cielo stellato che faceva invidia alle luci del palcoscenico. Una meravigliosa cornice che avvolgeva in un abbraccio circa mille spettatori. Uno spettacolo intorno allo spettacolo, su cui si affacciano le finestre illuminate in penombra e le suggestive loggette dei più fortunati.
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Sulle note della monumentale colonna sonora di 2001 Odissea nello spazio i due colossi della musica italiana hanno fatto il loro ingresso sul palco: in camicia bianca e immancabili occhiali da sole l’uno, in felpa nera e cappello l’altro.
Antonello Venditti e Francesco De Gregori condividono i loro più grandi successi alternandosi ma spesso cantando insieme i brani di entrambi, circondati da ben nove strumentisti. A cui ovviamente si aggiungono il piano di Venditti, la chitarra e l’armonica di De Gregori.
Si comincia con un capolavoro a testa a partire da Venditti: Bomba o non bomba, La leva calcistica della classe ’68 , Modena, Bufalo Bill, La storia, Peppino, Generale, Sotto il segno dei pesci.
“Si fa del nostro meglio“: sono le prime parole di Venditti che non ama parlare sul palco, poi esortato dal suo compagno d’avventura a raccontare la storia del primo album pubblicato insieme nel 1972, Theorius Campus. Dopo aver ironizzato sullo scarso successo del disco e sull’aver azzardato con riferimenti troppo “acculturati”, insieme intonano in punta di piedi il brano Dolce signora che bruci.
Inizia il momento dedicato a De Gregori, uno dei massimi poeti del cantautorato italiano. Per quanto egli stesso preferisca il comunissimo termine “artista”, non si può negare il potere che le parole cantate da De Gregori esercitino ancora oggi: lo testimoniano i brani San Lorenzo, Alice e Santa Lucia, di cui viene raccontata anche la genesi. A poche settimane dal grave lutto che lo ha colpito con la perdita della moglie Chicca, forse qualcuno si aspettava un momento a lei dedicato, ma De Gregori mantiene la sua elegante riservatezza, salvo alzare gli occhi lucidi al cielo ogni volta che dice proprio quella parola.
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Bastano le prime tre note per capire che sul palco sta per succedere qualcosa di fortemente emozionante e il pubblico scatta in piedi in una standing ovation ancora prima che Venditti e De Gregori inizino a cantare. Antonello grida “Viva Lucio!” e la magia inizia: tutta Tagliacozzo intona Canzone omaggiando Lucio Dalla insieme ai due cantanti.
In un concerto quasi completamente simmetrico, ora spazio ai successi di Venditti che con la sua voce continua a riempire a pieni polmoni tutta la piazza. In un modo diverso da quello dell’amico e collega, anche Venditti è pura poesia, soprattutto quando si emoziona e crea emozione al solo nominare la sua amata città. Infatti presenta la sua Dimmelo tu cos’è come “Una canzone triste, ma triste come può essere Roma… che ti uccide con la sua bellezza“.
Venditti celebra l’amicizia, “che lega tutti come esseri umani e che lega noi in questa nostra storia che stiamo raccontando“. Dedica la sua Ci vorrebbe un amico agli amici che non ci sono più ma sempre presenti: Fabrizio De André, Pino Daniele, Rino Gaetano, Lucio Dalla che “mi ha fatto scrivere questa canzone e soprattutto, mi ha trovato casa a Roma“.
Grande emozione poi con Notte prima degli esami che l’anno prossimo festeggerà 40 anni.
Ricomincia una carrellata di successi alternati: La donna cannone, Pablo, Che fantastica storia è la vita, Rimmel, Titanic, Alta marea, In questo mondo di ladri. Con Sempre e per sempre Venditti e De Gregori si commuovono, emozionando tutto il pubblico guadagnandosi una seconda standing ovation.
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Piazza dell’Obelisco diventa una sala da ballo per qualche minuto: sulle note di Buonanotte fiorellino tutti ballano il valzer con il proprio vicino.
Dopo oltre due ore di concerto e ben venticinque brani, il pubblico non ne vuol sapere di andare a casa, ma i due cantautori si fanno attendere a lungo per l’encore. Ma l’attesa vale la pena se il brano scelto è quella che De Gregori definisce “La più bella canzone che un essere umano abbia mai scritto su Roma“: come dice Venditti, Roma capoccia è una canzone da orgasmo e preorgasmo.
Antonello lascia il pubblico con un po’ di amaro in bocca quando dice che non canterà Grazie Roma “per scaramanzia”. Un amaro subito sciolto dalla dolcezza di Ricordati di me, a conclusione di un concerto indimenticabile.
(Foto: Raffaele Castiglione Morelli)