Venditti & De Gregori al Metropolitan di Catania [live report]
“Chi ce l’avrebbe detto, Antonello? Chi ce l’avrebbe detto che ci saremmo ritrovati qui su questo palco a cantare insieme, le canzoni di sempre, le tue, le mie, le nostre?”
Ad un certo punto del concerto, Francesco De Gregori rivolge questa domanda ad Antonello Venditti (scherzando, De Gregori aggiunge “Antonio, per gli amici”). Forse è la stessa domanda che gli rivolge ogni sera, quasi come un colpo di scena di una sceneggiatura ben collaudata che i due artisti recitano a memoria.
Venditti finge una momentanea perplessità davanti alla provocazione del “Principe”, poi sorride sornione percependo di aver decantato la battuta nel modo corretto e lascia al pubblico la facoltà di risposta. Il pubblico risponde con un applauso spontaneo seguito da migliaia di cellulari che si illuminano all’unisono, a fermare il tempo delle emozioni.
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Chi l’avrebbe detto a noi? Ci verrebbe da aggiungere. In una serata catanese, uggiosa alla Battisti, fresca alla Kuzminac, ma sicuramente dei miracoli alla Dalla. Teatro Metropolitan gremito oltre misura, qualche spettatore si è sacrificato in piedi ai lati della platea, pur di non rinunciare allo spettacolo. Pubblico caldo e pronto a immergersi in oltre cinquanta anni di musica e parole, che i due artisti si trascinano ancora per i palchi d’Italia, nella propria valigia dell’artista, mai forse veramente separata dal collega/amico, che hanno deciso di far viaggiare insieme, ancora una volta.
Ripercorrere decenni di carriera, addirittura cinque da quel Theorius Campus, uscito nel 1972, che i due artisti hanno donato alla Storia della musica italiana, unica produzione da studio che li ha visti protagonisti in un’osmosi di creatività e intrepidezza che l’età dei 20 anni riesce sempre a esternare, ripercorrere quei decenni è come saltare tra le note musicali, con la voglia e la consapevolezza di inciampare e cadere nell’armonia dei sentimenti di una musica inebriante.
Brani ascoltati e cantati, milioni di volte, su vecchi stereo 7, su vinili gracidanti, avvolti da versi che hanno trasformato il “cantante” in “poeta”. Arrampicarsi su quei versi, farseli propri come pensieri da dedicare alla vita, la propria e quella degli altri, unirsi in una condivisione di suggestioni indescrivibili, da cantare e urlare, senza voce, senza intonazione, dettaglio quest’ultimo trascurabile, come lo stesso De Gregori ha voluto sottolineare, rubando un pensiero a Lucio Battisti che creò la sua carriera artistica sulle emozioni da trasmettere al pubblico, senza un’obbligata necessità di eccellenza vocale.
Ma i due artisti non si sono limitati a riproporre il proprio personale curriculum musicale, alternando canzoni dell’uno e dell’altro: Bomba o non bomba, La leva calcistica della classe ’68, Modena, Bufalo Bill, La Storia, Peppino, Generale, Sotto il segno dei pesci, hanno voluto concedere al pubblico la loro vena recitativa, esternando nelle interpretazioni dei brani l’essenza vera ed esclusiva che la musica dovrebbe avere: comunicare, commuovere, esaltare e, soprattutto, divertire. Divertire come due settantenni, padroni del palco, non potrebbero fare di meglio. Essere lì solo per il gusto di esserci ed estasiare il pubblico che applaude a pochi metri dalla propria esperienza d’artista.
Proseguire su una salita che, nel momento in cui si pensa che sia finita, deve in ogni caso cominciare per rendere la vita, una fantastica storia. Francesco De Gregori e Antonello Venditti sono riusciti in questo miracolo, tra un siparietto a due, uno scambio di battute con il pubblico, un omaggio alla Sicilia con una stentata Vitti ’na crozza, un ricordo sfiorato al passato con la splendida e attuale Dolce signora che bruci e il ricordo dell’amico Lucio Dalla con l’interpretazione de la sua indimenticabile Canzone.
Lo scroscio delle mani estasiate del pubblico hanno chiuso lo spettacolo, dopo avere inneggiato i versi di Roma capoccia, la più bella canzone di sempre dedicata alla città, come ha voluto sottolineare lo stesso De Gregori. All’uscita alla magica atmosfera dominante all’interno del teatro, anche le fronde degli alberi per strada si sono inchinati a riconoscere la grandezza di questi due artisti.
Insieme a Venditti & De Gregori sul palco una band che unisce i musicisti che da anni collaborano separatamente con i due artisti: Alessandro Canini (batteria), Danilo Cherni (tastiere), Carlo Gaudiello (piano), Primiano Di Biase (hammond), Fabio Pignatelli (basso), Amedeo Bianchi (sax), Paolo Giovenchi (chitarre), Alessandro Valle (pedal steel guitar e mandolino). Sul palco anche Fabiana Sirigu al violino e le coriste Laura Ugolini e Laura Marafioti.
di Piero Buscemi, fonte: Girodivite