Vasco Rossi, 70 anni di vita spericolata
Chissà se Vasco Rossi avrebbe preferito vivere una vita come Steve McQueen oppure se oggi, a distanza di quasi trent’anni da uno dei suoi brani simbolo, affermerebbe di aver preferito quella finora svolta? Per conoscere la risposta, ça va sans dire, bisognerebbe porre la domanda direttamente a lui.
Ma il rocker di Zocca, che compie oggi settant’anni, tutti vissuti col piede schiacciato sull’acceleratore, è stato, ed è, la punta di diamante del movimento musicale tricolore.
Eterno riferimento e influenza per chiunque imbracci uno strumento e approcci alla musica italiana, anche metro di paragone per ognuna di quelle aspiranti rockstar che vogliono impostare il proprio trademark sul cantato in italiano e una qualsiasi distorsione di sottofondo.
Di mollare non se ne parla, neanche dopo 34 album pubblicati, quasi 200 canzoni scritte, 40 milioni di dischi venduti (per lo meno stando ai dati più recenti) e un amore, quello dei suoi fan, impossibile da quantificare che lo spinge a tornare sui palchi con ciclica frequenza.
Il Blasco non si è fatto mancare nulla: successi ed eccessi, trionfi inimmaginabili e una passione scatenante l’affetto incondizionato da parte di tre generazioni di italiani.
Ha scritto e riscritto pagine di storia della musica rock tricolore, dalla gavetta dei piccoli locali dell’Emilia Romagna fino a riempire i principali stadi del Paese, sempre cavalcando la sua personale vita spericolata.
Perché il rock non è una questione anagrafica e neanche un modo di vestire. Lasciata da parte l’attitudine strafottente e aggressiva de “Gli spari sopra” o i cori anthemici di “Senza Parole”, nel corso degli anni ha saputo rinnovare la propria proposta artistica con ballate in grado di attecchire su un pubblico trasversale e nettamente più giovane, evitando così di fossilizzarsi su un determinato stile ma allargando, invece, i propri orizzonti a nuovi modi di comporre musica.
Tanti auguri di buon compleanno, dunque, per una vita di quelle che non dormi mai.
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