“Una poltrona per due”, il rito torna a ripetersi
Non c’è Natale senza “Una poltrona per due”. Un film del 1983 divenuto ormai culto. Tanto che per molte famiglie italiane l’appuntamento con Dan Aykroyd, Eddie Murphy e Jamie Lee Curtis è diventato un rito.
Dal 1997, intorno al 25 dicembre, viene trasmesso in tv registrando sempre ottimi ascolti. Ma perché?
Una commedia natalizia semplice, non troppo impegnata e che qua e là fa sorridere. Così come la storia. Vecchi ricchi e cattivi contro giovani rampanti di due mondi completamente diversi.
Un duplice ribaltamento della vicenda che non annoia. L’idea del sapersi rialzare dopo una caduta. L’ingegno. L’abbattimento delle classi sociali. Il superamento del pregiudizio. Tutti temi che appassionano e in qualche modo fidelizzano.
Ogni anno infatti si torna a vedere questa pellicola pur sapendo come andrà a finire. Come nella speranza di leggere, per una volta, un particolare che era sfuggito nei 24 anni passati.
La coppia di attori protagonisti è un altro motivo del perché di Natale in Natale questo rito si ripete. Murphy e Aykroyd sono riusciti a entrare nel cuore del pubblico con la loro interpretazione. I fans si sono immedesimati nei loro personaggi. Stereotipi da sempre privilegiati dagli spettatori.
I buoni che vincono. Gli avari miliardari che perdono. La stessa scelta degli attori antagonisti è stata azzeccatissima. Tutti con il physique du rôle del cattivo. Il tutto garanzia di diffusione del sentimento di repulsione per quei due burloni dei fratelli Duke.
“Una poltrona per due” ha fatto scuola e storia. Alla sua storia si sono ispirati numerosi films. Un must per il genere dal lieto fine.
Ma nonostante tutto, il lavoro di John Landis nasconde altri elementi che hanno catturato il pubblico. E che non ne fanno una favoletta.
Tra questi vi è sicuramente la vendetta. La voglia di umiliare e distruggere i due totem dell’alta borghesia. Simboli di quel mondo che molti odiano ma al tempo stesso aspirano.
Nei Duke, a quasi 40 anni di distanza da quando il film fu registrato, si scorge un mondo, un linguaggio, un’idea che oggi viene demonizzata in ogni sua sfaccettatura. Su di loro è stata costruita l’immagine di come deve essere un vero antagonista. Addirittura alcune loro battute oggi sarebbe censurate dal politically correct.
Sono personaggi perfetti per Natale. Ogni anno i bambini aspettano l’eterno ritorno di Babbo Natale e di tutte le fiabe che gli raccontano. Così gli italiani, a completamento e allontanamento dalle fatiche dell’anno ormai trascorso, aspettano di sedersi sul divano e tornare a Philadelphia. Dove i due giovani ingegnosi, rappresentanti dell’american dream, sconfiggono il Rockerduck di turno.
Ma tra alcol, prostitute più o meno dichiarate, tentati suicidi, scherzi sulla vita degli altri, “Una poltrona per due” è tutto tranne che una fiaba. È solo un culto. Un rito da compiere in famiglia, ogni anno. D’altronde, ormai, non è più Natale senza “Pensa alla grande, sii ottimista! Non dare mai segni di debolezza, mira sempre dritto alla gola. Compra a poco e vendi a molto. La paura è un problema che non ti riguarda!”.
E poco importa se dietro a questa trama apparentemente leggera ci sia la mente di Aaron Russo. Costui infatti ha inserito minuziosamente il tema del funzionamento dei mercati finanziari attraverso il personaggio di Valentine e le sue avventure. Tutto partendo dalla scommessa del dollaro. Quello che viene descritto come un contratto derivato Over The Counter. Ma è molto meglio rilassarsi e vedere di nuovo la sconfitta dei fratelli Duke. Senza troppi pensieri.