Una mostra a Venezia omaggia i talenti di Lee Miller: da pioniera della fotografia surrealista a fotoreporter di guerra
Dal 5 novembre 2022 al 10 aprile 2023 Palazzo Franchetti a Venezia accoglie la mostra “Lee Miller – Man Ray. Fashion, Love, War”. Centoquaranta fotografie, unite a oggetti d’arte e video, raccontano l’appassionante vita di Lee Miller, non solo come musa di Man Ray, ma quale pioniera della fotografia surrealista, icona di moda e prima inviata di guerra del Novecento.
Lee Miller e la fotografia del Novecento
“Preferisco fare una foto che essere una foto”, ha dichiarato una volta Lee Miller. Donna forte, tenace e dinamica, preferiva stare dietro l’obiettivo anziché davanti. Eppure ancora oggi molti la conoscono soltanto come musa e amante di Man Ray. Il fotografo statunitense, tra i massimi esponenti del Surrealismo, ha ricoperto senz’altro un ruolo fondamentale nella vita di Lee Miller, ma attraverso un rapporto professionale e sentimentale assolutamente paritario. Basti pensare che si deve a lei la scoperta della famosa tecnica fotografica della solarizzazione, diventata in seguito tratto tipico e distintivo di quasi tutte le opere di Man Ray.
“Lee Miller – Man Ray. Fashion, Love, War” a cura di Victoria Noel-Johnson, vuole essere molto più di una semplice esposizione, si presenta come una sorta di riscatto per una professionista che ha dato alla fotografia e al reportage del Novecento un contributo molto più vasto di quanto finora si è creduto.
Così, mentre al cinema si prepara l’uscita del biopic “Lee”, con Kate Winslet nel ruolo della protagonista, Palazzo Franchetti a Venezia incanta il pubblico grazie a una selezione di 140 fotografie, unita a oggetti d’arte e documenti video. La grande retrospettiva è organizzata da CMS Cultura in collaborazione con ACP-Art Capital Partners Palazzo Franchetti, Gruppo Unipol, Lee Miller Archives e Fondazione Marconi.
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L’intenso legame con Man Ray
Il percorso espositivo si apre con il dittico di Lee Miller e Man Ray (Man Ray, Autoritratto, 1931 e Man Ray, Lee Miller, 1929) e si articola in un viaggio cronologico e tematico. Lo spettatore viene accolto da una sezione dedicata a Lee in veste di modella dei ruggenti anni Venti quando conosce per caso l’editore di Condé Nast, e l’illustratore di moda Georges Lepape, che ritrae il suo volto per una copertina di Vogue (USA) del 1927.
Poco dopo, tuttavia, Miller decide di lasciare New York alla volta di Parigi per approfondire la sua passione per la fotografia. Nel 1929, nella capitale francese, incontra Man Ray che la introduce nel mondo delle avanguardie artistiche, dove ha modo di ritrarre personaggi importanti come Pablo Picasso o Max Ernst e incontrare Marcel Duchamp, Salvador Dalí, Giorgio de Chirico e Jean Cocteau. Quest’ultimo, tra l’altro, coinvolge la bella fotografa nel suo surrealista “Le sang d’un poète“, film d’avanguardia in cui Lee, cosparsa di gesso, interpreta una statua d’ispirazione classica.
Fil rouge dell’intera mostra è proprio il rapporto con Man Ray, declinatosi nell’arco degli anni da bruciante passione a profonda amicizia. Come dimostrano le fotografie esposte, alcune in passato erroneamente attribuite a Man Ray ma realizzate dalla Miller, lo sguardo di entrambi sulla realtà si rivela reciproco stimolo creativo, oltre che costante studio della plasticità del corpo e di tecniche fotografiche pionieristiche.
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Le vacanze surrealiste e il viaggio in Egitto
La mostra, in un’altra sezione, include anche il periodo successivo alla relazione con Man Ray, quando nel 1932 la fotografa torna a New York per aprire uno studio tutto suo, il primo gestito da una donna. Si racconta che in quell’occasione Ray, disperato e infuriato per la rottura con Lee, abbia sostituito l’occhio sul braccio del suo celebre metronomo “Perpetual Motif” con quello dell’amata. Dopo un breve periodo di allontanamento, tuttavia, i due instaurano un sereno rapporto d’amicizia che durerà tutta la vita.
La sezione si concentra sulle creazioni surrealiste della Miller fino alle fotografie delle famose “vacanze surrealiste” dell’estate del 1937 tra la Cornovaglia e il sud della Francia insieme a Max Ernst, Man Ray, Leonora Carrington oltre a Pablo Picasso, Dora Maar, Elieen Agar e l’artista britannico surrealista Roland Penrose (che sposerà in seconde nozze).
Altra sezione interessante è quella dedicata all’Egitto. Nel 1934 Lee Miller sposa l’uomo d’affari egiziano Aziz Eloui Bey e, seppur il matrimonio ha una brevissima durata, le consente di visitare l’affascinante terra delle piramidi. Rapita dalla suggestiva visione del deserto e dei vari villaggi, la fotografa ne riporta le atmosfere in suggestivi scatti, tra i quali il celebre “Portrait of Space” con la sua zanzariera strappata verso l’infinito che ispirerà René Magritte a dipingere “Le baiser” nel 1938.
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Prima fotoreporter di guerra
Successivamente alla parentesi egiziana, Lee Miller si sposta a Londra dove lavora come fotografa di moda per Vogue (UK), una grande occasione per realizzare scatti sulle nuove tendenze della società con luci e tagli surrealisti che si ispirano al passato e al suo legame con Man Ray.
Tuttavia Lee, vuole essere protagonista del suo tempo e restituire un’immagine intensa e attuale della sua epoca. Per questo con coraggio e determinazione si propone come prima donna fotoreporter della Seconda Guerra Mondiale per conto di Vogue. Si ritrova così ad assistere a sconvolgenti drammi come il blitz di Londra, la liberazione di Parigi e i campi di concentramento di Buchenwald e Dachau. Eventi che la segneranno a vita e che le causeranno problemi come depressione e disturbo post-traumatico da stress.
Nel 1944 viene accreditata come corrispondente dell’esercito americano e collabora con il fotografo di “Time Life“, David E. Scherman. All’interno di quest’ultima sezione dedicata al periodo bellico e post- bellico troviamo numerosi scatti dedicati ad artisti e amici come Picasso e Jean Cocteau, oltre all’iconica fotografia della Miller dentro la vasca da bagno di Hitler.
Prezioso si rivela anche il catalogo della mostra edito da Skira, a cura di Victoria Noel-Johnson, poiché si avvale di testi scritti da Ami Bouhassane, Co-Direttore dei Lee Miller Archives e Antony Penrose, rispettivamente nipote e figlio della rivoluzionaria fotografa.
Per info e prenotazioni è possibile consultare il sito web www.leemillermanray.it
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