Un luogo per ZeroBook 2024, ecco i vincitori della sesta edizione
Varietà di luoghi, protagonisti della scelta dei nostri concorrenti sulle bellezze architettoniche che l’Italia offre e, talvolta, nasconde ai suoi visitatori. Chiese, luoghi turistici, opifici o semplici casolari abbandonati. Il Concorso Fotografico “Un luogo per ZeroBook”, giunto alla sua sesta edizione, è soprattutto questo.
Un’attenta ricerca delle località più dimenticate, quelle meritevoli di essere mostrate ai nostri lettori, che invitano a una visita. Sicuramente, a un recupero e una valorizzazione che il tempo sembra voglia sminuire per sempre.
Abruzzo, Sicilia, Basilicata, Emilia-Romagna e tante altre regioni italiane, protagoniste di questa edizione, a dimostrazione come il fascino dei luoghi da riscoprire coinvolge un’intera nazione. La dimostrazione che ognuno, nei propri luoghi d’origine, con la dovuta attenzione e sensibilità per il territorio, la sua storia e le tracce del passaggio dell’uomo durante tutta la sua evoluzione, possa essere testimone consapevole di una ricchezza culturale che rischia di essere perduta per sempre.
Un patrimonio inestimabile, invidiato in tutto il mondo, che non deve avere un passaggio obbligato per tutte quelle opere architettoniche ed artistiche già affermate e conosciute. Ogni angolo d’Italia cela nei posti meno battuti qualcosa da estrarre da un remoto oblio che non merita di rimanere tra la distrazione di amministratori meno sensibili al recupero.
Ed ecco la classifica finale delle foto finaliste di questa edizione 2024 del contest:
5° classificata: Antico Albergo Taormina di Intelisano Rosa (Giardini Naxos)
Taormina
Parlare di Taormina, o della Perla dello Jonio, come è conosciuta nel mondo, non è una cosa semplice. Questa cittadina siciliana la si può vedere sotto l’aspetto storico, quello turistico e, sicuramente culturale. Ci sono millenni di Storia dietro questo nome, basti pensare al Teatro Antico. Ci basta però risalire a un migliaio di anni fa per provare a ricostruire storicamente il prestigio di Taormina che, oggi, rappresenta una delle mete più ambite dai turisti di ogni angolo del mondo. Torniamo quindi indietro ai tempi dei Normanni, quando della città si impossessa il Gran Conte Ruggero, il quale espugnato Castronovo volge alla conquista del Valdemone, cingendo d’assedio la Città, attraverso la costruzione di ben ventidue fortezze in legname: tronchi e rami formano un muro insuperabile; nondimeno i saraceni resistono per molto tempo prima di capitolare nel 1078. Circa quattro secoli dopo, nel 1410 il Parlamento Siciliano svolge a Taormina la sua storica seduta, alla presenza della Regina Bianca di Navarro, per l’elezione del re successore, dopo la morte di Martino II. Con il trasferimento della Reggia Borbonica a Palermo, in seguito all’occupazione dell’esercito napoleonico di Napoli e del Sud, re Ferdinando I di Sicilia volle ringraziare Taormina per la sua antica fedeltà alla casata, venne in visita ufficiale nella fedele Taormina, donando al sindaco dell’epoca, Pancrazio Ciprioti, in segno di approvazione, l’Isola Bella. I Borboni, come se non bastasse, resero più facile l’accesso alla città, tagliando il promontorio del Catrabico e realizzando così una strada litoranea che congiungeva facilmente Messina a Catania. Taormina è inserita nel grand Tour, che da adesso in poi si svilupperà. La lady inglese Florence Trevelyan, nobildonna che si trasferì nella perla dello Jonio nel 1884, lasciò il segno della sua presenza a Taormina: acquistata l’Isola Bella, e una ventina di casupole nel centro storico, realizzò, abbatendole, il suo giardino, con inserite delle costruzioni ispirate all’Oriente. Superata la Seconda Guerra Mondiale, che era costata ben due bombardamenti (uno il 9 luglio del 1943, festa del patrono San Pancrazio), si sviluppò il classico turismo individuale, con un stile di alta classe e di fascino, che sino allora aveva reso ricca e celebre Taormina Si ebbe, con l’arrivo di scrittori, artisti, attori, imprenditori, una dolce vita taorminese, che non mancava di creare scandali o notizie di ogni genere sui giornali di gossip di tutto il mondo. Fino al 1968 Taormina era una città turistica tipicamente invernale per un turismo agiato e personale, tanto che i più importanti alberghi aprivano ad ottobre e terminavano a giugno. Finiti i tempi dei locali trasgressivi e del gossip, ora Taormina rappresenta una realtà forte e propositiva, possiede un’offerta turistica così grossa, variegata ed unica in Sicilia, da farne un sito di punta nella regione, ma anche internazionalmente. Le qualità di Taormina e la sua bellezza sono rimaste intatte, ma, ora, sono alla portata di tutti, per una vacanza che continua ad essere sicuramente “speciale”. Questi millenni di Storia hanno lasciato tracce, oggi ancora ben visibili. I rudere della foto se lo ricordano in pochi. Lo si scorge percorrendo la via Pirandello che conduce a Porta Messina, uno dei due ingressi al corso principale. Lasciato all’abbandono da decenni, ogni tanto subisce qualche crollo interno. Chiedendo in giro, qualcuno ricorda che fosse un albergo, molto probabilmente il Domus, ma nessuno sembra possedere notizie certe.
Antico_Albergo_Taormina
4° classificata: Ciminiera Tonnara di Avola di Caruso Patrizia (Siracusa)
Tonnara di Avola
La Tonnara di Avola fu costruita nel 1633, a quel tempo era conosciuta anche come “Tonnara del fiume di Noto” per la sua vicinanza alla foce del fiume Asinaro, in un’area nota come “Balata”. Facente parte della catena di tonnare costiere che portano fino a Marzamemi, nella costa meridionale siracusana bagnata dal Mar Ionio, fu una delle più importanti per la pesca del tonno, un’attività che ha sostenuto l’economia di questi luoghi per secoli. Come per altre realtà della costa, la Tonnara fu utilizzata anche per la lavorazione e la trasformazione del tonno. Caratteristica del sito è la presenza di una ciminiera, che costituì col passare dei decenni, una sorta di evoluzione industriale di questo antico settore. La presenza della Tonnara consentì lo sviluppò della vita nel borgo marinaro adiacente che, di fatto, rappresentò l’antico centro abitato che sarebbe diventato l’odierna Avola. Il quartiere principale era costituito da un agglomerato di case, interessate anch’esse dal terremoto del 1693, quello che distrusse gran parte della Val di Noto, con conseguente rinascita di questi luoghi, conosciuti oggi per il loro barocco. La tonnara fu inizialmente sotto il controllo del demanio marittimo, che dipendeva da una Regia Corte. Era possibile prenderla in affitto, in cambio di una somma di denaro. Dopo essere passata da diverse mani, nel 1700 la tonnara fu acquistata dalla famiglia Tornabene. La sua attività si interruppe subito dopo al Seconda Guerra Mondiale, cessando qualsiasi funzione lavorativa negli anni ’50. Sono seguiti decenni di abbandono e incuria che l’hanno portata allo stato attuale di rischio di perdita definitiva di un simbolo di un patrimonio archeologico industriale che meriterebbe un recupero.
Tonnara_di_Avola
3° classificata: SS. Trinità di Venosa di Paci Michele (Potenza)
Santissima Trinità di Venosa
Il grande complesso abbaziale si compone della Chiesa antica (o vecchia) e dell`Incompiuta (o nuova), la cui costruzione non fu mai portata a termine. La basilica romanica nel 1059 venne consacrata da papa Niccolò II. Nello stesso anno Roberto il Guiscardo volle rendere la chiesa il sacrario degli Altavilla e quindi fece portare, all’interno, le salme dei suoi fratelli Guglielmo “Braccio di Ferro”, Umfredo e Drogone (successivamente verrà anche lui sepolto qui). L’Ordine non prestò attenzione all’impianto monastico della nuova chiesa e stanziò il proprio quartier generale all’interno di Venosa, precisamente nel “Palazzo del Balì”. Cresciuta alle spalle della chiesa vecchia, l’Incompiuta resta l’unico caso visibile di un fenomeno che normalmente si doveva verificare quando si costruiva una chiesa nuova sul luogo di una più antica: generalmente si lasciava in piedi la prima, fino al momento in cui la nuova non era in grado di funzionare pienamente. Nel corso del Cinquecento venne costruito sul lato destro il grande campanile a vela.
Abbazia_S-_Croce_Venosa
2° classificata: Senza tetto di Russo Paolo (Roma)
Sicilia Sud-Orientale
La foto raffigura uno dei tanti casolari, visibili girando per le antiche trazzere, oggi in parte asfaltate, che collegavano le zone di campagna con il mare. La zona è quella all’estremo sud della Sicilia Orientale, in pratica tutte le località poste a sud di Siracusa che vanno verso la provincia ragusana, proseguendo sulla statale. In queste zone, dopo anni di assoluta invisibilità, si sta tentando di sviluppare un turismo culturale, anche se gli ultimi eventi lo fanno apparire più un turismo di tendenza, con i vari personaggi internazionali a fare da comparse su un palcoscenico naturale e marino, tra resti di tonnare e un cenno di barocco. Il casolare della foto l’ho scoperto casualmente ritornando da queste parti in estate, quando lascio la capitale dove vivo attualmente. La maggior parte di questi casolari, a parte quelli recuperati e trasformati in aziende vinicole, sono privi di tetti. La motivazione sembrerebbe legata a questioni fiscali che, di fatto, eviterebbero ai proprietari l’obbligo di pagare le tasse di proprietà.
Casolare_sotto_la_pioggia
1° classificata: Mulino – la farina è per sempre di Marco Monari (Bologna)
La farina è per sempre
Nella provincia di Ferrara, a pochi chilometri di distanza dalle Valli di Comacchio, c’è un paese, Tresigallo, noto anche come la Città Metafisica. Con quasi 5.000 abitanti, Tresigallo è una cittadina di piccole dimensioni e con gli edifici di maggiore interesse architettonico posti prevalentemente nella zona centrale e a poca distanza tra loro. La ristrutturazione del paese, che ne stravolse completamente la struttura, avvenne tra il 1933 e il 1939 a opera di un suo cittadino, Edmondo Rossoni (gerarca fascista e ministro dell’agricoltura) con l’obiettivo di realizzare uno stile urbanistico che richiamasse, fin dal primo sguardo, quello stile razionalista il cui obiettivo era esaltare l’essenzialità delle strutture, eliminandone gli aspetti ritenuti superflui, compresi quelli decorativi/ornamentali. Si trattò di un rinnovamento forzato, privo di ogni riferimento storico e culturale: era un’operazione politica e ideologica, che assecondava la retorica del regime. La Città Metafisica creava una facciata ideale, perfetta per nascondere la realtà. In seguito, dopo anni di degrado, alcuni edifici sono stati restaurati e spiccano sul paesaggio per i colori accesi e le forme/strutture/linee ben riconoscibili. Altri invece sono stati completamente abbandonati. Tra questi ultimi, ho scelto di fotografare quel che resta del Mulino, ubicato appena fuori del centro storico del paese. Nel corso degli anni, dalla sua costruzione fino al suo abbandono, ha svolto l’attività di macinazione di cereali. Pur essendo oggi in stato di degrado e in disuso, al suo interno sono ancora presenti le attrezzature utilizzate per la macinazione. Anche se questo edificio, come gli altri, ricorda gli anni più bui della nostra storia, ho voluto sottolineare che gli edifici come questo, costruiti non solo a scopo trionfale ma con una funzione importante per la cittadinanza, conservano una memoria storica che va oltre le ideologie: questa fotografia racconta la memoria dei lavoratori e delle lavoratrici, del sudore, della fatica, dell’energia. La memoria della farina, del pane, delle bocche da sfamare. La memoria del grano.
Mulino – la farina è per sempre
di Piero Buscemi – fonte: Girodivite.it