Uffizi: dopo venti anni riapre il Terrazzo delle Carte Geografiche
Dopo un’attesa di vent’anni oggi riapre agli Uffizi il Terrazzo delle Carte Geografiche, suggestiva loggia cinquecentesca voluta dal Granduca di Toscana Ferdinando I per celebrare i fasti della dinastia medicea.
Mappe geografiche grandi quanto una parete
Il Terrazzo delle Carte Geografiche è una sala di circa cento metri quadrati inserita nel prestigioso complesso degli Uffizi e progettata dal grande artista e storiografo Giorgio Vasari.
Una parete è occupata da una mappa geografica raffigurante il territorio fiorentino (detto dominio antico), la parete opposta ospita la mappa geografica del territorio senese (detto dominio nuovo). Su una terza parete svetta la raffigurazione dell’isola d’Elba nel Mar Tirreno (risalente all’Ottocento, poiché l’originale cinquecentesca è andata perduta durante un’operazione di rifacimento del muro).
Ciascuna mappa reca preziose didascalie vergate in oro, tuttavia è la quarta parete aperta a offrire uno spettacolo mozzafiato: un emozionante affaccio panoramico che abbraccia il cuore di Firenze dalla chiesa di Santa Croce a Piazzale Michelangelo, passando per la basilica di San Miniato al Monte.
Un simbolo per celebrare la dinastia medicea
Originariamente il Vasari concepisce l’ambiente come una loggia aperta per questo lo chiama “terrazzo”. Solo intorno al 1590 il novello Granduca di Toscana Ferdinando I chiede di inserire un tetto di copertura.
Conosciuto come Cardinal Ferdinando de’ Medici, l’alto prelato rientra appositamente a Firenze per governare il Granducato, appena unificato dalla vittoria di Firenze su Siena. Una volta in città, ingaggia il cartografo Stefano Bonsignori e il pittore Ludovico Buti, rispettivamente per ideare e poi dipingere due enormi carte geografiche, in scala 1/30.000 da collocare sulle pareti della sala. Non solo preziose opere per abbellire la struttura, ma soprattutto suggestivi emblemi per celebrare le nuove acquisizioni della Toscana e la gloria della dinastia medicea.
Oggi, accanto alla raffigurazione dell’isola d’Elba, campeggia un’altra splendida opera: il noto piano di tavolo in pietre dure con la Veduta del porto di Livorno, realizzato nel XVI secolo da Cristofano Gaffurri su disegno di Jacopo Ligozzi.
Due anni di restauro e riallestimento
Il Terrazzo delle Carte Geografiche riapre al pubblico dopo vent’anni, di cui gli ultimi due dedicati al restauro delle opere e al riallestimento della struttura. I lavori portati avanti dalle Gallerie, in collaborazione con l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, hanno avuto un costo complessivo di 700mila euro, in parte elargiti dall’associazione statunitense Friends of the Uffizi Galleries.
I cinquanta specialisti coinvolti si sono impegnati a ripristinare sia l’originaria cromia delle mappe geografiche, sia i brillanti colori dei nove dipinti su tavola che ornano il soffitto (alcuni dei quali gravemente danneggiati a causa delle infiltrazioni d’acqua).
Particolare attenzione è stata rivolta poi alla pavimentazione: cotto fatto a mano che richiama l’impianto originale progettato dal Vasari.
Un terrazzo valorizzato anche dal settore cinematografico
Le delicate operazioni di restauro hanno riportato all’antico splendore uno dei più significativi emblemi della città di Firenze, uno scrigno prezioso del suo glorioso passato.
Secondo le parole del direttore degli Uffizi Eike Schmidt: “Su queste pareti ammiriamo una spettacolare rappresentazione della Toscana, dove i nomi antichi di oltre 1200 tra città e borghi, anche i più piccoli e sperduti, sono elegantemente vergati in oro e spesso corredati della prima raffigurazione pittorica nota delle varie località. Tutti gli abitanti della regione possono riconoscere nelle grandi mappe degli Uffizi i luoghi a loro cari, le loro origini riscoprendo la storia del territorio e del suo paesaggio”.
Il Terrazzo delle Carte Geografiche tuttavia non si limita alla gloria regionale, ma viene considerato un fiore all’occhiello del patrimonio culturale nazionale. Basti pensare che il regista Dario Argento vi ha girato una delle scene principali del suo film “La sindrome di Stendhal” (1996), nella quale la protagonista, sopraffatta da tanta bellezza, perde i sensi.
Un sistema computerizzato gestisce l’accesso al terrazzo e regola automaticamente gli ingressi fino a un massimo di venti persone per gruppo. Nella sala si trovano anche dieci sedute, per permettere ai visitatori di ammirare comodamente i preziosi dettagli delle carte geografiche e del soffitto dipinto.