Uffizi, l’aumento del biglietto riaccende la polemica
L’aumento del biglietto d’ingresso degli Uffizi di Firenze ha nuovamente aperto il dibattito riguardante il tema dei prezzi per accedere a musei, siti archeologici, monumenti vari. Il costo sarà di 25 euro invece degli attuali 20. Il rialzo riguarda il solo l’accesso singolo per la Galleria delle statue e delle pitture ed esclusivamente in alta stagione (dal 1 marzo a 30 novembre).
Da un lato chi sostiene come la cultura deve essere accessibile a tutti, dall’altro chi fa i conti in tasca al settore e propende per un ticket per accedere ai luoghi custodi della cultura in Italia.
Quest’ultimo fronte si basa sul dato che all’estero la gran parte dei musei sia a pagamento nonostante le opere proposte siano spesso inferiori qualitativamente a quelle esposte in Italia.
Qui subentra anche un discorso soggettivo, ma sarebbe qualunquista non ammettere che alcuni artisti, opere, musei, siti archeologici, monumenti, siano superiori ad altri. Quantomeno per importanza storica ed artistica. Se poi si vuole comparare il Colosseo con qualsiasi anfiteatro costruito dai Romani nei meandri del loro territorio, si può certamente farlo. Ma risulterebbe forzato.
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L’assunto da cui bisogna partire è che il settore della cultura in Italia è in parte in difficoltà. Molti siti sono chiusi per mancanza di personale che a loro volta non può essere assunto per mancanza di fondi.
Potrebbe sicuramente tornare utile il metodo di pagare tutto ma pagarlo di meno, così da contribuire maggiormente al reperimento di finanze per la manutenzione e apertura di tutti i beni culturali in Italia. Sebbene chi veramente voglia accedere a determinati luoghi ad oggi può contare su molte facilitazioni. Da sconti per under e over, per residenti, per gruppi, domeniche gratis, aperture serali gratuite. Insomma se si vuole si può. La cultura, l’arte, d’altronde è costata fatica. E fatica e soldi costa mantenerli.
Di contro i Greci furono fautori della bellezza per tutti per creare un effetto catartico ed epifanico. L’arte, la cultura sono un bene pubblico. L’ingresso incondizionato dei privati, sebbene i loro finanziamenti siano a volte più che necessari, gli aumenti dei prezzi (cosa non sempre collegata) e brandizzazione di opere d’arte e musei vari, rischia di allontanare una buona fetta di potenziale pubblico da questi luoghi.
Si potrebbe verificare uno sfruttamento dell’arte, come se quest’ultima, in tutte le sue sfaccettature, fosse un mezzo per rendere più cool i profili social di influencer vari. Facendo divenire le opere veri e propri marchi pubblicitari a favori di aziende private.
Ben venga la pubblicizzazione di musei, siti archeologici. Giusto rendere più fruibile la storia artistica. Ma cercando il più possibile di lasciarla accessibile a chiunque. Cercando di coinvolgere le fasce meno abbienti della società con sconti in base ai redditi. Non rendendo il mondo della cultura un qualcosa di elitario.