“Uccidiamo il re”, al Teatro Basilica la “black comedy” con Aceti e Cosentini
Lunedì 6 e martedì 7 maggio il Teatro Basilica di Roma ospiterà Massimiliano Aceti e Alessandro Cosentini: “Uccidiamo il re” è una black comedy potente, dura e poetica, con una tensione continua.
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Quando un noto e influente imprenditore è ormai prossimo alla morte, i due figli, Lorenzo e Gabriele, si rincontrano dopo tantissimo tempo.
Alessandro Cosentini è Gabriele, il fratello “pacato” un tempo ribelle, il figliol prodigo: alla ricerca di un proprio standard esistenziale, da giovane aveva abbandonato la propria città e la propria famiglia per inseguire le sue aspirazioni – inutili agli occhi della sua famiglia – da attore.
Massimiliano Aceti, anche regista, interpreta Lorenzo, il primogenito che non si è mai allontanato da casa: indeciso su un percorso di studi ha deciso di rimanere al fianco dell’imprenditore ma, non essendo particolarmente dotato per gli affari, svolge un ruolo da semplice impiegato nella società di famiglia.
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Ora che il padre è in fin di vita ed è ormai chiaro che l’azienda di famiglia sarà ereditata da entrambi, i due fratelli sono costretti a ritrovarsi. E inevitabilmente a fare brutalmente i conti con il proprio passato, lanciandosi accuse o recriminazioni sul rapporto tra loro due e con il padre, nonostante il delicato momento che accomuna entrambi.
Ma, col passare dei giorni Lorenzo e Gabriele si trovano sempre più vicini. Di certo, su una cosa sono d’accordo: il padre è stato la causa di tutto ciò che non ha funzionato nel loro rapporto. Il padre, che con manie di controllo, ferocia, ottusità e arroganza ha reso la vita “agiata” dei due un vero inferno di sensi di colpa e inadeguatezza.
In “Uccidiamo il re” tutto ruota intorno ad un personaggio che però non appare mai in scena, che è in disparte, in fin di vita al letto. Un personaggio che conosciamo tramite i racconti dei figli: il ritratto che ne viene fuori è quello di un uomo scomodo e temuto per via di certi affari. Un uomo che è stato più un tiranno che un papà.
Due controversi personaggi, sette sedie nere e una poltrona rossa piena di ricordi riempiono la scena per uno spettacolo in stile Commedia all’italiana. Lo spettacolo rimanda inevitabilmente ai vecchi film italiani in cui convivono comicità e tragedia e vengono amaramente svelati i livelli di bassezza che può raggiungere l’animo umano.
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Liberamente ispirato ad una storia vera, il testo lancia un forte messaggio sui rapporti genitori e figli e su come, parenti dispotici ed anaffettivi possano segnare per sempre, in negativo, la vita dei loro figli. Una storia molto più attuale di quanto si possa notoriamente immaginare: “Uccidiamo il re” racconta dinamiche in cui possono ritrovarsi numerosi spettatori, anche se gli eventi narrati da Aceti virano verso eccessi che raramente si verificano nella realtà, quasi di shakespeariana memoria.
Lo spettacolo è stato definito una black comedy: Massimiliano Aceti inserisce molti aspetti tipici della commedia in una narrazione invece pregna di dolore, recriminazioni, incomprensioni e sentimenti cupi.
“Uccidiamo il re” si rivela anche come un grido di protesta verso una generazione che ha preso il comando nella nostra società strappandolo a quella precedente ma che, in maniera quasi inconscia, non lascia spazio ai giovani, tarpando violentemente le ali dei propri figli.