“Trasparenti” è il nuovo disco di Valentina Polinori: ecco i pensieri, le paure e le riflessioni della cantautrice romana
Valentina Polinori torna con un nuovo lavoro da lei interamente scritto -testi e musica- in cui la dolcezza e l’intimità si inseriscono nel giocoso movimento di sonorità elettroniche.
Si intitola “Trasparenti” il secondo disco della cantautrice romana che arriva a tre anni dal precedente “Mobili”, lavoro che la musicista ha portato a lungo in tour in tutta Italia, realizzando anche numerosi concerti di apertura, da Lo Stato Sociale a Galeffi, da Julie’s Haircut & Persian Pelicana Cristina Donà e Ginevra Di Marco.
Per la prima volta, Valentina Polinori realizza testi molto personali,che rivelano-in modo meno ermetico rispetto al primo disco -i pensieri dell’autrice, paure e riflessioni.
“Trasparenti” è il tuo secondo disco. Qual è la sua origine?
Prima del disco nascono i brani. E’ stato tutto molto naturale. Ho iniziato a scrivere alcuni pezzi dopo il primo album. Poi mi sono concentrata sui live fino all’estate del 2018 in cui ho ripreso a scrivere. Collaboravo anche con Alessandro Di Sciullo che poi è diventato anche il produttore artistico. Piano piano l’album ha preso forma, devo riconoscere che sono stata abbastanza prolifica.
Perchè hai scelto questo titolo?
In un brano del disco “Andiamo fuori” uso la parola “trasparenti” e ogni persona che ascoltava il brano mi chiedeva cosa significasse. Per me ha un significato importante, ha a che fare con la difficoltà di essere limpidi, di essere se stessi con gli altri, con la paura di nascondere le proprie insicurezze e difetti. Quindi ho pensato che potesse descrivere esattamente il mood del disco, in cui per la prima volta ho anche parlato di me in prima persona.
E’ stato difficile parlare di se stessi?
Un pochino sì, almeno per come sono fatta io. Sono socievole e solare però certe cose le tengo più nascoste. Parlare di sè ad un amico è un conto, all’interno di una canzone un altro. Però mi è venuto abbastanza spontaneo, sono rimasta fedele a me stessa e ho messo in musica le cose che avevo da dire.
In “Sembra un fiore” dici “la normalità mette a disagio”. Mi ha fatto pensare al momento che stiamo vivendo, in cui oscilliamo tra un isolamento forzato e la ricerca di una normalità che forse ci fa un pò paura…
Quella frase fa riferimento a delle abitudini sociali e a delle attività che si fanno ad una certa età, se sei un ragazzo o ragazza. Devo ammettere che a volte mi sento strana quando accade che molti fanno una determinata cosa e io invece non mi ci ritrovo. Chiaramente in questi giorni i brani stanno assumendo un significato anche diverso. Tante canzoni del disco risultano abbastanza appropriate al momento che stiamo vivendo. Sono tutti brani che parlano di quello che uno pensa, effettivamente in questi giorni abbiamo avuto modo di pensare molto, forse troppo..
Come hai trascorso questo periodo?
A casa da sola e con i miei gatti. E’ stato strano. A dire il vero non ho neanche suonato tanto e mi sono abbastanza bloccata. Adesso qualcosa si sta muovendo. Ho rivisto i miei genitori, qualche affetto vicino e mi sto riprendendo. Però è stato alienante, questo si.
Pensi che nonostante tutto ne esca fuori qualcosa di buono da questa esperienza?
Ci si adatta come si può alle situazioni che ci capitano. Tra un film, la musica, una serie tv, un libro, ad esempio. Io, anche quando non sto bene, cerco di fare e di tenermi occupata il più possibile. Forse tutto questo pensare ci porterà a qualcosa di buono. Magari si riflette sulle cose di noi che non ci piacciono e si prova a cambiare.
Si legge spesso in questi giorni l’affermazione “Ne usciremo migliori”, condividi questo pensiero?
Dalle difficoltà se ne esce comunque cresciuti. Tutte le esperienze lasciano qualcosa di formativo. Credo ne usciremo diversi, non so se migliori, comunque cambiati.
Nel singolo “Fa lo stesso”, parli dell'”amore comodo”. A cosa ti riferisci?
Molto del disco parla delle relazioni. Io sono una che pensa molto quando sta all’interno di un rapporto. Queste due parole fanno riferimento alle relazioni amorose in cui tutto va liscio e va bene, mentre io ho sempre l’impressione che questa cosa non mi succeda. Forse perchè faccio in modo che non succeda. Spesso accade che ci costruiamo delle paure autonomamente quando magari vedo altre persone che sono abbastanza rilassate e serene, che vivono i rapporti senza farsi troppo domande e problemi. Forse è meglio così.
Sei anche un’insegnante. Quando hai capito che la musica ti avrebbe accompagnato durante la tua vita?
Diciamo che lo sto ancora capendo (ride ndr). Vorrei non avere un secondo lavoro e andare avanti solo di musica, ma in generale è difficile. La musica ha sempre fatto parte della mia vita. Ho iniziato a studiare da piccolina, poi mi sono trasferita all’estero e ho imparato a suonare la chitarra. Se ti piace la musica, inizi a conoscerla e a suonarla, puoi non ne fai più a meno.
Cosa ti è mancato della normalità in questo periodo?
Quello che mi è mancato di più è stato il rapporto con i miei amici. Mi piace stare con le persone e uscire. Ovviamente, da un punto di vista lavorativo, mi è mancato anche suonare live e spero che si torni presto a farlo.
Cosa pensi della situazione che sta vivendo adesso la musica proprio con riferimento all’emergenza sanitaria?
Io credo che il mondo della musica fosse un pochino abbandonato a se stesso anche prima. E’ un momento di difficoltà in cui si sconta l’assenza di un sostegno originario. Il nostro non è un mondo secondario e frivolo, anzi. Va considerato in maniera diversa. Ci siamo resi conto proprio in questi giorni che senza la musica saremmo stati molto più tristi e sarebbe stato sicuramente più difficile.
Se ti dovessi definire con tre aggettivi, quali useresti?
Beh, sicuramente curiosa. Penso di essere anche una sognatrice e una persona solare, insomma una ragazza divertente (ride ndr).
ph. Davide Fracassi