“Tonya”: il biopic sul caso Harding che non ti aspetti
Questa sera Rai Movie racconta in prima serata un biopic dissacrante: Tonya è il film di Craig Gillespie sulla vita della pattinatrice Tonya Harding. Il film, che nel 2018 riscosse solo in Italia 1,9 milioni al botteghino, racconta in 121 minuti gli anni più belli e più duri della vita dell’atleta: dall’infanzia allo scandalo che la coinvolse nel 1994.
Sinossi (da comingsoon.it)
Tonya Harding (McKenna Grace) trascorre la sua infanzia e adolescenza a Portland, cresciuta dalla rigida e inflessibile madre LaVona (Allison Janney). Quest’ultima spinge la figlia ad intraprendere la carriera di pattinatrice, spronandola all’eccellenza senza mi riservarle un gesto d’affetto. A causa della sua bassa estrazione sociale e del suo atteggiamento mascolino, Tonya (Margot Robbie) non possiede la grazia necessaria per ottenere risultati agonistici. All’età di quindici anni, la giovane incontra lo scapestrato Jeff Gillooly (Sebastian Stan) e se ne innamora, vedendo in lui l’unica via di fuga dalla sua violenta e scontrosa madre.
Il matrimonio con Jeff, tuttavia, si rivelerà insoddisfacente, segnato da abusi e violenze a cui la ragazza fatica a sottrarsi. Nel 1991, dopo aver assunto Dody Teachman (Bojana Novakovic) come sua preparatrice, Tonya si presenta ai campionati mondiali ed esegue un triplo axel stabilendo un record nazionale. A causa della sua turbolenta vita privata, le prestazioni di Tonya iniziano a calare vertiginosamente e la ragazza addossa le colpe dei suoi insuccessi alla rivale Nancy Kerrigan (Caitlin Carver). Mentre si prepara ai campionati del 1994, Tonya riceve una lettera minatoria e Jeff ipotizza che Nancy stia cercando di spaventarla. Così, l’uomo convince sua moglie vendicarsi, ma il piano non va come previsto…
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II caso di Tonya Harding è stato uno dei più truci in uno sport dall’aspetto soave come il pattinaggio artistico: alla vigilia dei campionati nazionali Usa, la campionessa Nancy Kerrigan (sempre un passo davanti alla Harding) fu colpita alle gambe da un uomo, rapidamente identificato, che dichiarò di aver agito su istigazione del marito della sua eterna rivale.
Craig Gillespie racconta questa storia in un modo totalmente inaspettato: mette in crisi gli standard del film sportivo e biografico costruendo una dramedy più che dissacrante. Infatti il film prende in contropiede le aspettative del pubblico sin dall’apertura con la scritta: “tratto da interviste assolutamente vere, totalmente contraddittorie e prive di qualsiasi ironia con Tonya Harding e Jeff Gillooly“. Ma nel film l’ironia diventa quasi più forte della verità. Anzi l’ironia è parte della verità: perché Tonya, la madre LaVona (interpretata da una Allison Janney da Oscar), il marito Jeff e il suo sodale Shawn sembrano personaggi da commedia ma purtroppo reali.
Per rendere il più possibile vera la sua Tonya, Margot Robbie s’imbruttisce e dà il meglio di sé nel rendere il temperamento focoso e psicolabile della giovanissima protagonista sineddoche dell’America, della sua sete di eroi e di colpevoli, di successo e omologazione.
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“L’atleta, che viene da una famiglia di redneck,” – scrive Emiliano Morreale nella sua analisi per “La Repubblica” – “non viene accettata perché non è un’immagine dell’America da poter vendere alle tv e all’estero. Eppure è proprio lei l’America vera, nella tenacia ma soprattutto nella disperazione, nello squallore. […] La protagonista è una vittima, una loser che non si può non amare, perché tutti sono peggiori di lei: la madre ovviamente (interpretata da Alison Janney, Oscar per la miglior attrice non protagonista), e il marito, ma in fondo anche il giornalista che racconta la storia, e gli ipocriti giudici di gara (per tacere di sicari e complici, perfetti idioti da film dei Coen).”
Pur non soddisfacendo le premesse per una storia di sofferenze e riscatti -insomma un perfetto meló sportivo-, il film “Tonya” rende giustizia al talento di una delle più grandi pattinatrici della storia: Tonya Harding è stata la seconda donna ad eseguire un triplo axel in una competizione ufficiale e tuttora una delle pochissime ad averne avuto il coraggio. Tanto che Gillespie non è riuscito a convincere nessuna delle 6 pattinatrici attuali capaci di eseguire il salto come controfigura – rischiando le Olimpiadi -. Perciò le meravigliose esibizioni di Margot Robbie sono state costruite ad hoc con effetti speciali.
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