Toni Servillo, l’unico viveur a essere stato sia Andreotti che Berlusconi
Toni Servillo, tra gli attori italiani viventi più talentuosi, compie oggi sessantatre anni. La sua classe, unita alla straordinaria capacità di indossare i panni di personaggi tanto affascinanti quanto complessi lo ha reso popolare e amato anche oltre i confini nazionali. Vincitore di quattro David di Donatello (su dieci candidature) ha sdoganato in tutto il mondo l’immagine di Jep Gambardella, protagonista de “La Grande Bellezza” di Paolo Sorrentino, come antonomasia di quella del viveur tricolore.
Nel capolavoro del regista napoletano incarna in maniera esemplare lo spirito umano che ambisce alla costante ricerca della vacuità, della superficialità ricercata nella facile vita mondana e nell’indissolubile esemplificazione dell’appagamento autoreferenziale. La società dell’apparenza, della forma, dell’ostentazione, scricchiola sotto le necessità – pur sempre umane – di avere qualcuno o qualcosa di concreto su cui contare e su cui fare riferimento.
“Quando sono arrivato a Roma, a 26 anni, sono precipitato abbastanza presto, quasi senza rendermene conto, in quello che potrebbe essere definito il vortice della mondanità. Ma io non volevo essere semplicemente un mondano. Volevo diventare il re dei mondani, e ci sono riuscito. Io non volevo solo partecipare alle feste. Volevo avere il potere di farle fallire”
Servillo è l’unico a poter dire di essere stato sia Giulio Andreotti che Silvio Berlusconi
Ovviamente sul set. Nel 2008, sempre diretto da Sorrentino, veste i panni dell’ex esponente della Democrazia Cristiana ne “Il Divo“, film che porta a casa sette David di Donatello (fra cui quello per il Miglior Attore Protagonista) su sedici candidature. Vince, fra le altre cose, anche il premio della Giuria al Festival di Cannes.
Anche Andreotti vide il film, il proiezione privata. Un’esclusiva che gli concessa. Al termine della visione, affermò: “E’ un film molto cattivo, è una mascalzonata. Cerca di rivoltare la realtà facendomi parlare con persone che non ho mai conosciuto”. C’era da credergli?
Esattamente dieci anni dopo, nel 2018, il sodalizio con Sorrentino si rinnova con “Loro“, film ispirato alle vicende politiche e personali dell’ex premier Silvio Berlusconi. L’accoglienza, complice la grande curiosità nel vedere trasposto sul grande schermo uno tra gli uomini più influenti della storia italiana degli ultimi quaranta anni, è incredibile.
Per Servillo la standing ovation ci fu fin dalla prima proiezione
“Servillo è perfetto: è una maschera, è argilla nelle mani di un artigiano; la sua faccia si trasforma, si piega, si tira”, Gianmaria Tammaro, La Stampa. E’ un film d’autore, nessuno poteva aspettarsi una realistica descrizione. Di un personaggio politico con giudizi e condanne, un autore di cinema deve procedere in un racconto con metafore e allegorie per accompagnare lo spettatore, in un percorso immaginario e anche fantasioso, e vederlo giungere a proprie conclusioni, ponendo alcune questioni. Anche il questa circostanza Servillo fu perfetto.
Paolo Sorrentino, come nel suo precedente film “Il Divo” imperniato sulla figura di Giulio Andreotti, in “Loro 1” ritrae quella di Silvio Berlusconi e del suo entourage di politici e di giovani e belle donne che sempre lo hanno contornato e lo contornano. Il ritratto che il regista napoletano fa di Berlusconi , almeno in questa prima parte, è quello del suo lato umano e del suo stile di vita, altamente sopra le righe, più che della sua attività professionale e strettamente legata alla politica.