La recensione: “The Grand Bolero” di Gabriele Fabbro, un thriller italiano ai David di Donatello 2023
“The Grand Bolero” di Gabriele Fabbro, giovane regista nato a Milano ma residente a Los Angeles, con Lidia Vitale come protagonista, è in concorso per i David di Donatello 2023 ed è uscito all’UCI Cinema il 28 ottobre (preceduto da due anteprime all’Anteo Citylife di Milano e al Capitol di Monza). È attualmente uno dei film italiani più premiati del 2022 e Lidia Vitale, è appena stata in concorso a Venezia con “Ti Mangio il Cuore”.
“Visto che durante la pandemia abbiamo tutti avuto una paura folle di toccarci, ho pensato che era il momento giusto di scrivere questa storia” afferma Fabbro.
La recensione
La pellicola si presenta accattivante fin dalla prima scena. Si tratta di un thriller romantico che ripercorre in 90 minuti l’ossessione di Roxanne, una fredda restauratrice di organi, nei confronti di una ragazza a cui manca l’uso della parola. Il tutto ambientato in un nord Italia afflitto dal lockdown da Covid-19.
Nell’immediato, la scelta delle luci produce una suggestione quasi empatica che fa fondere lo spettatore con lo schermo. Roxanne, interpretata, come già anticipato, dalla magistrale Lidia Vitale, si mostra come una rude donna accartocciata, come castagne al fuoco, dagli avvenimenti della sua vita. La sua voce, graffiata dal tabacco, è lo specchio di un vuoto interiore sanguinante. Un atteggiamento che si ripercuote sulla già sventurata vita della giovane muta, personificata dalla bravissima Ludovica Mancini.
L’ossessione nei confronti della ragazza sfocia nel momento in cui la ascolta per la prima volta suonare. La fascinazione, però, non ha nulla di lineare, il che è un bene per gli amanti del genere. Il thriller prende piede senza chiedere permesso. L’austero suono dell’organo della chiesa fa da padrone in un clima di tormentata suspense.
La pandemia da Covid-19 fa da sfondo in momenti di tensione altissimi all’interno del microclima ecclesiastico di campagna. Le immagini della natura rinfrescano l’atmosfera cupa del non conosciuto e del rumore delle ambulanze, colonna sonora di un Nord Italia colpito nell’anima.
L’attenzione di Roxanne si infittisce man mano che la trama si srotola lungo il colle su cui si erge la piccola chiesa, come un gomitolo polveroso e mangiato dalle tarme. I suoi occhi si inondano di lacrime e la rabbia esplode in un crimine che lascia sgomenti. Poi il silenzio. Fitto. Solo i battiti del cuore che corrono all’impazzata carichi di ansia sospetta. Il vero senso del genere si percepisce intorno alla metà del film e va via via intensificandosi con un climax appassionato.
I risvolti del finale hanno dell’eccezionale, una lotta intima e fumante vagheggia nell’aria coltre di un thriller che già promette una fama mondiale. Una pellicola turbinosa, viscerale, che lascia il fiato sospeso e fa quasi sentire gli odori e i sapori di quello strazio intestino vissuto dalle due donne.
“The Grand Bolero” ha ricevuto molti premi, tra i qualii: Miglior regia e miglior fotografia al Beverly Hills Film Festival 2022, Miglior regia internazionale al Phoenix Film Festival 2022, Miglior film all’Arpa International Film Festival 2022, Miglior attrice protagonista, miglior regia, miglior fotografia e miglior colonna sonora al Social World Film Festival 2022, Miglior attrice e miglior film d’autore al Ferrara Film Festival 2022.
Il film è stato selezionato in competizione anche al St. Louis International Film Festival, Cinequest, Los Angeles Italia Film Festival (in concorso con Paolo Sorrentino e “Luca” di Disney) e Sonoma International Film Festival. Il lavoro ha avuto la sua prima in concorso al 2021 Austin Film Festival. Si annovera anche una proiezione speciale nello storico Orpheum Theatre di Pheonix, e il film è già uscito in sala in Sud Africa, su prime video in UK e USA.