The Crown 5, il “nuovo” Carlo non convince. Breve guida ai primi 2 episodi
Come da previsione, la quinta stagione di The Crown è già nella Top10 delle serie Netflix più viste della settimana, nonostante sia uscita solamente il 9 novembre. Era prevedibile, e non ci sarà da stupirsi se entro tre, massimo quattro giorni, raggiungerà il primo posto in solitaria.
Oltre a essere una produzione di successo capace di catturare l’attenzione di milioni di telespettatori in tutto il mondo, e avere dalla propria una sceneggiatura solida e strutturata (scritta da Peter Morgan e prodotta dalla Left Bank Pictures e dalla Sony Pictures Television), sfrutta l’inevitabile scia di hype e suggestioni varie lasciata dai recenti avvenimenti legati alla morte della Regina Elisabetta II.
A fare da eco all’evento luttuoso ha contribuito la tanto agognata e rimandata all’infinito successione al trono del figlio, divenuto infine Carlo III, così come le numerose polemiche che hanno aleggiato nei giorni del funerale di Lillibeth e che anche oggi continuano ad minare la serenità della famiglia reale britannica.
La prossima uscita dell’autobiografia del principe Harry minaccia di destare clamore e scandalo, e rischia di destabilizzare l’aplomb dei suoi consanguinei poiché, come ormai è stato accertato, lascerà spazio al racconto della madre, Lady Diana Spencer, la principessa del Galles la cui prematura scomparsa, avvenuta a Parigi il 31 agosto del 1997 all’età di trentasette anni, ha scalfito per sempre la monarchia britannica e le relative certezze che sembravano essere tanto consolidate quanto intoccabili. Di lei, nel suo primo discorso da Re, Carlo non ha fatto neanche menzione.
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Gli elementi perché la pubblicazione della quinta stagione di The Crown coincidesse con un successo di pubblico e critica vi erano e ci sono tutti. Per la terza volta nella storia della serie il cast cambia volto. L’alternanza tra attori e attrici, giustificata dalla necessità di marcare in maniera netta l’incidere del tempo sull’età dei protagonisti del racconto, è sempre stata oggetto di pareri discordanti. Non sempre apprezzata all’unanimità ma mai realmente cassata con giudizi aspri o strettamente negativi. Ognuno ha saputo ritagliarsi il proprio spazio, accadrà lo stesso anche questa volta.
SPOILER da qui in avanti
Chi, su tutti, sta faticando a essere digerito dal pubblico è il “nuovo” Carlo, interpretato da Dominic West. L’erede al trono appare più sorridente e sicuro di sé, meno fragile, remissivo nei confronti della famiglia e in balia degli eventi rispetto al passato, soprattutto tenendo in considerazione gli ultimi episodi della quarta stagione. Sembra un Carlo più maturo e la mano del regista calca quest’evoluzione in maniera più netta. Lo si vede principalmente nel linguaggio del corpo, negli atteggiamenti che sottolineano una rinnovata consapevolezza del sé e della definitiva presa di coscienza che il matrimonio con Diana è alle battute finali. L’impressione che si ha nei primi due episodi è che, però, lo stacco rispetto al passato sia troppo repentino, tale da lasciare spiazzati in alcune circostanze.
Chi, come al solito, convince, è colei che viene chiamata a interpretare Elisabetta II, in questo caso Imelda Staunton. La somiglianza con la Regina è notevole e il suo vestirne i panni è convincente. Discorso analogo vale per Jonathan Pryce, il “nuovo” Filippo. Entrambi sono attori navigati e di lungo corso, con una carriera di tutto rispetto alle spalle e un’autorevolezza acquisita nel tempo, pertanto non può sorprendere che, tra le critiche mosse a chi ha selezionato il cast, vi sia stata anche quella legata all’eccessiva fama degli attori e delle attrici ingaggiati, rei, a detta di alcuni contestatori, di essere troppo legati a personaggi interpretati in vecchie pellicole.
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Una critica che, onestamente, lascia il tempo che trova. Se così fosse si dovrebbero scegliere interpreti emergenti o senza pedigree ma, capirete bene tutti, non avrebbe alcun senso. Attori e attrici vanno individuati e scelti sulla base delle necessità e degli obiettivi fissati all’inizio di un progetto. Avere nel cast nomi di spessore ed esperienza è, semmai, un valore aggiunto in grado di garantire una certa qualità recitativa. E qui c’è, a tutela di una serie sdoganata nei cinque continenti che ora più che mai è sotto la lente d’ingrandimento dell’opinione pubblica, non esclusivamente quella interessata all’intrattenimento culturale.
Elizabeth Debicki è l’altra novità principale e veste i panni di Lady Diana. Vedremo nel corso degli episodi come evolverà il suo personaggio che appare più inquieto ed emotivamente destabilizzato che mai, per lo meno in queste prime puntate dove si parla della “Sindrome della Regina Vittoria”, di un terremotante articolo del Sunday Times che definisce la Regina Elisabetta II come una “vecchia, costosa, irrilevante” che dovrebbe lasciare il posto al figlio, considerato maggiormente in linea coi tempi che correvano al momento dei fatti.
E poi, altro tema centrale, l’uscita di un libro biografico su Diana stessa che getterà discredito sulla famiglia e, tanto per cambiare, le soliti nubi esecutive che minacciano il governo inglese. Non ultimi, i costi da sostenere per le riparazioni della nave Britannia, per alcuni un capriccio della Corona, per la Corona un unico lusso che i sudditi sono chiamati ad accettare.
Di carne al fuoco ce n’è tanta, viene bene narrata e sapientemente gestita nel minutaggio. Il ritmo della serie è lo stesso che abbiamo conosciuto negli anni e quindi coerente con le precedenti stagioni. La deflagrazione della “bomba Diana” è solo al principio e ciò che si porterà dietro sarà tra gli elementi cardine di questa quinta stagione.