Testardo, idealista e dinamico come mai, Daniele Silvestri fa ballare l’Abruzzo
Memorabile. Solo in questo modo si può definire il ritorno dal vivo di Daniele Silvestri in Abruzzo. I Cantieri dell’Immaginario hanno salutato questa strana edizione col concerto del cantautore romano. L’autore di “Salirò“, “Monetine” e altre grandi hit, ha preso per mano le centinaia di spettatori presenti ieri sera a piazza Duomo all’Aquila e li ha condotti all’interno di un’esperienza musicale che difficilmente verrà dimenticata.
“La cosa giusta” è il nome del tour che Silvestri sta portando in giro per l’Italia in quest’estate così particolare. La musica dal vivo, infatti, inevitabilmente sta risentendo delle forti limitazioni dettate delle misure di sicurezza in tema di prevenzione al coronavirus. L’artista è stato tra i pochi “big” a tornare sul palco per suonare dal vivo, accontentandosi – si fa per dire – dei pochi (rispetto al solito) posti contingentati, oltre che della presenza di un pubblico parzialmente celato dalle mascherine.
Ma si suona anche per gli addetti ai lavori, come sottolineato anche da Max Gazzè qualche settimana fa quando ha inaugurato a Roma quest’atipica stagione musicale estiva. Forse molti altri avrebbero dovuto prendere esempio da chi, come Silvestri, regala musica, emozioni e spensieratezza in concreto, non più in streaming dietro uno schermo. Dal vivo, con le dovute precauzioni e misure di sicurezza, ma con coraggio. Per noi spettatori, giornalisti, addetti ai lavori e tecnici.
Niente bocche aperte stavolta, ma solo “chiuse” e coperte da mascherine, capaci lo stesso di farsi sentire sulle note di “A bocca chiusa” e “La cosa giusta“, brani con cui Silvestri ha esordito nel capoluogo abruzzese. Al suo fianco da tempo, “la maggior parte dagli anni ’90” – tiene a ribadire lo stesso Silvestri – la band al completo: Piero Monterisi (batteria), Gabriele Lazzarotti (basso), Gianluca Misiti (tastiere e sintetizzatori), Daniele Fiaschi (chitarre), Marco Santoro (fagotto e tromba), Jose Ramon Caraballo Armas (tromba e percussioni) e Duilio Galioto (tastiere).
Immancabili in scaletta successi come “Le cose in comune“, “Sornione“, “Io non mi sento italiano” (dell’indimenticabile Giorgio Gaber) che ha presentato con “sembra scritta ieri”, o “Occhi da orientale“. Ma spazio anche a vivaci medley che, se non fosse stato per le norme di sicurezza, avrebbero fatto saltare dalle sedie tutti i presenti fra il pubblico. Il sound, frutto di una contaminazione artistica internazionale – capace di strizzare in più di un’occasione l’occhiolino alle ritmiche latinoamericane – ha coinvolto una band straordinariamente affiata, dinamica e precisa come un metronomo. Mai una nota fuori posto, mai un’indecisione, mai un mezzo passo falso. Quando hai al fianco una band così, è tutto più facile.
Durante la serata non è mancato un pensiero per la città. “Almeno per questa sera casa nostra è L’Aquila” ha dichiarato visibilmente emozionato di tornare in un centro che ha sofferto così tanto. Anche “La bomba” è stata rivisitata per rendere omaggio al tragico terremoto del 2009.
Ma l’astinenza da live si è fatta sentire ed è stato difficile trattenere chi – riuscito ad arginare la sicurezza – ha voluto ballare sotto il palco sulle note di “Gino e l’Alfetta” o “Salirò“, non senza un paterno rimprovero da parte dello stesso Silvestri. “Dobbiamo rispettare le regole altrimenti non ci permettono di fare concerti. Immagino che anche tutti gli altri stiano soffrendo in questo momento e vorrebbero alzarsi e ballare tutti insieme, ma non si può“.
Solo dopo poco la mezzanotte la piazza gremita ha lasciato andare il cantautore che, al secondo rientro sul palco, si è presentato con una battuta dal sapore agrodolce (“Ma non ce l’avete una casa?“) prima di chiedere agli spettatori quali pezzi avessero voluto ancora sentire. Ma l’attesa era, ovviamente, per “Testardo”, pezzo che meglio di tutti, per lo meno in questo preciso periodo storico, rappresenta appieno il coraggio e l’ostinazione di quei musicisti che, analogamente a lui, nonostante le difficoltà, hanno scelto di non fermarsi. E “Cohiba“? “Non la farò, fintanto che non si potrà tornare a fare assembramento“. Chapeau. Un vanto per la musica italiana, un vanto per la scena tricolore. Torneremo a fare casino sotto al palco, potete scommetterci.
ph. Antonella Valente
Riproduzione Riservata