Su il Sipario al Talia di Tagliacozzo con le favole di Oscar Wilde
Domenica 19 dicembre alle ore 21:00 torna la prosa al Teatro Talia di Tagliacozzo, con il recital Le favole di Oscar Wilde, di e con Gabriele Lavia, una produzione Effimera Srl. La pièce inaugura la nuova stagione di prosa del teatro tagliacozzano, la prima curata e gestita dall’Associazione Meta APS con la direzione artistica di Patrizio Maria D’Artista.
Le favole di Wilde, con la loro semplicità intrisa di malinconia, costituiscono una delle più note e apprezzate opere del grande esteta, che le scrisse all’apice della propria carriera.
L’intento di divertire e educare i piccoli lettori mal cela le sofferenze dell’uomo-autore, la difficoltà di mantenere una doppia vita, tra un matrimonio di facciata e l’omosessualità difficilmente occultabile.
Un’opera per ragazzi ma non solo, in cui i personaggi che affollano le storie – principi ingenui, regine in incognito, giganti insicuri, nani da circo, usignoli generosi… – incarnano tutti, ciascuno a proprio modo, le sfaccettature di Wilde, personaggio controverso e avanguardista dell’Inghilterra vittoriana.
Epoca, questa, che nelle Favole emerge con tutte le sue spigolose incoerenze, prestandosi a una tenace e pungente critica da parte dell’autore.
Leggi anche: Oscar 2022: “Un Eroe”, il film di Asghar Farhadi che rappresenterà l’Iran
Gabriele Lavia, col talento che solo un grande maestro può rivelare, leggerà due dei più famosi racconti della silloge, Il Principe Felice e Un ragguardevole razzo. La statua del Principe Felice e la piccola rondine, non sono che due varianti del carattere di Wilde: mondano e godereccio l’una, malinconico e compassionevole l’altro.
Un ragguardevole razzo è una novella sarcastica, una divertente satira dell’ipocrisia borghese: protagonista del racconto infatti è un razzo egocentrico ed arrogante.
Autoproclamatosi protagonista di uno spettacolo pirotecnico organizzato dal re, constaterà a proprie spese quanto sia poco saggio trattare gli altri in maniera irrispettosa e come l’arroganza, alla fine, non paghi.
Leggi anche: Lùmina: fra poesia e comicità convince il pubblico