“Spleen”: rabbia, alienazione e spunti letterari nel nuovo album degli Sugar For Your Lips
Antonio Belmonte, Vincenzo Maria Campolongo, Gianpasquale Blefari, Domenico Bellizzi. Sono questi i quattro membri della band alt rock di Cosenza Sugar For Your Lips che, dopo la recente uscita del singolo “Idea”, tornano oggi con la loro nuova fatica discografica (la prima sulla lunga distanza) “Spleen”, registrata da Filippo Buono e Mario Possemato presso il Monolith Recording Studio di Vitulano (BN), sotto licenza della Overdub Recording. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con i ragazzi in questo giorno così importante per la loro carriera e le loro aspirazioni.
Partiamo dalla simpatica “diatriba” tra i membri della band nel video della vostra “Zucchero per le tue labbra”: quanto puntate sul video di “Idea” per cercare di farvi largo nel panorama nazionale e, soprattutto, a quale ascoltatore-medio puntate di arrivare con questo nuovo singolo e con il vostro ellepì di debutto?
Il video di “Zucchero Per Le Tue Labbra”, nella sua introduzione, spiega in maniera ironica cosa pensiamo del mercato musicale, ovvero che se non rispecchi certi standard sei fuori. A noi è sempre piaciuto fare commistione di generi e il video animato di “Idea” nasce da questa naturale propensione e dal rapporto di stima con l’autrice Giulia Renzi.
Siamo assai soddisfatti del video, puntiamo molto su questo brano come su tutti quelli contenuti in “Spleen”, d’altronde, che è un lavoro in cui abbiamo messo tutto ciò in cui crediamo e che si rivolge a chi, come noi, si sente a disagio in questa particolare congiuntura storica (e non ci riferiamo ovviamente solo agli ultimi due anni di pandemia!)
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Assodate le imposizioni che il mercato odierno sembra porre alle band costringendole a tirar fuori singoli a ripetizione, come vi ponete di fronte a questo tipo di logica? Non credete che il ritorno ad un’uscita più immediata dei full lenght aiuterebbe ad avere una visione più organica di un gruppo come il vostro? E, più in generale, qual è la vostra posizione nei confronti del succitato discorso dei singoli a ripetizione che si fa al giorno d’oggi?
Sicuramente l’ascolto dei singoli è più immediato e la loro fruizione è molto più facile rispetto ad un progetto maggiormente articolato come può essere quello di un album. Viviamo un contesto in cui la parola d’ordine è “rapidità”. Allo stesso tempo, però, pensiamo che per avere una visione davvero completa di ciò che un artista vuole trasmettere sia necessario ascoltare un’opera più sostanziosa, in cui ha potuto riversare tutte le sue idee, i suoi progetti sonori e testuali
Soprattutto nel nostro caso: “Spleen”, che esce oggi sulle piattaforme streaming, è un lavoro unitario, un continuo confronto con noi stessi che segue un percorso programmatico dalla prima all’ultima traccia.
Siete insieme dal 2013, come mai tanto tempo per realizzare il vostro primo ellepì? Raccontateci un po’ la vostra storia.
In quegli anni suonavamo con una formazione diversa da quella attuale e utilizzavamo l’inglese per le liriche. Pubblicammo “Be Sweet”, il nostro primissimo EP, e fu l’inizio vero e proprio della nostra avventura a sette note. Da allora si sono susseguiti anni fatti di tante esperienze live, molto tempo passato in sala prove e diversi cambi di formazione, fino al 2019, quando abbiamo trovato finalmente stabilità e siamo arrivati ad un punto di svolta stilistico segnato dal singolo “Confine”.
Da dove nasce la collaborazione con l’illustratrice e animatrice Giulia Renzi per il video di “Idea” e in che modo ha reso “l’idea che vi fa respirare” di cui parlate nel brano? Da cosa fuggono o a che cosa vanno incontro i SFYL in questa canzone?
Come accennato poco prima, la collaborazione con Giulia nasce in maniera spontanea, essendo da tempo nostra amica e avendo già collaborato con noi in precedenza per i singoli “Luna” e “Confine”. “L’idea” di cui parliamo nel brano e nel video è la ricerca di ciò che fa stare bene e sottende, quindi, ad un percorso molto soggettivo. La nostra “idea” è la musica stessa, perché è l’unica cosa che ci fa stare davvero bene.
Nel video abbiamo voluto rendere il concetto attraverso l’inseguimento di un faro da parte del protagonista (un “cartoanimato” Antonio, il cantante della band, ndr), che lo porta ad un momento di caduta e ad un sonno profondo, dal quale poi si risveglia, prendendo la chitarra in mano per raggiungere gli altri membri della band.
Il vostro è un sound piuttosto sfaccettato, che viene in qualche modo da assimilare ad una macro-categoria alt rock. Ce lo sapreste descrivere in modo più dettagliato e farci conoscere quali sono le influenze e il percorso che lo hanno definito fino a questo punto? E, già che ci siamo, a che tipo di evoluzione potrebbe andare incontro nel futuro?
L’etichetta critica “Alt Rock” racchiude in sé molte sfumature. Noi ci ispiriamo a band italiane come i Verdena o i Ministri e a band internazionali come Biffy Clyro o Foo Fighters. Una formazione che ha fortemente influenzato il nostro sound sono inoltre i Gazebo Penguins, ed è a quel tipo di sonorità e di “intenzione” musicale che stiamo guardando con attenzione per il futuro.
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Nel vostro curriculum, come in quello di molte band rock e dintorni odierne, c’è una partecipazione al Sanremo Rock (nel 2020). Pensate che questo tipo di vetrine, al giorno d’oggi, siano, insieme ai talent, le uniche strade da seguire nel nostro Paese per sperare di emergere dall’underground? Ritenete sia impossibile creare un circolo alternativo (e virtuoso) che permetta ai gruppi di esibirsi in tutta l’Italia e crearsi una fan base “sul campo”?
L’esperienza di Sanremo Rock è stata molto formativa, ci siamo confrontati con tanti artisti provenienti da tutta Italia, ma soprattutto ci siamo confrontati con noi stessi, avendo dovuto vivere per sette giorni sempre insieme e avendo dovuto condividere gli stessi spazi e i diversi momenti delle giornate.
Per quanto riguarda i talent, secondo noi, non sono l’unico modo per riuscire ad emergere, oggi come oggi. In ogni caso, è una scelta che non condanniamo assolutamente, si tratta di una vetrina e per tale deve essere presa. Noi però puntiamo ad un pubblico di appassionati che condivida la nostra stessa visione delle cose, magari da poter incontrare sotto un palco. In momenti così difficili come quelli che stiamo vivendo, crediamo sia necessario ribadire sempre con più forza l’importanza della musica live.
In chiusura, spiegate ad un vostro potenziale nuovo fan per quale motivo dovrebbe venirvi a vedere dal vivo (sempre che la dimensione live sia quella a voi più congeniale e più in grado di rendere onore alla vostra proposta). Ah, a proposito: che tipo di supporto offrirete a “Idea” e a “Spleen” nei prossimi mesi?
Il live è sicuramente la nostra dimensione privilegiata. A chiunque ami sudare sotto un palco, piacerà venire ad un nostro concerto! Noi puntiamo a trasmette tutta la nostra energia e la nostra rabbia quando suoniamo dal vivo. Sperando che le condizioni sanitarie lo permettano, contiamo di portare “Spleen” in giro quest’estate, per poter assaggiare un po’ di normalità e tornare ad essere finalmente noi stessi al cento per cento.