Sregolato e imprevedibile, ma Franco Califano è ancora un miraggio per la musica italiana
“Esistono uomini che fanno la storia, ed esistono uomini che sono la storia. Franco Califano si pone in mezzo fra le due categorie, con la sua consueta e scellerata voglia di spezzare gli schemi e di non uniformarsi al mondo che lo circonda, se non per godere delle sue bellezze senza freni.”
Franco Califano nacque per puro caso fra le poltrone di un aereo il 14 settembre 1938. La mamma Jolanda lo diede alla luce nel cielo della Sirte. Suo papà, Salvatore, si era arruolato nell’esercito italiano e risiedeva in Libia insieme alla moglie e alla primogenita Liliana. Decisero, però, di tornare presto in Italia, a Nocera Inferiore, presso la famiglia materna d’origine, prima di trasferirsi definitivamente a Roma dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.
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L’ascesa artistica e musicale del “Califfo” avvenne alla soglia degli anni ’60, dopo un breve periodo dedicato alla poesia, subito dopo abbandonata perchè “compresi che sarei morto di fame“.
Il successo esplose con l’attività di autore, prima che come cantante. Il suo stile disincantato e allo stesso tempo trasgressivo piacque a molti artisti dell’epoca.
Impossibile non ricordare “E la chiamano estate” del 1965 scritta per Bruno Martino e “La musica è finita” del 1967 per Ornella Vanoni che la presentò – in coppia con Mario Guarnera – al Festival di Sanremo di quell’anno.
(..) Ecco, la musica è finita
Gli amici se ne vanno
E tu mi lasci sola
Più di prima
Un minuto è lungo da morire
Se non è vissuto insieme a te
Non buttare via così
La speranza di una vita d’amore
Il Maestro vantò collaborazioni illustri, prima fra tutte quella con Mina con cui lavorò nel 1973 scrivendo i testi dell’Ep “Amanti di valore” e anche nel 1993 quando la cantante ripropose la cover di “Un’ estate fa” dello stesso Califano.
In quegli anni ebbero inizio anche i primi problemi con la giustizia. Nel 1972, infatti, venne arrestato per possesso di stupefacenti – poi assolto con formula piena – ma da quel momento in poi il suo personaggio fu sotto l’occhio del ciclone e nel corso del ventennio successivo fu accusato e arrestato nuovamente.
Nel 1973 Franco Califano scrisse insieme a Dario Baldan Bembo per Mia Martini una delle canzoni più belle di sempre e destinate a rimanere nella storia della musica italiana: “Minuetto“.
Il brano, diventato il 45 giri più venduto di quell’anno, è rimasto nelle classifiche italiane per 22 settimane consecutive, raggiungendo la seconda posizione. Successivamente, anche Califano pubblicò una sua versione della canzone.
(..)Rinnegare una passione no
Ma non posso dirti sempre sì
E sentirmi piccola così
Tutte le volte che mi trovo qui di fronte a te
Troppo cara la felicità per la mia ingenuità
Continuo ad aspettarti nelle sere per elemosinare amore
Ma quell’anno fu memorabile per l’artista nato a Tripoli. Compose, infatti, “Un grande amore e niente più” per Peppino di Capri, insieme a Ernest John Wright e Giuseppe Faiella, brano che vinse il Festival di Sanremo 1973.
Solo nel 1976 il Califfo riuscì a coronare il suo sogno come cantante e diede vita ad un disco – il quarto – che finì addirittura tra i banchi di scuola.
“Tutto il resto è noia” ha venduto oltre un milione di copie ed è rimasto primo in classifica per ben 7 settimane. Dodici tracce che parlano di amore e di avventure, in cui il cantante racconta anche il suo modo di intendere la vita, ben lontana dalla disprezzata noia.
(..)Si, lo so il primo bacio
Il cuore ingenuo che ci casca ancora
Col lungo abbraccio l’illusione dura
Rifiuti di pensare a un’avventura.
Poi dici cose giuste al tempo giusto
E pensi il gioco è fatto è tutto a posto
Si, d’accordo ma poi…
Tutto il resto è noia (..)