Statua della “Spigolatrice di Sapri” tacciata di sessismo
Il 25 settembre scorso in Cilento è stata inaugurata La spigolatrice di Sapri, statua in bronzo ispirata all’omonima poesia di Luigi Mercantini sulla fallita spedizione antiborbonica di Carlo Pisacane.
L’opera dalle forme sinuose e procaci ha suscitato subito forti polemiche perché ritenuta da alcuni sessista e anacronistica.
UNA CONTADINA VIRTUOSA DALLE VESTI TRASPARENTI
“Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti”.
Quasi tutti avranno reminiscenze scolastiche della celebre poesia scritta nel 1858 da Luigi Mercantini, “La spigolatrice di Sapri“, volta a commemorare la fallimentare spedizione antiborbonica condotta da Carlo Pisacane nel Regno delle Due Sicilie. La vicenda viene narrata dal punto di vista di una giovane contadina, addetta alla spigolatura del grano, che assiste allo sbarco degli eroi mazziniani a Sapri e decide di seguirli e sostenerli fino al loro tragico massacro per mano delle milizie reali.
Un episodio entrato nella memoria collettiva e che ha reso la spigolatrice emblema popolare dei valori del Risorgimento Italiano. Con simili intenti celebrativi lo scorso 25 settembre a Sapri, in provincia di Salerno, è stata inaugurata una statua in bronzo della virtuosa contadina, firmata dallo scultore Emanuele Stifano. Tuttavia l’effigie ha scatenato subito forti dissensi e molte perplessità.
Quella rappresentata infatti è una fanciulla dalle forme procaci, avvolta da una veste trasparente, mossa dal vento, che poco lascia all’immaginazione. Ben lontana dalle castigate lavoratrici dei campi tramandateci dal pittore Jean Francois Millet, la novella spigolatrice sembra attingere più all’iconografia idealizzata delle divinità classiche.
UNA STATUA DEFINITA SESSISTA E ANACRONISTICA
Poco dopo lo svelamento, avvenuto in presenza delle autorità locali e del leader del movimento Cinque stelle Giuseppe Conte, le immagini vengono caricate sul web scatenando un turbinio di polemiche, anche nella sfera politica.
Su Twitter non tarda a farsi sentire l’ex presidente della Camera ed esponente del Partito Democratico, Laura Boldrini: “Ma come possono perfino le istituzioni accettare la rappresentazione della donna come corpo sessualizzato? Il maschilismo è uno dei mali dell’Italia.”. A lei si associa la senatrice del Pd Monica Cirinnà: “A Sapri uno schiaffo alla storia e alle donne che ancora sono solo corpi sessualizzati. Questa statua della Spigolatrice nulla dice dell’autodeterminazione di colei che scelse di non andare a lavoro per schierarsi contro l’oppressore borbonico. Sia rimossa!”.
Parole drastiche che portano la questione dal mero piano estetico a quello morale. L’arte oggigiorno è pura espressione individuale o deve necessariamente assurgere a un compito sociale ed educativo?
A riportare l’attenzione sul talento artistico è il sindaco di Sapri, Antonio Gentile, che definisce la statua realizzata con maestria e impeccabile immaginazione.
LO SCULTORE STIFANO SI DIFENDE DALLE ACCUSE
Dal suo profilo Facebook lo scultore Emanuele Stifano si difende dalle accuse di sessismo con la seguente dichiarazione: “Mi sono state rivolte accuse di ogni genere che nulla hanno a che vedere con la mia persona e la mia storia. Quando realizzo una scultura tendo sempre a coprire il meno possibile il corpo umano, a prescindere dal sesso” poi continua affermando che avrebbe voluto realizzarla completamente nuda, al pari del nocchiere Palinuro (sua opera del 2019) in quanto riconosce e ammira la perfezione dell’anatomia umana.
Per le sue opere Stifano prende esempio dai maestri dell’Antichità che idealizzavano i corpi per renderli simbolo universale di virtù. A tal proposito lo scultore precisa che l’opera non vuole essere un’istantanea fedele di una contadina dell’800, bensì rappresentare una donna ideale nel pieno della sua fierezza e della sua coscienza.
La statua della spigolatrice di Sapri riporta l’attenzione su tematiche importanti quali la libertà di espressione e il rispetto dei generi sessuali. A stabilire il confine tra l’uno e l’altro vi può essere soltanto la coscienza sociale. Un singolo manufatto artistico non può assurgere a bersaglio di questioni secolari, ma ci si augura possa diventare spunto per sviluppare un confronto costruttivo nelle opportune sedi politiche e sociali.
di Francesca Massaro