La Casa Infernale dei Guns n’ Roses, dove spronfondò l’animo umano ma nacque Appetite For Destruction
C’è un luogo che più di tutti ha contribuito a sviluppare la fama dei Guns n’Roses, alimentandone mito, leggende e, perché no, anche pregiudizi: la “Casa Infernale“. Era la metà degli anni ’80 e subito dopo l’uscita di Tracii Guns dalla band, con Axl Rose pronto a prendere il sopravvento sul resto del formazione, diventandone di fatto padre-padrone, la band si trasferì in un edificio a West Hollywood di Los Angeles, precisamente dietro al 7508 del Sunset Boulevard nei pressi dell’incrocio con North Gardner Street. Nei paraggi si trovava lo showroom degli amplificatori Mesa Boogie e il Guitar Center. Si trattava però di uno squallido monolocale quattro metri per quattro.
Quello che originariamente era dichiarato come monolocale, fino a quel momento in realtà era stato utilizzato come garage. Aveva una saracinesca al posto del portone d’ingresso e, ovviamente nessun arredo o stanza adibita a bagno, cucina, salone. Niente di niente, solo ed esclusivamente quattro mura, fredde, spoglie e prive di qualsiasi confort. Per andare in bagno si alzava la saracinesca, si usciva, si facevano cinquanta metri a piedi e si utilizzavano i servizi pubblici. Un primo accenno di comodità ci fu quando Izzy Stradlin, coadiuvato da alcuni amici, costruì un piccolo soppalco per dormire. Se avete letto bene la descrizione di cui sopra, vi sarete fatti un’idea del degrado dell’ambiente e quindi non deve stupire che i posti letto fossero tre. Scomodi, al tal punto da non potersi neanche muovere. Si dormiva accatastati.
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La Casa Infernale era un posto talmente squallido che perfino Slash a volte si rifiutava di dormirci. Il chitarrista in quei giorni lavorava a fasi alterne in un’edicola del posto ma, dopo essere stato licenziato dal proprietario che, nel frattempo, era anche colui che lo ospitava nel suo appartamento, non di rado preferiva dormire in strada. Nel più dei casi nel parcheggio della Tower Records. Il che dà l’idea di che luogo squallido e indicibile, lontano da ogni minima possibilità di essere ritenuto un alloggio fosse la “Casa Infernale”.
In questo luogo di miseria, di stenti (nessuno di loro lavorava a pieno regime, se non occasionalmente e senza fissa retribuzione) si fecero largo alcune tra le piaghe che avrebbero condizionato per sempre il percorso della band, oltre, ovviamente, il lato umano di ciascuno dei musicisti. Droghe, di vario genere e pesantezza, erano di quotidiano consumo, esattamente come l’alcool e come la depravazione. La casa spesso era salotto di orge, di sesso sfrenato in cui il totale spregio e disinteresse per possibili malattie sessualmente trasmissibili era posto davanti a tutti, precauzioni comprese. Ma l’affitto costava 400 dollari al mese e quindi di necessità virtù.
“Di solito riuscivamo a rimediare un dollaro per una bottiglia di Night Rain che ti sballava completamente. Con cinque dollari andavamo tutti fuori di testa“, dichiarò più tardi Duff McKagan. Il sabato Axl, Duff, Slash, Izzy e Steven si mettevano in fila con senzatetto, poveracci e scappati di casa davanti alla Mensa dell’Esercito della Salvezza per ottenere cibo gratis. Non solo, avevano anche scoperto il buffet “all you can eat” al Rage, un famosissimo locale gay di Los Angeles. Come raccontato da Axl Rose al giornalista Mick Wall, “Cercavamo di vivere con tre dollari e settantacinque al giorno che bastavano per comprare il sugo di carne e le gallette al Danny’s diner per un dollaro e venticinque, e una bottiglia di Night Train un dollaro o il Thunderbird. E basta. Si sopravviveva“.
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La Casa Infernale divenne ben prestò il ritrovo per altri sbandati e musicisti in cerca di gloria. Faster Pussycat, Redd Kross, Jetboy erano solo alcuni.”Tra noi e gli altri gruppi, quella viuzza aveva iniziato ad attirare un sacco di droga, alcool, ragazze e altri artisti. C’erano quasi sempre le spogliarelliste del vicinato e spesso portavano Quaalude, valium, cocaina o da bere per tutti“, dichiarò Duff, sempre a Mick Wall. Facile immaginare come in questo clima si potesse facilmente perdere la rotta giusta. Ma, se quella umana aveva iniziato a toccare il fondo, quella artistica invece spiccò il volo.
Dalle interminabili jam tra Steven e Duff, dalle liriche oniriche di Axl, dalle armonie di Izzy e dai riff di Slash nacque il disco che, a detta di molti, esperti e non, giornalisti e fans, musicisti e appassionati, può essere additato come il più importante della storia del rock: “Appetite For Destruction“. “Rocket Queen“, “Out ta Get Me” e “Welcome to the Jungle” (tra le più grandi hit planetarie della storia della musica in generale) vennero composte rapidamente, quasi di getto, grazie alla fantastica ispirazione che girava all’interno del gruppo.
“NightRain“, indovinate un pò, era un chiaro omaggio a uno dei vizi principali dei musicisti, quello senza il quale era difficile, se non impossibile, stare. C’era consapevolezza che sarebbe divenuto uno singolo scala classifiche, questo si, ma non che sarebbe diventato uno dei pezzi più coverizzati e riproposti da parte di migliaia di adolescenti delle generazioni a venire.
“The Garden“, “Bad Obsession“, vennero composte in seguito, esattamente come “My Michelle“, ispirata, dedicata, tributata, fate un pò voi, a Michelle Young, adolescente con cui Slash aveva condiviso i i banchi di scuola. L’album era all’inizio della sua gestazione che si sarebbe comunque conclusa una volta chiusasi la parentesi della “Casa Infernale”, costretta all’abbandono a seguito dell’ennesimo festino a base di droghe, alcolici e depravazioni. In quest’ultimo caso, la goccia che fece traboccare il vaso, fu la presenza di alcune minorenne che spifferarono tutto alla Polizia di Los Angeles. Sigilli, sfratto e trasloco altrove, a completare il disco che li avrebbe lanciati la dove osano le aquile.