“Solo gli amanti sopravvivono”: Loki nelle vesti di una rockstar vampiro
L’attore Tom Hiddleston, così noto agli appassionati Marvel per aver vestito i verdi e inquieti panni della divinità dell’inganno Loki, si è cimentato anche in ruoli più underground. Nel 2013 esce la pellicola Only lovers left alive (Solo gli amanti sopravvivono), del regista indipendente Jim Jarmusch.
Presentata al 66° festival di Cannes, la singolare cronaca dark sulla vita di quattro vampiri è un universo semantico sensuale e accattivante: ammicca agli amanti delle atmosfere gotiche, in questo caso contemporanee e metropolitane, ed è una ballata colta e trasognata che sottende una critica soft ma motivata verso il genere umano, che non infastidisce perché circondata da un intreccio degno di un romanzo di Oscar Wilde o di una poesia di Bukowski.
Jarmusch sfrutta perfettamente l’esile e avvenente figura di Hiddleston per generare ADAMO: una creatura affascinante e malinconica, coltissima e disillusa sotto un taglio di capelli da chitarrista maledetto. Adam, infatti, è un musicista… e un vampiro. Probabilmente molti si aspetterebbero un ecosistema fatto di scene cruente ed esseri famelici grondanti di sangue zampillante. Jarmusch ci presenta invece due entità eleganti e magrissime: Adam, appunto, ed Eve. Due quieti e educati “individui” post- romantici che giocano a scacchi mentre gustano un ghiacciolo molto singolare…
Eve è interpretata dall’androgina Tilda Swinton, che affianca perfettamente la nera aura di Adam con i suoi bianchi abiti e una filosofia New Age che riesce a mettere calma allo spettatore, il quale è probabilmente molto più simile ad Adam per le paure, la rabbia e i problemi relazionali.
Adam vive a Detroit: una città presentataci come uno scenario post-apocalittico, non per volontà e tramite artifici ma mostrando semplicemente il panorama mentre i due girano di notte in macchina, solo parlando, solo guardando la luna.
La coppia all’inizio del film è separata. I due vivono molto molto lontani: Adam a Detroit ed Eve a Tangeri
L’artificio che subito t’inebria è la struttura delle prime vorticose scene della pellicola: si viene subito catapultati tra astri ruotanti e la telecamera si alterna tra questi e i movimenti di un disco che danza, mentre la musica avvolge i due protagonisti che si apprestano al “risveglio” nelle loro rispettive abitazioni, le quali rispecchiano perfettamente le personalità e le attitudini degli occupanti.
Adam indossa sempre pantaloni neri e ha un corpo bello, scarno e sensuale. Il viso è scavato e lo sguardo azzurro e spettrale è ombrato da capelli lunghi, crespi, disordinati. Adam è un musicista affermato nel panorama indipendente; il suo unico contatto con l’esterno è un goffo ragazzo, umano, che idolatra Adam e gli fornisce chitarre da collezione che vengono mostrate allo spettatore con le loro rispettive storie. Lo strano amico del vampiro non conosce la reale natura del suo “mito”. Adam affascina tutti: sta in disparte e non esce mai… e questo non fa che aumentare l’aura di fascinazione che inizia ad attirare l’attenzione sulla musica e sulla persona di Adam.
Ciò che caratterizza questa “canaglia romantica dalle tendenze suicide” è il suo disprezzo per l’umanità. Adam vive da molti secoli, ha conosciuto artisti famosi che campeggiano in ritratti e dagherrotipi appesi alle pareti della sua oscura casa. Lui studia la scienza, lui ammira Tesla e Galileo… l’umanità mortale ha invece deriso e perseguitato ogni pensatore libero e rivoluzionario.
Nella modernità il mondo è infetto e malato a causa dell’uomo che diffonde morte e distruzione come un virus letale. Il sangue stesso dell’uomo è contaminato; Adam, infatti, si rifornisce del suo nutrimento tramite canali quasi ufficiali: in ospedali e banche del sangue. La sua disillusione nei confronti del mondo lo spinge, però, ad aspirare alla fine, alla definitiva dipartita che una pallottola d’argento gli potrebbe donare. Eve, di contro, vive in un’attitudine fiduciosa e Zen che contrasta con la depressione cosmica del suo Adamo. Eve corre… corre dal suo eterno amore perché è così che accade sempre. Loro vivono un moderno rapporto fatto di indipendenza e reciproca dipendenza.
Ogni gesto che sia una sfilata di guanti, una camminata o una posa sulla sedia ammaliano lo spettatore che inizia a idolatrare inconsapevolmente quelle due figure strane e belle di una bellezza dissonante.
Eve ha una sorella: Ava. Ava giunge come un uragano inatteso nella vita dei due… e tutto sembra doversi svegliare da quella calma psicotropa. Succederà davvero questo?
Il titolo del film resta una domanda che ci sembra di dimenticare durante la visione di quello che sembra più un documentario. Noi tramite l’occhio di Jarmusch possiamo spiare Adamo ed Eva e sentirci un po’ in colpa per tutte le verità su di noi che ci spiattellano senza mezzi termini, tra divani e drappeggi impolverati. Silenzio, musica e pelle nuda. E quella domanda alla fine della pellicola trova la sua risposta, che probabilmente dipende da ciò che lo spettatore vuole ammettere, da ciò che lo spettatore interpreta dalla scelta fatta da Adam ed Eve.
Stiamo, però, sempre parlando di due vampiri e il sangue ha il suo ruolo fondamentale. La paura del “contagio” dagli umani è fortissima… nutrirsi è pericoloso. Quando loro si nutrono fanno sì che anche nelle nostre gole possiamo provare l’estasi di un cibo più profondo: fatto di amore vero, poesia e segreti da custodire a ogni costo. Forse la ricetta per una vita eterna è proprio quella: rapporti liberi e indissolubili e una solidarietà che trapassa ogni confine. I due, infatti, hanno un amico anziano… molto anziano: stiamo parlando di Marlowe, detto Kit.
Marlowe non è altro che una delle citazioni letterarie di questo film che abbraccia tutte le arti in un ballo in maschera che pullula di sub-cultura e storia delle arti, della creatività e delle anime che hanno spiccato sopra gli umani-zombie, morti, fermi e incoscienti… ignoranti. “Marlowe” storicamente è Christopher Marlowe: drammaturgo e poeta inglese, contemporaneo di Shakespeare ma morto molto prima di questo, in circostanze misteriose ancora oggi discusse. Christopher Marlowe è una figura controversa e collegata a suggestioni esoteriche, un uomo violento e dissoluto che però colpì la Regina Vergine, Elisabetta I, fino a diventare parte dei suoi servizi segreti. Marlowe è noto per aver scritto, tra le altre, l’opera teatrale Il Dottor Faust (probabilmente del 1600), in cui tratta il delicato tema del “patto col diavolo”.
Nella pellicola, però, Marlowe non appare violento: è saggio e sinceramente affezionato ad Adam ed Eve. In realtà Kit ci viene presentato senza spiegarci nulla sul suo nome o la sua natura… e questa è la vera magia del film: tutto è sussurro… come se stessimo su un palcoscenico e dovessimo noi recitare dinanzi ai personaggi la pantomima dell’umanità, mentre i protagonisti sono seduti a guardarci e Jarmusch ci suggerisce da sotto una botola cose che dovremmo comprendere e impersonare, per la salvezza dell’onore intellettuale della nostra stirpe e per convincere Adam che il mondo ha ancora speranza.
Adam ed Eve non si agitano troppo durante il film, noi ci agitiamo molto di più perché le citazioni e i nomi ci fanno domandare se abbiamo capito bene e ci costringono a cercare le fonti di parole e gesti mai casuali.
Kit non ci viene presentato esplicitamente come Christopher Marlowe… anzi…
Ad un punto del film Eve recita una poesia così, per il puro piacere di farlo: quella poesia è molto famosa, e se non la conosciamo di certo non lascia indifferenti.
Presentateci come versi di Marlowe, così recitano quelle soavi parole:
Amore non muta con le brevi ore e con le settimane
ma dura in eterno fino all’eterno giorno del giudizio.
Se questo che io scrivo è un errore
e sarà provato,
dite pure che io non ho mai scritto,
né che nessun uomo ha mai amato.
Kit è interpretato dall’attore britannico John Hurt, deceduto nel 2017. La scelta sembrerebbe dettata solo dal talento e la portata dell’attore… in realtà va ricordato che Hurt è noto per le sue straordinarie interpretazioni teatrali in opere shakespeariane: questo è un indizio che si deve ricollegare al rapporto tra “Marlowe” e quei versi meravigliosi e misteriosi recitati da Eve. Nel film si gioca sui misteri che avvolgono le figure di Marlowe e Shakespeare e sulla miriade di ipotesi storiche e filologiche che circondano le due personalità. Di Shakespeare non conosciamo informazioni per una parte della sua vita, di Marlowe non si conosce la data di nascita e molte cose sono avvolte dal fumo e dalla nebbia. Che i due fossero la stessa persona è una suggestione forte, che trova le basi sulle informazioni storiche riguardo a una figura che aiutò Shakespeare nella redazione dei testi, o che subì addirittura plagio da quest’ultimo; e da lì le ipotesi che fossero un’unica persona. La scelta abbracciata da Jarmusch è forte… ma se è vissuta come una giravolta che possa unire effetti epidermici e culturali si può tranquillamente accettare.
Solo gli amanti sopravvivono è un film che lascia “straniti”, non solo per queste dolci “insidie” ma anche per merito e colpa della colonna sonora forte, multipla e presente forse più dei dialoghi che si riducono all’osso. La pellicola ha per questo ottenuto la Palma D’oro, vinta dallo straordinario compositore e liutista olandese Jozef van Wissem.
Dalla visione di questo film si esce confusi o con la voglia di prendere in mano molti libri e tirare le tende. Magari Adam ed Eve sopravvivranno; anche l’umanità se opterà per la seconda suddetta opzione.