“Siete insetti”: la distopica campagna Netflix che lancia il fenomeno del momento
“Siete insetti“: ieri questa scritta è comparsa all’improvviso sui monitor e sui tabelloni di Roma Termini e Milano Centrale, destando sgomento e preoccupazione tra i passeggeri e gli utenti dei social. Tra le ipotesi di un attacco hacker o peggio terroristico, una piccola scritta rossa rivela la vera natura del messaggio: si tratta dell’ennesima strategia di marketing di Netflix, per il lancio della serie “Il problema dei tre corpi“.
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David Benioff e D.B. Weiss, le grandi firme di Game of Thrones, hanno curato la trasposizione dalla carta al piccolo schermo di Netflix della saga di fantascienza nota come una delle più ambiziose degli ultimi tempi. Scritta dal cinese Liu Cixin e incentrata sul primo contatto dell’umanità con una lontana razza aliena, la trilogia è diventata una serie già disponibile sulla piattaforma streaming.
“Il problema dei tre corpi” narra il primo contatto dell’umanità con gli alieni negli anni ’60, durante la Rivoluzione culturale maoista. Il protagonista della serie, l’astrofisico Ye Wenjie, prova ormai completa sfiducia nei confronti dell’umanità durante i tumulti dell’epoca e, quando arriva un messaggio di un alieno pacifista del pianeta Trisolaris – che avverte l’umanità di non entrare in contatto con loro-, non resiste alla tentazione di invitare gli extraterrestri sulla Terra.
Fortunatamente, la civiltà aliena impiega 450 anni per raggiungere e infine minacciare la Terra. Nel corso della storia, la possibilità di un tragico conflitto si fa sempre più concreta, mentre un gruppo di umani pro-Trisolariani provano a “migliorare” il pianeta in vista di un’invasione.
La trama di “Il problema dei tre corpi” diventa presto ben complessa: alcuni tra i più eminenti scienziati del mondo continuano a togliersi la vita e nessuno sa perché. Il giallo fantascientifico porta in scena un’enorme cospirazione che coinvolge un avanzatissimo videogioco in realtà virtuale, una ricerca segreta condotta negli anni della Rivoluzione culturale in Cina sull’esistenza di forme di vita intelligenti extraterrestri, alcuni brillanti giovani studiosi di fisica, loschi miliardari e i membri fanatici di una setta.
Ma “Il problema dei tre corpi” non si concentra solo sulle avvincenti storie dei personaggi: tratta importanti temi di fisica, matematica, ingegneria, biologia. Una discreta conoscenza in materia agevola la visione, ma più di una volta nella serie qualcuno comincia a scrivere su una lavagna per spiegare le proprie teorie.
La serie sembra dunque annunciarsi come un colossal dell’hard sci-fi che possa rendere il giusto tributo ad una delle trilogie più amate del genere.
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Quella di Netflix non è la prima trasposizione del moderno classico di fantascienza già stata messo in scena quattro volte in Cina: nel 2009 – versione duramente stroncata dalla critica -, nel 2018, nel 2022 in versione animata e infine come serie live action a gennaio 2023.
Mentre la trovata pubblicitaria di Netflix per questa versione genera qualche critica in Italia, “Il problema dei tre corpi” è già un caso politico in Cina e negli Usa. Come riporta The Hollywood Reporter, al centro di polemiche c’è la scena d’apertura ambientata nell’epoca della Rivoluzione Culturale maoista: siamo nel 1966, quando un professore di fisica viene picchiato a sangue in pubblico dalle Guardie Rosse per il suo rifiuto di conformarsi ai dettami governativi. Una scena cruda e cruciale che era stata però omessa dall’adattamento cinese in 30 episodi dello stesso romanzo. Una censura che riguarda anche il libro in sé: nella versione in inglese l’episodio è raccontato all’inizio, mentre in quella cinese è stato “nascosto” a metà.
Sebbene Netflix non sia ufficialmente disponibile in Cina, le polemiche sulla serie hanno riempito i social: tra chi accusa Hollywood di diffondere un’immagine deliberatamente negativa delle Guardie Rosse e chi si scaglia contro la scelta un cast “troppo inclusivo” e l’ambientazione a Londra, non in Cina.
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Dall’altra parte del mondo, diversi utenti conservatori americani approvano la scena della tortura, eleggendola ad una “critica alla cancel culture“. Proprio a riguardo, in un’intervista a The Hollywood Reporter, Benioff ha dichiarato:
“Non è un riferimento alla cancel culture ma la storia umana tende a muoversi per cicli, e ora stiamo attraversando un particolare periodo di questo ciclo. Ci sono molte differenze significative tra ciò che accade oggi e la Rivoluzione Culturale. Ma ci sono anche alcune somiglianze. Non abbiamo mai pensato ‘Dovremmo fare questo show perché vogliamo criticare questo’. Ma è in teressante che questi paralleli ci siano e siano difficili da ignorare”
L’autore della trilogia, Cixin, descrive lo spettacolo come il suo tentativo di “raccontare una storia che trascende il tempo e i confini delle nazioni, delle culture e delle razze; una storia che ci costringe a considerare il destino dell’umanità nel suo complesso“.