Sette passi per tornare dal vivo, a Franceschini le proposte di #Ricominiciamo
“Crediamo che il lavoro, il fare sia l’unica azione possibile”. Così Claudio Trotta, patron della Barley Arts e portavoce del protocollo #Ricominciamo risponde all’ennesimo annuncio da parte del ministro Dario Franceschini in merito a un possibile ritorno a breve agli spettacoli dal vivo. #Ricominciamo rappresenta un protocollo operativo per la riapertura di tutti gli spazi dal vivo e degli eventi.
“In relazione alle dichiarazioni del ministro Franceschini”, si legge in una nota, “crediamo opportuno che: non vi è alcuna necessità di sperimentazioni relativamente alla organizzazione di eventi pubblici che rispettino protocolli di sicurezza. Inoltre, le capienze degli spazi dove si svolgono spettacoli ed eventi pubblici dovranno essere determinate localmente sulla base di dimensioni e caratteristiche degli stessi e conseguentemente alle diverse applicazioni delle modalità organizzative possibili indicate nel protocollo #Ricominciamo”.
Nella nota viene ricordato che “il nostro protocollo sottoscritto da più di 80 diverse sigle del mondo dello spettacolo è il frutto di 6 mesi di lavoro collettivo e condiviso di professionisti e medici del settore. Oltre ai complimenti e a un parziale riconoscimento chiediamo al Ministro Franceschini di provare concretamente, finalmente, il riconoscimento del settore, ottenuto con tanta fatica attraverso proposte operative e perseveranza dialettica”.
La nota chiede anche dei ristori “ad hoc” per chi riaprirà applicando il protocollo e, soprattutto, farà lavorare. Il ristoro dovrebbe essere parametrato all’effettivo lavoro creato nello spettacolo, non solo alla mera riapertura.
Tra le proposte c’è anche quella di sostenere alcuni comparti che non potranno ripartire neanche con parametri allargati (piccoli live club, dancing, piccoli teatri), che pur hanno dato lavoro da sempre a migliaia di lavoratori dello spettacolo e nutrito le anime di milioni di persone.
Infine, si chiede di andare oltre il sistema dei colori “che non può essere sostenuto da nessun tipo di spettacolo che necessita programmazione, produzione e promozione, attività incompatibili con una modalità di cambiamento settimanale o quindicinale della possibilità di lavorare. Questo sistema, inoltre, con la sua congenita precarietà, inibisce la potenzialità imprenditoriale e la necessità di poter vendere biglietti fuori dal proprio territorio regionale. Crediamo che il lavoro, il fare, sia l’unica azione possibile”.