Senhit si racconta: La mia Freaky! è un inno alla libertà. Dopo la quarantena? mi godrò la natura e mia mamma
Sta spopolando sul web e su instagram la #freakydance, la challenge ideata da Senhit e l’art director Luca Tommassini. In poche ore ha avuto migliaia di visualizzazioni e ha raggiunto personaggi come Paola Barale, Justine Mattera o la coreografa Carolyn Smith, superando i confini nazionali.
La cantante bolognese di origine eritrea avrebbe dovuto rappresentare San Marino nell’edizione 2020 dell’Eurovision Song Contest insieme al singolo Freaky!, ma nonostante la cancellazione dell’evento, non si è persa d’animo e ci ha donato, insieme a Tommassini, una divertente coreografia che unisce passi di danza conosciuti da tutti ai movimenti che la cantante avrebbe portato sul palco di Rotterdam.
In un momento come l’attuale, difficile per tutto il mondo e nel quale la libertà personale viene necessariamente limitata per il bene dei singoli e della comunità, Freaky! e il relativo video – con i suoi colori e la sua vitalità, con i suoi simboli di rinascita e di ribellione – rappresentano anche un grido di rivolta verso la tristezza e la monotonia trasmettendo il messaggio che le nostre anime devono rimanere libere e, se non possiamo farlo fisicamente noi, sarà la musica ad attraversare tutte le frontiere e ad unirci, senza distinzioni di alcun genere.
Come stai e come stai vivendo la quotidianità in questo periodo di quarantena?
Sto bene, grazie e voi?! Non è cambiato molto, a dire il vero. La costrizione totale di non poter uscire o di non poter fare alcune cose, sicuramente a livello psicologico mi ha destabilizzata. Sono sempre stata, però, un’artista un pò atipica e pantofolaia. Ho sostituito la mia routine di allenamenti fuori casa con un acquisto di una cyclette, così faccio un pò di moto e mi metto a regime fisico (ride ndr). Ecco, forse una cosa che è cambiata è il mio rapporto con la pazienza. Se prima non ne avevo molta, adesso la sto disciplinando, anche perchè non ho grandi alternative. Ho più tempo, per leggere, coccolare il cane, per fare chiacchiere con la mia mamma che prima non facevo o stare davanti ad un muro bianco a pensare al niente. Cose che prima di due mesi fa non avevo modo di fare.
Il 2020 era iniziato con la notizia della tua partecipazione ad Eurovision 2020 in rappresentanza di San Marino…
Sì! Quando mi hanno comunicato la cancellazione è come se mi fosse piombata una trave in testa perchè non me lo aspettavo. Sono mesi che lavoriamo a questo progetto. Mi sono messa, però, una mano sul cuore e mi son detta “troveremo alternative e faremo altro”..
In effetti un’ alternativa divertente l’hai trovata per allietare i nostri momenti casalinghi. Come nasce Freaky!? Cosa rappresenta per te questa canzone?
Freaky! è stata scritta alcuni mesi fa da Gigi Fazio, autore dei miei singoli Dark Room e Un bel niente, e un team danese. Nel corso del tempo abbiamo continuato a collaborare anche quando è arrivata la chiamata di San Marino per l’edizione 2020 dell’Eurovision. Con una digital battle abbiamo fatto scegliere ai follower il singolo con cui avrei rappresentato San Marino a Rotterdam ed ha vinto Freaky!. In questa esperienza ha preso parte anche Luca Tommassini che avevo già conosciuto per Dark Room e ci siamo innamorati a vicenda, perchè siamo due pazzi scatenati. Ha sposato il progetto Eurovision, che per lui era la prima volta, e da lì è nata l’esperienza di Freaky!, qualcosa di forte, bizzarro, unico particolare, anche un pò folle. Abbiamo voluto realizzare questo video e creare uno spettacolo che avrebbe buttato giù l’arena di Rotterdam (ride ndr). Quando purtroppo c’è stata la cancellazione, con Luca ci siamo inventati la challenge #freakydance, che rappresenta la libertà totale di essere quello che vuoi.
Se dovessi descrivere Freaky! in poche parole, quali useresti
Freaky! è libertà, è divertimento, consapevolezza. E’ tante cose. “Let’s be freaky”, cerca di essere unico in qualunque tipo di espressione. Mi sarebbe piaciuto molto portarla all’Eurovision perchè credo sarebbe stata perfetta per i mille messaggi che nasconde. Con Luca non ci siamo persi d’animo e abbiamo deciso di lavorare via web, creando questa challange che sta rispondendo molto bene. Le persone non hanno voglia di pensare ed angosciarsi, ma hanno voglia di divertirsi, soprattutto per il momento che stiamo vivendo. Invito, quindi, tutti a bere un bel bicchiere di vino rosso, a mettersi in mezzo alla sala, musica a palla con Freaky!, e liberarsi completamente.
Che rapporto c’è con Luca Tommassini?
Inizialmente è nato un rapporto lavorativo, ci siamo conosciuti e ci siamo subito piaciuti. Il lavoro è stato sorpassato da un rapporto di amicizia. Ci sentiamo tutti i giorni e siamo due matti. E’ una persona squisita. A livello lavorativo è un drago, un art director che ha fatto un miliardo di cose, ballerino professionista a livello internazionale. A volte mi fa strano parlare con il ballerino di Whitney Houston (ride ndr). Una persona meravigliosa. Molto forte e determinata, con le sue fragilità, ovviamente, però da lui sto imparando tantissimo. E’un vulcano.
Come ti avvicini alla musica e quando decidi che sarebbe diventata il tuo lavoro?
In casa sono sempre stata circondata da musica. Nessuno in famiglia lo fa di professione, ma si è sempre respirato musica. I miei genitori sono eritrei e sono arrivati in Italia più di quaranta anni fa e hanno cresciuto me e i miei fratelli. In casa si è sempre cantato, soprattutto mia mamma. I primi anni faceva la casalinga e l’italiano non lo parlava ancora bene. Lei racconta sempre che lo ha imparato attraverso la televisione e le canzoni dei Ricchi e Poveri (ride ndr). Attraverso la musica si è sempre creata tanta allegria in casa. Poi io sono stata l’unica delle figlie a perpeturare questa passione che, con il tempo è diventata un lavoro, anche se mi fa strano definirla così. Ho iniziato da giovanissima. I miei genitori sono orgogliosi di me. Certo, il mio papà all’inizio era molto preoccupato, però ha avuto sempre grande fiducia e grande partecipazione.
Cos’è la musica per te?
Per me la musica è completamente una terapia, vera e propria. E’ medicina, è impossibile che non ci sia in casa mia della musica. Canticchiata o con una radiolina. E’ assolutamente indispensabile. E non riesco a non pensare ad altro. Faccio più fatica a stare dentro una stanza vuota e silenziosa. Anche se c’è un uccellino fuori che canticchia, per me quella è già musica.
Cosa dicono i tuoi genitori della challange #freakydance?
Sto insistendo perchè mia mamma la faccia ma si vergogna da morire. Ora è sola, perchè noi figli abitiamo tutti in posti diversi, mentre il mio papà è tornato in Eritrea, alle sue radici, da qualche anno. Lo sentiamo spessissimo, quindi sarebbe più complicato fargli fare la freaky dance, anche se gliel’ho proposta (ride ndr). Proverò a convincere mia mamma, ma sono decisamente tutti molto contenti di questa iniziativa.
In che modo le tue origini eritree influenzano la tua musica?
Non so se è l’origine eritrea oppure se si tratta di carattere. Ho tanto sangue e tanta passione. Mi sento molto intensa e ho capito che arriva molto dalla testardaggine di mia madre e dall’essere severo del mio papà. C’è un bel mix, non so se è perchè sono africana, ma comunque nelle vene un pò di sangue eritreo si sente. Poi ho cercato, anche nei miei trascorsi musicali, di inserire qualche sonorità etnica. Cerco sempre comunque di mantenere vive entrambe le culture, quella italiana, dominante, e quella eritrea, anche perchè in casa mia si parla ancora eritreo. Mia mamma si arrabbia ancora nella sua lingua di origine! (ride ndr)
Hai mai pensato di scrivere una canzone in eritreo?
Scrivere una canzone in eritreo risulta più complicato, ma ci sono dei tipici strumenti musicali che vengono utilizzati solo in una parte dell’Africa del nord che mi piacerebbe inserire in qualche brano. Si tratta di una specie di chitarra/ arpa particolare di cui non ricordo il nome. Chiedevo a mia mamma, proprio qualche giorno fa, se c’era la possibilità di averne una, magari per utilizzarla in qualche nuovo progetto musicale. Sono molto legata all’Eritrea, oltre che per gli affetti e la famiglia. Ho partecipato a molti eventi benefici in passato. E’ una terra molto povera, ma ricca, allo stesso tempo, di valori e di persone meravigliose.
Qual è la prima cosa che farai dopo la quarantena?
Sicuramente godermi la natura nella più totale libertà, senza orari e senza limiti. Poi ho una gran voglia di rincontrare i miei amici e mia mamma e darle una strattonata, come dicono qui a Bologna, e abbracciarla. Lavorativamente non è cambiato molto, grazie all’uso di internet e del web, che ci sta facendo fare tante cose. Mi godo questo folle mondo del web e per il resto ci sarà la possibilità di rivedersi, riabbracciarsi e rincontrarsi. Non ti nego che mi piacerebbe tornare al cinema, che adoro, o in teatro. Queste piccole grandi cose.