“Scegliete ciò che vi fa brillare gli occhi”, l’intervista all’artista Martina Gatto
Martina Gatto, artista a 360°. L’attrice riproporrà nelle serate del 24 e 25 settembre, presso il Teatro Belli di Antonio Salines a Roma, il suo “Cioccolato all’arancia”. Lo spettacolo, che ha riscosso un enorme successo, ha vinto diversi premi. Miglior Monologo e Miglior Attrice al Roma Comic Off 2019 e Primo Premio e Premio del Pubblico del concorso Autori nel cassetto, attori sul comò nella XI Edizione presso il Teatro Lo Spazio di Roma.
Un vero e proprio one woman show, in cui l’artista intrattiene il pubblico, lo fa divertire, ma, allo stesso tempo, lo invita a riflettere. 55 minuti in cui gli spettatori si trovano davanti ad uno specchio dell’attuale società, della quale Martina ne illustra le problematiche, le complessità e le difficolta derivanti dalle scelte che ogni giorno siamo chiamati a compiere.
Leggi anche: “Cioccolato all’arancia, la riflessione sulla vita di Martina Gatto”
Una metafora del tempo e dell’incertezza. Partendo da una semplice scelta, che può essere quella dei gusti del gelato, l’artista, attraverso “Cioccolato all’arancia”, ci ricorda che a volte nella vita bisogna avere il coraggio di perdersi, di rischiare e, alle volte, di assaggiare anche ciò che non ci piace. Vivere, non sopravvivere.
In occasione del ritorno di Martina Gatto sul palco, abbiamo avuto il piacere di intervistarla e di farci raccontare cosa si cela dietro al brillante ed originale “Cioccolato all’arancia”.
L’INTERVISTA
Iniziamo facendo un piccolo passo indietro. Come è nata la passione per il teatro? Cioccolato all’arancia è stato il suo primo spettacolo?
Il primo che ho scritto e il primo che ho interpretato da sola. La mia passione per il teatro nasce da quando sono piccola, quando già facevo gli spettacoli con mio fratello e obbligavo tutti i parenti a guardare questi spettacoli orrendi, con vestiti improponibili. Facevo, soprattutto, da regista in realtà. Poi ho capito che i complimenti li facevano solo a mio fratello che era l’attore e mai alla regista. E quindi mi sono chiesta, ma guardano soltanto l’attore e non tutto il resto che è stato creato? Scherzi a parte, ho iniziato a scuola a fare teatro. Un corso gratuito alle superiori, da qui mi sono innamorata del teatro, ho capito che era quello che desideravo. Grazie a Mario Massari, il mio insegnante, ho continuato anche fuori dall’orario scolastico. Finite le superiori sono venuta a Roma e mi sono iscritta ad una Accademia privata di teatro. Ho fatto poi anche un corso di regia e ho iniziato a lavorare come attrice e assistente alla regia con Sabrina Ferilli e vari nomi. Mi sono sempre data da fare. Come da piccola, non mi piace “solo” essere su un palco, mi piace proprio lavorare nel mondo dello spettacolo. Ho fatto qualsiasi cosa. In un momento, poi, molto particolare della mia vita mi sono detta ho vissuto un casino, mi voglio reinventare e voglio fare cose nuove. Ho scritto un corto teatrale, inizialmente durava 10 minuti, poi ha avuto successo. È stato proprio lo sfogo di un momento, non avevo intenzione di scrivere una sceneggiatura per uno spettacolo, è stato così, un momento. Ho messo le mani sul computer e mi è venuto Cioccolato all’arancia. Poi da lì, sempre per il periodo strano della mia vita, ho deciso di partecipare ad un concorso teatrale, la cosa che mi faceva più paura. Mi sono messa in gioco, provandolo a fare davanti a tutti e capire se ciò che ho scritto fosse un problema solo mio, oppure se è qualcosa che riguarda un po’ tutti. Cioccolato all’arancia nasce così.
Cioccolato all’arancia è una metafora del tempo e dell’incertezza. Un flusso di coscienza, insomma. Ma questo aiuta la protagonista? Le porta un minimo di sollievo?
Si, l’aiuta, perché vive una giornata tremenda, di quelle che sicuramente tutti abbiamo passato. Questo è il pretesto, reagisce in maniera incontrollata ad una notizia di salute molto banale, ma per lei diventa il problema della vita. Lo affronta, però, in questo modo esasperato perché nel profondo sta già vivendo delle difficoltà. Passare tanto tempo in cui tutti ci dicono cosa dobbiamo fare, come lo dobbiamo fare, parlo sia di donne che uomini. Parlo di un’ansia generazionale da prestazione. Dobbiamo fare delle cose, se non le fai sei un perdente. Tutte queste ansie esplodono e la protagonista la vive in maniera sbagliata. Però si, c’è un sollievo perché, nel parlarne, anche se in maniera incontrollata, capisce che in realtà lei tanto indecisa non è. Per arrivare a quel momento, per avere dei dubbi così forti vuol dire che ha fatto delle cose, ha vissuto e quindi si, il tempo in parte la aiuta. Cioccolato all’arancia parla di indecisione, parla di tempo ma parla anche di quel momento preciso della nostra vita, il quale spero che sia capitato a tutti, in cui è come se ci fosse un click. Lo sai e lo senti, in quel momento la tua vita cambierà. Da lì in poi cambia tutto, parlo di lavoro, parlo di relazioni e di percorsi personali in cui succede qualcosa, è come un lampo. Da qui hai poi due scelte, o fai finta di nulla e quindi continui la tua giornata, cercando di offuscare quel pensiero, che è quello che tenta di fare inizialmente la protagonista, e quindi, continui a sopravvivere. Oppure, agisci e ti dici, ok la mia vita non più andare avanti così, sta cambiando, accetto il cambiamento. Certo, fa paura, dovrà affrontare mille altri problemi, farà malissimo, però vivo. In tutto ciò, se vedi lo spettacolo, è simpatico, non esci con le lacrime. Ridi, sorridi a tutto ciò che accade alla protagonista, è questo il bello di Cioccolato all’arancia. Se riesci a percepire tutto ciò che c’è dietro, ti dici wow è vero, l’ho vissuto anche io. È molto profondo in realtà.
Diciamo che quindi, lo spettacolo mantiene una chiave umoristica e leggera, portando tematiche di un certo spessore.
Si, io penso che vedendo lo spettacolo si rifletta, anche perché è in parte interattivo, noi facciamo entrare il pubblico e diamo un numeretto, come quello che si prende in gelateria. La gente poi si scorda. Durante lo spettacolo, però, accade qualcosa, e io interagisco con questo numero. Dico sempre, avete preso quel numeretto, adesso scegliete il vostro gusto della vita, scegliete sempre la cosa che vi dà la luce negli occhi, quella cosa che vi fa vivere, che vi fa vibrare. Però sempre con ironia. Secondo me, un testo vincente deve far sorridere, oltre che riflettere. In questo periodo storico in cui abbiamo sofferto tanto, sorridere ma riflettere, perché tutti lo vogliamo, è la cosa più interessante. Almeno ci proviamo.
Se dovesse dire, in poche parole, il messaggio che vorrebbe arrivasse al pubblico che guarda Cioccolato all’arancia, cosa direbbe?
Essere indecisi va bene, porsi delle domande vuol dire essere vivi. Bisogna accettare il cambiamento e bisogna accettare il dubbio. Il dubbio vuol dire vita. Va bene anche il periodo di sconforto, l’importante è accettarlo, andare avanti e vedere cosa succede. Non aver paura di cambiare.
Progetti per il futuro?
Personalmente adesso sto lavorando come conduttrice televisiva in una televisione locale. I progetti teatrali, al momento, si sono fermati in questo anno. Ho avuto la possibilità di esplorare altre dinamiche e linguaggi. Insieme a Dafne Rubini, che è la mia regista e produttrice dello spettacolo, vorrei fare un Cioccolato all’arancia 2, capire che cosa è successo alla protagonista. Per ora è soltanto un’idea, però sarebbe molto bello, proprio come se fosse una serie tv. Appassiona questa vicenda, vediamo gli spettatori che tornano per rivederlo. Dobbiamo trovare il tempo, sempre qua torniamo, di scrivere il seguito. Chissà…