La Sapienza: la facoltà di Lettere e Filosofia si trasforma in un’università iraniana
Una nuova insegna, manifesti sostituiti con inni, poesie e manifesti di cultura islamica, indicazioni scritte in farsi e iscrizioni coperte con scotch di carta e sostituite: così la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università “La Sapienza” si trasforma in una università iraniana del 1995.
Durante i pochi giorni di vacanza per le feste pasquali, dal 6 al 10 aprile, la sede universitaria vuota diventerà il set (fatto non raro per la facoltà di Lettere, con la sua monumentale scalinata e la meravigliosa gipsoteca) per l’adattamento cinematografico del romanzo Reading Lolita in Tehran – Leggere Lolita a Teheran di Azar Nafisi.
Cosa sappiamo del film?
Leggere Lolita a Teheran è – anzi sarà – un film di genere drammatico girato tra Italia e Israele. L’adattamento cinematografico di uno dei più grandi capolavori della cultura letteraria iraniana sarà prodotto da Eran Riklis Productions, Topia Communications, Rosamont, Minerva Pictures con il contributo del Ministero della Cultura.
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Alla regia Eran Riklis, nato a Gerusalemme nel 1954 e cresciuto tra Usa, Canada e Brasile, rinomato tra i più conosciuti registi israeliani contemporanei grazie all’acclamazione di pubblico e critica di tutto il mondo. Dopo l’esordio con On a clear day you can see Damascus nel 1984, presenta il suo Cup Final (1992) nei Festival di Berlino e Venezia. L’anno successivo firma il più grande successo del cinema israeliano degli anni novanta, Zohar. Tra i tanti lavori, conquista gli anni duemila con La sposa siriana (2004) distribuito in tutto il mondo e vincitore di 18 riconoscimenti internazionali Il giardino dei limoni con cui si aggiudica il Premio del Pubblico al Festival di Berlino 2008.
Il romanzo
Quasi venti anni dopo la rivoluzione di Khomeini, una serie di sconvolgimenti politico-sociali accaduti tra il 1978 e il 1979 in Iran che portarono all’istituzione della Repubblica islamica sciita, leggere e discutere dei più grandi titoli della cultura occidentale è considerato un atto illegale.
Nel 1997 Azar Nafisi, docente iraniana di letteratura inglese estromessa dall’università Allameh Tabatabei di Teheran, si trasferisce negli Stati Uniti per riprendere la sua carriera nella Johns Hopkins University a Washington. Qui scrive e racconta come nel 1995 nella capitale iraniana abbia messo in atto una piccola grande rivoluzione insieme ad altre sette giovani donne.
“Quello che ne verrà fuori sarà un toccante atto d’amore per la letteratura e allo stesso tempo una beffa a chiunque cerchi di proibire il suo studio e la sua diffusione” si legge sulle copertine dell’edizione italiana curata da Adelphi.
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Reading Lolita in Teheran ha avuto grande successo di pubblico rimanendo nella lista dei bestseller del New York Times per 117 settimane ed è stato tradotto in 32 lingue. Un semplice diritto e passatempo che diventa un atto rivoluzionario: per conquistare critica e pubblico, alla Nafisi è bastato raccontare una storia vera che potrebbe sembrare quasi scontata. Eppure l’autrice è stata costretta a rielaborare e rimescolare nomi e storie in modo da rendere impossibile il riconoscimento delle persone reali dietro i personaggi, la cui sopravvivenza in Iran sarebbe messa a rischio.
La trama
La docente universitaria Nafisi è costretta ad interrompere il suo corso di letteratura inglese presso l’università di Teheran a causa delle continue pressioni della Repubblica islamica dell’Iran sui contenuti delle lezioni ed in generale sulla sua vita di donna. Tuttavia non lascia totalmente l’insegnamento: ogni giovedì mattina, a casa sua, organizza seminari di letteratura per le sette migliori studentesse del suo corso: Manna, Nassrin, Mahshid, Yassi, Azin, Mitra e Sanaz.
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Al seminario si discute di letteratura, in particolare di grandi romanzi come Lolita, Il grande Gatsby, Orgoglio e pregiudizio, Cime tempestose, Daisy Miller e Piazza Washington di Henry James, ma anche Invito a una decapitazione, Le mille e una notte e altri. Tutti vengono analizzati alla luce delle esperienze che le ragazze e la professoressa vivono nella repubblica iraniana.
Non solo i commenti alle grandi opere della letteratura occidentale: tra le pagine vengono a galla il passato delle ragazze e la nascita del rapporto con la professoressa. Con il passare del tempo, durante il seminario, le studentesse fraternizzano, ritrovano la propria identità anche grazie al diritto di leggere e conoscere, e cominciano a raccontare le loro vite private. Ognuna di esse, a modo suo, espone le difficoltà di essere donna nella contemporanea società iraniana, a partire dall’imposizione di un certo tipo di abbigliamento e dalle difficoltà della vita quotidiana.