Da Guccini a De André, l’essenza degli anti-Sanremo
Manca meno di un mese alla 74esima edizione del Festival di Sanremo e già sono partite le critiche per gli esclusi eccellenti come Manuel Agnelli, Samuele Bersani e Carmen Consoli. Così come Edoardo Bennato, Neffa e gli intramontabili Jalisse che battono ogni record per i “no” ricevuti.
Ma se a questi artisti il palco dell’Ariston è stato negato dalla critica, nella storia della kermesse alcuni nomi eccellenti della musica italiana hanno preferito autonomamente di non parteciparvi.
Personaggi del calibro di Francesco Guccini e Fabrizio De André nella loro carriera non hanno mai piegato il loro essere alla tanto longeva e apprezzata, quanto criticata, sfida canora tricolore.
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Proprio sull’idea che sia una sfida, una gara in cui sono messe in discussione non solo le abilità dovute alle corde vocali ma anche le idee, le parole e i sentimenti, Faber pose la pietra della sua contrarietà a partecipare al Festival di Sanremo.
Nel 1985 in un’intervista a Enzo Biaggi sottolineò come “Se si trattasse di una gara di ugole, se io pensassi di essere attrezzato per fronteggiare delle ugole sicuramente migliori della mia, se fosse solo un fatto di corde vocali, la si potrebbe considerare una competizione quasi sportiva, perché le corde vocali sono pur sempre dei muscoli. Nel mio caso dovrei andare ad esprimere i miei sentimenti o la tecnica con i quali io riesco ad esprimerli, e credo che questo non possa essere argomento di competizione“.
Come nel suo stile, con pacatezza ed eleganza, De André rispose ai dubbi di chi lo avrebbe voluto sul palco dell’Ariston. Nonostante ciò le parole del cantautore genovese arrivarono nella città dei fiori. Nello stesso anno dell’intervista sopracitata fu uno degli autori del testo “Faccia di cane” canzone portata dai New Trolls di Nico Di Palo, che arrivò però solo ventesima.
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Più duro, come d’altronde è la sua personalità, Francesco Guccini, che a differenza di Faber ha avuto un rapporto più turbolento con Sanremo tanto da diventarne una sorta di bandiera dell’opposizione al Festival. In un’intervista del 2022 a Diego Bianchi, nella trasmissione “Propaganda Live”, spiegò che la sua avversione all’evento canoro era dovuta ad alcuni rifiuti.
“Due mie canzoni, cantate da Gigliola Cinquetti e da Caterina Caselli, entrambe su storie d’amore, sono state bocciate. Devo dire per fortuna, visto che le avevano riviste dei parolieri, come amano chiamarsi, e ci avevano messo dentro dei versi vergognosi. Di recente anche una sui migranti, anche questa bocciata. L’ha cantata Enzo Iacchetti in un suo disco”.
Uno sgarbo che il modenese non poteva lasciare in sospeso, tanto da sottolineare come non gradì l’omaggio che Ligabue e Baglioni gli fecero nel 2019 portando sul palco dell’Ariston il brano gucciniano “Dio è morto”.
Al Corriere della Sera nel 2019 il cantautore di Pavana spiegò come “il Liga ha provato a impegnarsi, Baglioni proprio no. Ha pure sbagliato a prendere la nota alta, si vedeva che non ne aveva voglia, anzi non gliene fregava proprio niente”. Tra le righe si legge un certo disappunto verso il cantante romano che l’anno prima (2018) in veste di direttore artistico avrebbe bocciato il brano dello stesso Guccini “I migranti”.
L’artista emiliano insistette nell’arringa specificando come non avesse guardato il Festival in quanto “non mi piacciono quei pezzi con strutture tutti uguali, una strofa e subito il ritornello a salire”.
Il tridente (più famoso e iconico) di chi non è mai salito sul prestigioso palco sanremese si chiude con Francesco De Gregori. Sulle sue motivazioni circolano solo voci, nulla di ufficiale. Solo nel 1980 Gianni Morandi cantò “Mariù” il cui autore fu proprio il cantautore romano che partecipò indirettamente alla kermesse.
Per dirla alla Nanni Moretti “Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?”.