Sanremo 2024. Giorgia festeggia i 30 anni di “E poi”
Sono passati esattamente 30 anni da quella sera di febbraio in cui una ragazza di 22 anni con capelli a caschetto e blu jeans bucava lo schermo dei televisori italiani: quella sera Giorgia Todrani è diventata per tutti semplicemente Giorgia.
Era la 44° edizione del Festival di Sanremo e tra le Nuove Proposte c’era la giovanissima cantante romana che sarebbe presto diventata una delle voci più iconiche del panorama canoro italiano.
Leggi anche: Sanremo 2024. Marco Mengoni vince ancora [riassunto prima serata]
Quell’anno la sezione Nuove Proposte fu vinta a Andrea Bocelli con “Il mare calmo della sera“, mentre Giorgia si aggiudicò il settimo posto della classifica finale. Il posizionamento nella Top 10, garantì da regolamento alla cantante di trovare tra i Campioni/Big del Sanremo successivo con “Come saprei” per cui sarà la prima artista ad aggiudicarsi il primo posto in gara, il Premio della Critica, il Premio Radio/Tv e il Premio autori.
Ma per una voce come quella di Giorgia non fu necessario aspettare un altro anno: nelle settimane successive è stata in cima alle classifiche radiofoniche.
E poi
Nel 1994 Giorgia partecipò al Festival con “E poi“, scritto insieme a Marco Rinalduzzi e Massimo Calabrese. Un brano intenso, all’apparenza ripetitivo, che racconta la paura di lasciarsi andare ad una storia d’amore.
Trent’anni fa Pippo Baudo non solo “inventò” Giorgia ma collaborò indirettamente al successo della canzone: fu proprio lui a suggerire di apportare alcune modifiche al brano poco prima della gara.
Torniamo a quella sera:
Giorgia non sa guardare in camera e non osa correggere Baudo quando sbaglia il suo cognome, ma le basta iniziare a cantare quelle due semplici parole, accompagnata dagli archi che subentrano in punta di piedi, per catalizzare l’attenzione su di sé. Si rivela in grado di emozionare e colpire con la sua voce colorata, potente, d’invidiabile estensione e dimostra più sicurezza di quanto lei stessa possa ammettere.
La durezza delle parole si scontra con la dolcezza del suo stile. Il ritornello, nella versione definitiva, è un’esplosione vocale e musicale, che travolge l’ascoltatore e lo affascina perdutamente.
Giorgia canta l’amore. Quello che libera, che fa riempire i polmoni come fosse il primo respiro, che solleva fino ad avere la sensazione di poter toccare il cielo. Prima di cadere inesorabilmente a terra. Perché quello cantato da Giorgia è un amore che finisce. Anzi che finirà.
La paura che si percepisce nella durezza del testo e nella pura delicatezza della voce è quella innata che chiunque abbia mai amato non può evitare. Forse in realtà non si tratta nemmeno di “paura di amare”, ma semplicemente di un ultimo briciolo di quell’istinto di autoconservazione che fa ingenuamente e disperatamente supplicare “E se ti chiamo amore, tu non ridere“.
Un ultimo briciolo, perché la ragionevolezza è stata già superata dall’intensità del sentimento. La voce che canta è già certa di quello che non le sembra più un rischio: la dolorosa e certa fine di quell’amore cui, volontariamente o meno, si è abbandonata. Quel sentimento che farà forse sorridere con tenerezza o insufficienza l’altro ma che, per chi canta, è talmente forte da rendere le notti infinite.
Una voce consapevole di lasciarsi sopraffare dal sentimento, di amare troppo e quasi sconsideratamente, dando più di quello che si ha nel tentativo di riempire quel vuoto che si sente. Un vuoto che sarà ancora più grande nel momento in cui la fine di quello stesso amore, che ti sfiora il viso e ti abbandona, farà sicuramente male come morire.
Ma un amore che Giorgia non è capace di (o forse inconsapevolmente non vuole) evitare. Come tutti, d’altronde.
Leggi anche: Il ciclone Ferragni si abbatte anche su Sanremo: 175mila euro di multa al festival per pubblicità occulta
Testo
E poi… e poi
E poi sarà come morire
Cadere giù
Non arrivare mai
E poi sarà
E poi sarà come bruciare
Nell’inferno che imprigiona
E se ti chiamo “amore”, tu non ridere
Se ti chiamo amore
E poi … e poi
E poi sarà come morire
La notte che
Che non passa mai
E poi sarà
E poi sarà come impazzire
In un vuoto che abbandona
E se ti chiamo “amore” tu non ridere
Se ti chiamo “amore”
Amore che non vola
Che ti sfiora il viso e ti abbandona
Amore che si chiede
Ti fa respirare e poi ti uccide
E poi e poi
Ti dimentica, ti libera
E poi e poi
La notte che
Che non passa mai
La notte che
Che non passa mai
E poi… e poi
E poi sarà come sparire
Nel vuoto che
Che non smette mai
E poi sarà
Oh, e poi sarà come morire
Se vorrai andare via
Se ti chiamo “amore” tu non ridere
Se ti chiamo “amore”
Amore che non vola
Che ti sfiora il viso e ti abbandona
Amore che si chiede
Amore che si spiega
Ti fa respirare e poi ti uccide
E poi e poi
Ti dimentica
Ti libera
E poi e poi
Ti libera
E poi, e poi
La notte che, che non passa mai
La notte che, che non passa mai
E poi, e poi
E poi sarà come morire
La notte che
Che non passa mai
E poi?
“E poi” ha dato il via alla strepitosa carriera di Giorgia, che non è mai scesa troppo a compromessi con chi la voleva assolutamente come la Whitney Huston italiana. In poco tempo la cantante è diventata consapevole delle proprie capacità e determinata ad esplorarsi fino a riuscire a trovare il suo suono.
Basti pensare che ha continuato a lavorare sul brano per ancora un decennio dopo quel famoso Sanremo: oltre la versione spagnola intitolata Después, ha pubblicato “E poi/R” migliorata (ove possibile) negli arrangiamenti e nell’interpretazione, rientrata nell’album Greatest Hits (2002) e un’ulteriore versione jazz nel 2005.
Tra grandi successi e continua voglia di rimettersi in discussione, alla scoperta di sé e nel tentativo di colmare un vuoto inesorabile, Giorgia è tornata più volte sul palco più amato d’Italia: nel 1995 con “Come saprei” (1° posto), nel 1996 con “Strano il mio destino” (3° posto), nel 2001 con “Di sole e d’azzurro” (2° posto) e nel 2023 con “Parole dette male” (6° posto).
Per celebrare i 30 anni di “E poi“, Giorgia torna all’Ariston in veste di co-conduttrice nella seconda serata della 74° edizione del Festival di Sanremo.
(Fonte foto: sanremorai)