San Lorenzo ed Ercole, il legame che conduce a Tivoli
La notte di San Lorenzo è quella notte in cui milioni di sguardi sono rivolte verso il cielo. Possibilmente da un punto in cui le luci delle città non impediscano al buio di essere attore non protagonista.
Perché l’attenzione è sempre su quei corpi celesti che brillano di luce propria. Le stelle. E più precisamente le stelle cadenti.
Ovviamente spiegoni e professoroni hanno già spiegato che il fenomeno a cui si assiste non è altro che lo sciame meteorico delle Perseidi, volgendo la propria attenzione a Nord-Est verso la costellazione di Perseo.
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Ma al di là di tutte le spiegazioni scientifiche, alle credenze e ai riti connessi a questa notte, ci sono alcune città che sono legate a San Lorenzo e alla sua storia.
É il caso di Tivoli, splendida città in provincia di Roma.
Nata nel 1215 a.C. quello che oltre tremila anni fa era solo un villaggio sorto nella valle dell’Aniene è oggi una fiore all’occhiello del Lazio.
Le sue ville patrimonio Unesco (Villa d’Este e Villa Adriana) a cui si aggiunge il Parco di Villa Gregoriana sono solo la punta dell’iceberg di questa cittadina colma di storia e opere d’arte.
San Lorenzo è il patrono della città. E il Duomo cittadino, a lui dedicato, ne conserva alcune reliquie.
La Cattedrale ha un’origine ancora oggi abbastanza discussa. Se ne comincia a parlare nel IX secolo nel “Liber Pontificalis”, ma alcune ipotesi (dovute alla tradizione tiburtina ma difficili da credere) la retrodatano a Costantino o al papa tiburtino Simplicio.
La figura del santo cristiano andò a sostituire nei culti celebrati dai tiburtini, quelli dedicati ad Ercole Vincitore. Di quest’ultimo è possibile ancora oggi visitare i resti del santuario.
Le assonanze tra i due sono diverse. Entrambi arrivarono dalla Spagna. Ed entrambi morirono tra le fiamme.
Vi è dunque un legame tra le due figure che si esplicita in Tivoli. In particolare tra i culti e i luoghi a loro dedicati. I due personaggi, tra storia e mito, condividono anche le celebrazioni a loro dedicate durante il mese di agosto. Ercole fu protettore dei greggi e dei traffici commerciali locali. Tanto che i tiburtini davano a lui il merito della prosperità economica della città. La Cattedrale di San Lorenzo cominciò ad assumere importanza in un momento critico per la città e assurse a luogo di importanza politica e religiosa che contribuì alla ripresa.
La chiesa, costruita sull’antico foro tiburtino, presenta una facciata barocca, seppure molto sobria, riportante l’iscrizione “Sancto Lavrentio Ivlivs Cardinalis Roma Dicavit Anno Sal MDCL” (Al Santo Lorenzo dedicò il Cardinal Giulio Roma nell’anno di salute 1650).
All’interno, tra gli altri, è possibile ammirare il trittico del Salvatore e il gruppo della Deposizione. Simboli della cultura medievale della città.
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Altri parleranno della storia e del martirio subito da Lorenzo durante Valeriano. Ma il martire legò la sua vita all’antica Tibur con i suoi giri ispettivi che permisero alla città di ospitarlo. Un onore per le prime comunità cristiane, per le quali era un fregio poter dare alloggio a fedeli e personalità del genere.
Il giorno della sua morte, avvenuta il 10 agosto del 258, Tivoli ne ricorda la figura vestendosi a festa. Prima dello stop dovuto al covid, in città era possibile assistere a processioni, spettacoli tradizionali. Tutta la comunità tiburtina era partecipe nella celebrazione del suo Patrono.
Altra usanza, soprattutto dei giovani tiburtini, è quello di andare sui vicini monti per ammirare il fenomeno delle stelle cadenti. Tra Monte Ripoli e la cosiddetta Montagna Spaccata a San Polo dei Cavalieri, sono centinaia le persone che rivolgono il loro sguardo al cielo.
Dove un’antica leggenda vuole che non siano stelle quelle che si vedono lasciare una scia. Ma le lacrime di San Lorenzo. Quel santo che nell’anno 1000 fu nominato “seniorem nostrum, defensorem et bellatorem” dai tiburtini.
Colui che, facendosi beffe del giudice, prima di morire disse “Sono cotto a puntino”.