Roma presenta “Fotografia. Nuove produzioni 2020 per la Collezione Roma”
Mattatoio di Roma. Padiglione 9. Allestita la mostra “Fotografia – Nuove produzioni 2020 per la collezione Roma”. Con l’intento di seguire la scia del progetto “Fotografia Festival Internazionale di Roma” del 2003, l’Assessorato alla Crescita culturale di Roma ha deciso di dare spazio a diversi fotografi di fama internazionale per raccontare la capitale Italiana.
La mostra è stata curata interamente da Francesco Zizola, che ha voluto invitare ben cinque fotografi, tra cui: il londinese Nadav Kander, lo slovacco Martin Kollar, gli italiani Alex Majoli e Tommaso Protti, ed infine la francese Sarah Moon. La mostra presenta 130 scatti di questi fotografi che hanno immortalato Roma durante tutto il 2019. Ad accoglierci all’inizio del padiglione, disposti su diverse pareti, troviamo gli scatti di Tommaso Protti, che si è concentrato su un racconto notturno, unendo dei ritratti a dei panorami di quei sobborghi di Roma che solo in pochi conoscono. In questo modo ha voluto sottolineare la ancora esistente differenza di ceti sociali in una città così grande.
Leggi anche: L’antico teatro di Taormina: il monumento siciliano celebrato da Goethe
Un’intera parete è invece dedicata ad Alex Majoli, che, ispirato da Brecht e dal romanzo “Sei personaggi in cerca d’autore” di Pirandello, ha deciso di far apparire Roma come un grande palcoscenico che ogni giorno ospita eventi di ogni tipo, utilizzando come punto di forza un flash che ben ci fa leggere le espressioni delle persone da lui ritratte. È attraverso la luce che prova a “far cadere la quarta parete che divide gli spettatori dagli attori”.
Dalla parte opposta troviamo invece il lavoro di Marti Kollar, ovvero, la descrizione del suo viaggio di ben 1255 km effettuati in 42 giorni da Bratislava fino a Roma, percorrendo le strade che un tempo erano le arterie dell’Impero Romano. Kollar non vuole interpretare la realtà, ma riflettere sul presente, quindi sui momenti da lui vissuti durante il viaggio fino in Italia.
Il percorso espositivo continua con il lavoro, più breve di Nadav Kender, che facendosi invece ispirare da “Le città invisibili” di Calvino si sofferma sui segni del tempo fotografando rocce, colonne nel tentativo di riscoprire l’identità di Roma nascosta dietro le pietre.
A chiudere il percorso troviamo Sarah Moon che con i suoi scatti in Polaroid e un video che ritrae Roma durante i primi giorni del 2020, accompagnato da un motivo musicale quasi medievale, vuole stabilire una connessione col passato e “che esula dalla ricerca di un incontro con esso, ma piuttosto ne predispone l’epifania”.
Vedere la nostra città attraverso gli occhi di chi non la vive quotidianamente, ci porta a far riflettere sul fatto che viviamo su un palcoscenico di cui noi tutti siamo attori e spettatori contemporaneamente.
Leggi anche: Civita di Bagnoregio: la magia del paese che muore
Leggi anche: Addio a Lou Ottens, inventore della musicassetta