Roma a Teatro: guida agli spettacoli dall’1 al 6 ottobre
Dopo la lunga pausa estiva, torna la nostra rubrica settimanale dedicata agli spettacoli teatrali a Roma. Come negli anni passati, sarà un viaggio lungo e appassionante che ci accompagnerà nei mesi a venire fino alle soglie della prossima estate. Speriamo di regalarvi sempre degli ottimi consigli.
Prima del nostro ormai consueto “countdown introduttivo”, cogliamo l’occasione della ripresa dei lavori per ricordare un gigante delle scene italiane venuto a mancare proprio in questi giorni: un lungo, commosso applauso per te, immenso Glauco Mauri! Non verrai dimenticato.
Ed ora si può ripartire.
Meno tre, meno due, meno uno….
La stagione dell’Argentina si apre domani con “La ferocia” diretto e interpretato da Michele Altamura e Gabriele Paolocà, in scena con Leonardo Capuano, e tratto dall’omonimo romanzo (Premio Strega 2015) di Nicola Lagioia, uno spaccato delle contraddizioni e della violenza del Sud Italia nel quale le spietate leggi del potere e del denaro ci mostrano come la ferocia evocata dal titolo marchi a fuoco l’epoca che stiamo vivendo. Repliche fino al 4.
C’è tempo fino al 13, al Manzoni, per l’intenso “Èdith Piaf – L’usignolo non canta più”, nel quale Melania Giglio (che firma anche la drammaturgia), ci fa rivivere la parabola artistica e personale dell’inimitabile interprete di “Hymn a l’amour” e di tanti altri successi. Regia di Daniele Salvo.
Data unica domani al Nuovo Teatro Ateneo (che ha da poco riaperto i battenti, riconsegnandoci uno dei luoghi più rilevanti nella storia del teatro italiano) per “Roberto Baggio” di e con Davide Enia, un monologo in cui, partendo dall’omonimia tra il Divin Codino e un medico anestesista di Emergency impegnato in alcune zone di guerra, diventa l’occasione per riflettere sulla presenza del male nelle nostre vite, sull’insensatezza dei conflitti e sulla bellezza (e la fragilità) del talento.
Dal 3 al 6, al Vittoria, Sebastiano Somma dirige e interpreta (con Morgana Forcella) “Matilde. L’amore proibito di Pablo Neruda”, uno spettacolo scritto da Liberato Santarpino nel quale vengono ripercorse le tappe fondamentali della liaison tra il grande poeta cileno e la donna che forse più di tutte fu in grado di ispirare le sue immortali liriche.
Stesse date alla Sala Umberto per “Tanti Sordi. Polvere di Alberto”, un progetto di Elvira Frosini e Daniele Timpano in collaborazione con Lorenzo Pavolini, dove l’omaggio al grande attore romano diventa un’occasione per riflettere su 70 anni di storia italiana e per un discorso sull’arte e sul teatro in grado di far esplodere le nostre retoriche e i nostri modelli culturali.
Dal 2 al 6, il Vascello apre le sue porte a “La fabbrica dell’attore 50 anni di (r)esistenza”, un progetto immersivo di immagini, video, luci, musiche e ricordi firmato da Manuela Kustermann, che celebra il mezzo secolo di attività della compagnia La Fabbrica dell’attore, da lei fondata insieme a Giancarlo Nanni.
Dal 4 al 6 al Tor Bella Monaca c’è “La felicità” di Eric Assous, diretta e interpretata (insieme ad Alessandra Ambrosio) da Gianfelice Imparato, una pièce in cui, tra bugie, colpi di scena e situazioni paradossali, viene descritto perfettamente il modo di vivere l’amore dopo i quarant’anni.
Alzate di sipario fino al 2 ottobre allo Spazio Diamante per “Il cuore debole di Antonio” di Simone Giacinti, in cui l’autore, impegnato sul palco insieme a Giovanni Bonacci, Giacomo Bottoni e Flavio Francucci, ripercorre la tragica scomparsa del tifoso romanista Antonio De Falchi, deceduto il 4 giugno 1989 a Milano dopo essere stato aggredito fuori dallo stadio Giuseppe Meazza.
Dall’1 al 13 al de’ Servi è in cartellone “Conto alla rovescia. Un insolito capodanno” di Federico Valdi, una commedia (vincitrice del Comic Off 2023) in cui una rigida proprietaria di casa cerca di buttar fuori dal suo appartamento un inquilino malinconico e insolvente.
Ultima segnalazione e stesse date al Cometa Off per un classico scespiriano, “Otello”, nella versione diretta e adattata da Luigi Siracusa, il quale si è ispirato all’installazione My bed dell’artista inglese Tracey Emin per concentrare la sua attenzione sull’evolversi del rapporto tra il Moro di Venezia e la sua Desdemona, partendo dal suo felice manifestarsi fino al tragico, esiziale sfaldamento.
Foto: Francesco Capitani