Roma a Teatro: guida agli spettacoli dal 7 al 12 maggio
Siamo quasi alla fine delle stagioni al chiuso, ma nei teatri romani la programmazione prosegue a gonfie vele.
Ecco i nostri soliti suggerimenti.
Meno tre, meno due, meno uno…
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L’eterna ricerca della felicità che prende sempre strade diverse da quelle che avremmo voluto o previsto, si trasforma in un’occasione per riflettere sull’amore e sul sesso, sul tradimento e sulle relazioni in genere nella brillante e divertente commedia di Ivan Cotroneo “Amanti”, con i bravi Massimiliano Gallo e Fabrizia Sacchi. Fino al 19 maggio all’Ambra Jovinelli.
Appuntamento da non perdere al Teatro India, dove dall’8 al 19 maggio c’è “Una giornata fatale del danzatore Gregorio Samsa”, spettacolo firmato e diretto dall’immenso Eugenio Barba (prima e unica regia al di fuori dell’Odin Teatret) con Julia Valery e Lorenzo Gleijeses, anche interprete di questa pièce che interseca tre diversi nuclei narrativi: alcuni elementi biografici di Kafka, la vicenda centrale del protagonista de “Le Metamorfosi”, appunto Gregorio Samsa, e quella di un immaginario, omonimo danzatore che rimane prigioniero della ripetizione ossessiva dei propri materiali performativi in vista di un imminente debutto.
Poco frequentata rispetto a tanti altri capolavori di Eduardo, ma non per questo meno geniale e potente, soprattutto per quanto concerne la profonda riflessione sull’essere umano e la sua libertà personale che la sostanzia, nonché per la capacità di raccontare in maniera implacabile la mortificazione e la censura che spesso la cultura è costretta a subire: da stasera fino al 19 maggio, non perdete all’Argentina “L’arte della commedia”, diretto e interpretato da Fausto Russo Alesi.
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Stesse date al Teatro Vittoria per “Le Bal. L’Italia balla dal 1940 al 2001”, da un’idea originale di Jean–Claude Penchenat, in cui sessant’anni della nostra storia sono raccontati in un appassionante viaggio scandito dalla musica e dal ballo e ambientato in una balera, luogo d’incontro d’elezione per uomini e donne. Dirige Giancarlo Fares, anche interprete con, tra gli altri, Sara Valerio.
C’è tempo fino al 12 maggio all’Arcobaleno per l’affascinate versione diretta e interpretata da Vincenzo Zingaro del classico ariostesco “Orlando Furioso”.
Stessa dead line anche per “Donnacce” al Teatro Manzoni, dove due anziane prostitute pronte a lasciare il mestiere si trovano costrette a rivedere i loro piani per l’improvvisa comparsa di un misterioso uomo che promette loro una grossa cifra in cambio del loro aiuto. Con Fioretta Mari, Patrizia Pellegrino e Blas Roca Rey. Di Gianni Clementi.
Al Parioli doppio appuntamento, stasera e domani, per “Conversazioni dopo un funerale”, debutto alla regia Filippo Gentile che mette in scena un testo della grande autrice francese Yasmina Reza, in cui, dopo la morte di un uomo, i suoi figli ed altri suoi congiunti si ritrovano costretti a stare insieme per presenziare al suo funerale, facendo saltar fuori rancori tra loro mai sopiti e dando vita ad un composito affresco familiare, sospeso tra il comico e il tragico.
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Dopo il grande successo di qualche mese fa, torna all’Ar.Ma “Pasolini a Villa Ada”, di e con Ivan Festa, che, partendo dal racconto di Giorgio Manacorda, indaga sulla profonda amicizia tra il poeta e germanista romano e Pier Paolo Pasolini.
Due repliche, l’8 e il 9 maggio, al Tor Bella Monaca per “Il cappello di carta” di Gianni Clementi, dove una famiglia di muratori romani, nel luglio del 1943 a Roma, cerca di sopravvivere agli orrori della guerra in atto e, soprattutto, di guardare ad un futuro migliore.
Da stasera al 19 maggio, al Teatro Belli, “La casa delle Api” di Sargis Galstyan, un dramma non privo di spunti ironici se non proprio comici, ambientato in un ospedale psichiatrico dove si crea un particolare, profondo legame tra un degente sull’orlo del suicidio e una dottoressa.
Dall’8 al 12 maggio, infine, al Dei Documenti, arriva “Il mio nome è nessuno. Un’Odissea ad uso di anime perse” di Francesco Polizzi e Christian Angeli, una sorta di viaggio iniziatico alla base della civiltà occidentale in cui, sotto forma onirica e fantastica, sono rappresentate tutte le tappe fondamentali che ogni essere umano dovrebbe (deve) fare per ritornare alla sua vera terra e ridiventarne re, utilizzando dei flashback drammatizzati del racconto di Odisseo, Telemaco e Penelope.