Roma a Teatro: gli spettacoli dal 31 gennaio al 5 febbraio
Una settimana a dir poco ricca di grandi appuntamenti quella che da oggi a domenica aspetta gli appassionati di teatro romani. A farla da padrone, sono soprattutto i grandi autori contemporanei. I soliti consigli per non perdersi.
Torna all’Argot Studio (dove aveva debuttato nel 2010) per poche imperdibili date, dal 2 al 5 febbraio, “4:48 Psychosis” da Sarah Kane, in cui Elena Arvigo, anche responsabile dell’allestimento, giganteggia sola in scena in una indimenticabile discesa negli abissi più neri e profondi della psiche umana e del sentimento per eccellenza, l’amore, regalando allo spettatore una performance in grado di “muovere” ogni singola cellula e commuovere ogni singolo istante. Vietato non andare!
Da stasera al 12 febbraio, all’Argentina, uno dei migliori registi del teatro italiano, Antonio Latella, si cimenta con quello che è ormai da tempo un classico contemporaneo, “Chi ha paura di Virginia Woolf?” di Edward Albee, dirigendo un cast di caratura nel quale spicca la presenza di Sonia Bergamasco e Vinicio Marchioni, impegnati nel corrosivo scontro tra coppie sul palcoscenico che tanti anni fa, precisamente nel 1966, rese celebre il film tratto dallo stesso lavoro e interpretato da Richard Burton ed Elizabeth Taylor. Da non perdere.
Stesse date al Quirino per “La dolce ala della giovinezza” di Tennessee Williams, in cui Elena Sofia Ricci è una star del cinema in delirio che si innamora di un gigolò (e, a sua volta, attore fallito) nel tentativo di porre rimedio a un terribile senso di solitudine e vuoto. Come sempre nelle drammaturgie dello scrittore americano, un indimenticabile personaggio femminile sull’orlo dell’abisso. Vivamente consigliato.
Dall’1 al 5 febbraio, il palcoscenico dell’India accoglie invece “Così fan tutte”, liberamente ispirato al capolavoro mozartiano e rivisto da una penna fuori dal comune come quella di Andrej Longo, che, attingendo all’antico mondo della “posteggia napoletana”, la musica dei suonatori di strada, approfondisce e ripercorre le vicende delle due sorelle protagoniste in una Napoli libertina e cosmopolita, colta e scurrile. La riduzione musicale è ad opera di Leandro Piccioni e Mario Tronco, anime dell’Orchestra di Piazza Vittorio, mentre la frizzante interpretazione è delle Ebbanesis (Serena Pisa e Viviana Cangiano). Da vedere.
Sempre a proposito di classici, da stasera al 5 febbraio al Vascello è in cartellone il più classico di tutti tra i moderni, “Aspettando Godot”, nella versione diretta da Theodoros Terzopoulos, che conferma tutta l’inesauribile attualità di un testo che continua a permettere una sortita senza eguali nella miseria delle nostre esistenze. Tra gli attori, Enzo Vetrano, Stefano Randisi e Paulo Musio.
Dal 2 al 19 febbraio al Manzoni, Pino Ammendola e Maria Letizia Gorga sono protagonisti di “Nero come un canarino” di Aldo Nicolaj, una commedia apocalittica degli anni Sessanta del secolo scorso in cui una “vedova nera, ambientalista in un mondo fatto di plastica e cinismo, si incontra- scontra con un commissario di polizia, incerto tra i doveri lavorativi e il profondo interesse per la donna.
È un viaggio dentro la musica, la poesia, la letteratura e il teatro del sud quello compiuto da Mariangela D’Abbraccio in “Anima Latina”, che da oggi al 5 febbraio sarà impegnata al Vittoria. Stesse date al Tor Bella Monaca per “La vita non è un film”, tratto dall’omonimo libro autobiografico di Pino Insegno, che sarà diretto da Matteo Tarasco in una rievocazione divertente ma anche intensa della sua ormai lunga avventura nel mondo dello spettacolo a 360 gradi.
Ancora da stasera e fino al 5 febbraio, al Cometa Off Siddhartha Prestinari torna con il suo “Fiori di campo”, in cui, grazie a storie e racconti al limite del grottesco, un giorno dei morti qualsiasi diventa l’occasione per riportare a galla, tra preghiere per i propri cari estinti e ricordi, la forza della vita.
Dal 2 al 5 a Lo Spazio debutta in prima assoluta “Daimon – L’ultimo canto di John Keats” diretto e interpretato da Gianni De Feo e con l’amichevole partecipazione di Leo Gullotta, uno spettacolo che, tra recitazione, musica e incursioni liriche, rievoca l’amore per l’immortale poesia e il messaggio senza tempo del poeta inglese provato dal grande psicanalista e filosofo James Hillman, che lo considerava, appunto, il suo “daimon”, vale a dire una presenza divina incaricata di portare a compimento il disegno superiore che la nostra anima ha scelto prima di nascere.
Dal 3 al 5, infine, all’Altrove Teatro Studio, “Da qui non è mai uscito nessuno”, di Alessia Cristofanilli, in cui una semplice passeggiata all’interno di un centro commerciale diventa l’occasione per osservare situazioni a dir poco bizzarre e piene di contraddizioni cha spingono la protagonista a farsi un bel po’ di scomode domande sull’imperscrutabile (e discutibile) funzionamento del mondo in cui viviamo.