Rockin’1000 e la reunion a Cesena, lì dove è partito tutto
Al polso il braccialetto “Reunion Romagna 17.02.2024”, nelle tasche i buoni per una birra o un cockail da accompagnare alla cena messicana. Sulle t-shirt due cartelli, uno con scritto nome, cognome e strumento. L’altro dal messaggio che è tutto un programma “A fine serata si prega di gettare nell’umido o recapitare presso: Best Western hotel di Cesena” (tanto è lì che tutti stanno) con la postilla scritta a caratteri minuscoli: “L’organizzazione non si assume nessuna responsabilità delle condizioni al risveglio di tutti gli individui che espongono questo avviso”.
Queste le premesse del ritrovo del popolo di Rockin’1000 nella città in cui è partito tutto, esattamente 10 anni fa. “Proprio di questi tempi nel 2014”, ricorderà dal palco il fondatore Fabio Zaffagnini, “stavamo progettando quella che è stata la nostra prima uscita in pubblico”. Il riferimento è al famoso video di Learn to Fly (realizzato nel 2015) che convinse i Foo Fighters a far tappa anche in Romagna.
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Fatto il pieno di abbracci e di tacos, i millini si sono alternano tra le canzoni proposte in scaletta nel rotation stage: a ruotare non è il palco, ma i musicisti che lo occupano, un batterista, quattro chitarristi, due bassisti, due tastieristi, fino a otto cantanti (due voci lead femminili per microfono, altrettante maschili e altri e quattro backing vocals, schierati con la stessa composizione).
Insomma, lì sopra si è sempre in tanti, ma rispetto ai grandi concerti in cui si divide la postazione con altri duecento, le responsabilità sono maggiori (e la strizza anche). Il tutto, comunque, è giocato goliardicamente, anche grazie alla verve dei due presentatori autoctoni.
Si parte con “Knights of Cydonia”, la cover dei Muse tra le più riuscite nei concerti di Rockin’1000 dello scorso anno. Vocalmente è un po’ un azzardo, anche perché i volumi dei microfoni vengono calibrati progressivamente nel corso della serata.
Ma l’impronta c’è tutta e l’interpretazione dei cantanti non si concede una sbavatura. Così come l’incastro chitarre e sezione ritmica. Secondo pezzo “Won’t Get Fooled Again”, scelta nel 2022 come opener allo Stade de France.
Sulla pelle di chi c’era a Parigi ancora i brividi di un’emozione ritrovata dopo oltre due anni di stop a causa delle restrizioni legate al Covid. Quindi “My Hero”, scelta significativa nel giorno in cui Taylor Hawkins avrebbe compiuto gli anni.
“How We Roll”, il brano originale e “Romagna Mia” segnano il momento appartenenza, con tanto di rappresentanza della sagrada familia Casadei. Si passa a “Blitzgrieg Bop”, “Paradise City” e “Enter Sandman”, una delle opener più riuscite di sempre, chiedete a chi c’era al Manuzzi lo scorso anno, con l’intero stadio al buio e gli strumenti a crescere sul riff tracciato dal basso di Biagio Ruggero Esposito.
Ancora “Yellow” e “Lithium” prima di “People Have the Power” con tutte voci femminili. Prima del finale su “Learn to Fly” – con i guru Lele Borghi, Augusta Trebeschi, Stefano Re e lo stesso Esposito sul palco – c’è spazio anche per “Living on a Prayer”, “Song 2” e una riuscitissima “Killing in the Name”.
Ultima annotazione, ma non per ordine di importanza, è doverosa per il Vidia, il locale che ha ospitato la reunion che si avvicina al record di longevità per un locale rock. Fra i nomi più illustri, come ricorda Ravenna 24ore che hanno suonato al Vidia negli ultimi trent’anni si ricordano: Foo Fighters, Hole, Radiohead, Jeff Buckley, Mark Lanegan, Queens Of The Stone Age, Machine Head, Jesus and Mary Chain, Paul Weller, Ben Harper, Sugar Ray, Ash, Bush, Ligabue, Litfiba, Cccp Fedeli Alla Linea, Carmen Consoli, Elisa, Subsonica, Vinicio Capossela, Francesco De Gregori, Negrita, Verdena, Modena City Ramblers, Afterhours, Marlene Kuntz, Max Gazzè, Daniele Silvestri, Elio e le Storie Tese.