Rock, amore e nostalgia: la storia e il significato di “Summer of ’69” di Bryan Adams
I got my first real six-string,
Bought it at the five-and-dime,
Played it ‘til my fingers bled,
Was the summer of ’69.
Ho preso la mia prima vera “sei corde”,
L’ho comprata al “five-and-dime” (discount),
L’ho suonata finché le mie dita non hanno sanguinato,
Era l’estate del ’69.
È così che inizia Summer of ’69, uno dei pezzi più iconici di Bryan Adams. Nel 1984, il cantante canadese ha alle spalle già tre album ma la sua carriera non è decollata come sperava. Il talento c’è: l’anno precedente ha sfornato hit come Straight From The Heart, Cuts Like a Knife e This Time, rispettivamente piazzatisi ai numeri 10, 15 e 24 delle chart americane. Al giovane Bryan, però, manca quel guizzo che lo catapulti nell’Olimpo della musica che conta.
Sta lavorando al nuovo album che si chiamerà Reckless, e ad aiutarlo, nel seminterrato di uno studio a Vancouver, c’è il suo amico Jim Vallance che, oltre ad essere il proprietario dello studio, è anche un cantautore che si è fatto notare nell’ambiente, scrivendo per mostri sacri come Joe Cocker e i Kiss.
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Quello di cui c’è bisogno, è un pezzo che faccia davvero decollare Reckless. Qualcosa di speciale che possa diventare il pezzo distintivo del nuovo album. Entrambi, però, sono bloccati su di un brano che inizialmente non pare convincerli troppo, come spiega lo stesso Bryan Adams: “Non avevo idea che sarebbe diventato un classico. Originariamente la canzone si chiamava The Best Days Of My Life, ma abbiamo sempre giocato con l’idea di scrivere una canzone sull’estate. Eravamo a un punto morto, ma quando ho inserito la strofa Era l’estate del ’69 e il riff iniziale, abbiamo capito che era il pezzo giusto e tutto è venuto da sé”.
Pubblicato nell’agosto del 1985, Summer of ’69 raggiunge la quinta posizione nelle classifiche USA, vendendo ben 12 milioni di copie in tutto il mondo e diventando uno dei cavalli di battaglia del cantautore canadese. Fin qui parrebbe la storia già vista di una canzone come tante altre. Quella di un brano partito in sordina e che, lentamente, raggiunge le vette delle classifiche mondiali.
La particolarità di Summer of ’69, però, ruota attorno al significato del suo testo, mai adeguatamente svelato ed anzi, spesso oggetto di doppi sensi e incomprensioni, anche tra gli stessi autori. Se leggendo i versi della canzone il primo pensiero che balza alla testa è quello di un legame nostalgico tra il brano, il cantante e l’anno 1969, è lo sesso Bryan Adams, durante un’intervista allo show neozelandese “Seven Sharp” a fugare ogni dubbio e a svelarne il vero significato.
“La canzone è piuttosto autobiografica. Racconta davvero di un amore estivo ma nell’immaginario collettivo, si pensa al romanticismo, alla nostalgia, all’essere un musicista in difficoltà e al fare l’amore. E in parte è così, ma c’è un enorme equivoco dietro questa canzone… Tutti credono si parli del 1969, ma io non ho mai parlato apertamente di quell’anno. Ho utilizzato quel particolare numero per un’allusione. Diciamo che era piuttosto una metafora sessuale… E sì. Quella è stata davvero un’estate grandiosa!” Ha scherzato Adams.
Effettivamente, per quanto biografica possa essere la canzone, è da ricordare che Bryan Adams nel 1969 aveva nove anni e il suo primo ingresso in una band, non sarebbe avvenuto prima del 1976. Sicuramente i riferimenti allo scioglimento di una band “Jimmy quit and Jody got married…” esistono e sono reali, così come quelli relativi alla fine di un amore “I think about ya’n wonder what went wrong”.
“Jimmy e Jody sono appunto persone reali e non frutto della fantasia” Ha aggiunto Bryan Adams. “Il primo è un batterista che la lasciato la band agli albori, mentre Jody (Perpick, ndr) si è sposato davvero ma è ancora il mio tecnico del suono nei concerti dopo tutti questi anni”. Anche il coautore Jim Valance ha ricordato i momenti che hanno portato alla nascita di Summer of ’69: “Sia Bryan che io ci muovevamo in quella direzione. Io ho suggerito “Woody quit e Gordy got married”, ma Bryan ha pensato che “Jimmy” e “Jody” suonassero meglio e così è stato. E se ci fate caso, Jody e sua moglie appaiono nel video mentre si allontanano con un cartello “Just Married” attaccato al retro della loro auto”.
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La canzone è diventata un punto di riferimento anche per altri artisti, come ha sottolineato lo stesso Valance: “All’inizio io spingevo per il verso “I got a job at the railway yard”, ma tutta questa storia ci portava troppo in “zona-Springsteen” e allora decidemmo per “I should have known we’d never get far”. Probabilmente Bryan aveva ragione, ma quando il testo recita “Standing on your mother’s porch’”, lo stesso riferimento è contenuto in Thunder Road dello stesso Bruce Springsteen. Forse è nato tutto da lì… Io, infatti, continuo a preferire i versi originari”.
Bryan Adams e Jim Vallance si sono quindi soffermati sulle difficoltà legate alla realizzazione della canzone. Se scrivere il testo è filato liscio, non si può dire lo stesso per il processo di registrazione. Ma Bryan Adams era ostinato e ha tirato dritto verso la meta, fino a che tutto non fosse esattamente come quello che aveva in mente . “La traccia l’abbiamo registrata tre volte. Volevo che racchiudesse un’energia speciale e ho quasi perso la testa nel farlo. Mi sono praticamente scontrato con tutti per arrivare alla fine. Non è stato facile ma è quello che volevo. Ora ho capito che le classifiche non hanno grande importanza. La cosa fondamentale è che la canzone sia grandiosa. Ed è proprio così… è la dimostrazione che alla fine è sempre il pubblico a decidere”.
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