“Racconto l’Abruzzo di cui sono innamorato”, Roberto Giacobbo alla scoperta della regione verde
Venerdì 25 settembre è andata in onda su Italia 1 la nuova puntata di ‘Freedom – oltre il confine‘, il programma di divulgazione condotto da Roberto Giacobbo. Tra le mete esplorate durante il viaggio, Giacobbo e il suo team si sono fermati in Abruzzo, nell’antica città di Amiternum e nelle acque gelide del lago di Capodacqua, tra i più limpidi d’Europa, definito l’Atlantide italiana.
Dopo aver girato il mondo, passando dalle grandi città europee agli Stati Uniti e all’Oriente, cosa porta il viaggio di Freedom in Abruzzo?
Viaggiare per il mondo è sempre bello, e chi fa il mio lavoro è abituato anche se poi non ci si abitua mai davvero. L’arrivo in Abruzzo è stata una scelta dettata anche dalle grandi qualità storiche e naturalistiche di questa regione. Abbiamo voluto raccontare questi luoghi, di cui sono innamorato e che frequento riservatamente anche fuori dal lavoro.
Uno dei punti d’interesse della puntata è il lago di Capo D’Acqua: perché è considerato l’Atlantide d’Italia?
Beh perché come sappiamo tutti la leggenda di Atlantide parla di una città sommersa dai flutti. Il lago di Capodacqua avendo sommerso delle costruzioni ricorda l’immagine che ognuno ha costruito nella sua mente di Atlantide. Naturalmente non c’è connessione tra queste due cose, ma l’immagine è forte e la limpidezza di questo lago e le sue rovine sommerse fanno davvero sognare.
Al di fuori del campo d’interesse della puntata, cosa la affascina di questa regione?
È una regione ricca di storia e di documenti legati a un lontano passato, ma è anche una regione piena di possibilità e con un grande potenziale. Non solo l’Abruzzo si trova in un luogo strategico della penisola ma ha anche tutta una serie di attrattive che meritano di essere scoperte e vissute.
Lei si occupa da sempre di divulgazione. Freedom è stata in qualche modo una scommessa, dopo tanti anni in Rai, ma è una scommessa vinta. Qual è il segreto o la formula del successo di questo programma, in un momento in cui la divulgazione in TV sembra in via di estinzione?
Mi permetto di dissentire: la divulgazione non è in via di estinzione, anzi c’è un grande interesse, ma c’è poca offerta. La verità è che è un lavoro difficile, che richiede grande preparazione, molta gavetta che non tutti si sentono di affrontare. I pochi che fanno questo lavoro ci mettono veramente l’anima, per cui sia io che i miei colleghi ci dedichiamo con passione a questo tipo di lavoro. I risultati arrivano proprio per questo, perché c’è grande attenzione e desiderio da parte nostra, ma per arrivare a questi risultati ci vuole un sacrificio forse superiore a quello richiesto da altri settori della televisione.