Ritrovato a Firenze un raro ritratto scultoreo raffigurante Filippo Brunelleschi
Ritrovata in una dimora fiorentina una scultura in terracotta del primo Rinascimento che ritrae Filippo Brunelleschi: l’opera è stata senza dubbio realizzata da Andrea di Lazzaro Cavalcanti, figlio adottivo ed erede del grande architetto toscano.
Una scultura in terracotta ritrae Filippo Brunelleschi
La fama di Filippo Brunelleschi (Firenze 1377 -1446) è nota a tutti. Architetto, scultore, orafo, matematico, scenografo, rappresenta uno dei capostipiti del Rinascimento; non a caso fu l’ideatore della prospettiva lineare ad unico punto di fuga, elemento chiave dell’arte del XV e XVI secolo, che consente di conferire le esatte proporzioni a disegni, sculture ed edifici.
Al pari di un moderno ingegnere, Brunelleschi riportava sul foglio le regole del disegno geometrico in prospettiva controllando e misurando lo spazio tridimensionale delle architetture. Grazie a tale metodo, il genio fiorentino realizzò la cupola della cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze, conosciuta anche come “cupola più grande d’Europa”.
Se il suo talento tecnico e artistico è celebrato in tutto il mondo, non si hanno molte informazioni riguardo al suo aspetto fisico. Oggi questa curiosità può essere soddisfatta attraverso un inconfondibile elemento di riconoscimento: una testa in terracotta realizzata da Andrea di Lazzaro Cavalcanti, figlio adottivo di Brunelleschi, ritrovata in una dimora nei dintorni di Firenze.
Giunta incredibilmente intatta dopo seicento anni, la scultura è stata acquistata dall’Opera di Santa Maria del Fiore per trecentomila euro e dopo un accurato restauro entrerà a far parte della collezione del Museo dell’Opera del Duomo.
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Andrea Cavalcanti realizzò l’opera commemorativa
Gli storici dell’arte Giancarlo Gentilini e Alfredo Bellandi, fautori dell’eccezionale scoperta, informano che Andrea di Lazzaro Cavalcanti, detto il Buggiano, realizzò la scultura senza calco, modellando un unico blocco di argilla, del ragguardevole peso di 7,1 chilogrammi. I due studiosi hanno poi tentato di ricostruire storicamente le varie fasi di realizzazione dell’opera.
Verosimilmente Il 15 aprile 1446, nel giorno della morte di Brunelleschi, il Buggiano realizzò la maschera funeraria del padre secondo una antica tradizione romana ben nota e diffusa a Firenze. Il 30 dicembre dello stesso anno, I Consoli dell’Arte della Lana sancirono che il corpo di Brunelleschi, provvisoriamente custodito nel Campanile di Giotto, venisse sepolto nel Duomo.
Il 27 febbraio del 1447 l’Opera di Santa Maria del Fiore procurò al Buggiano il marmo necessario a realizzare un’opera commemorativa parietale a “figura al naturale” per il grande architetto. Tra febbraio e marzo del 1447, l’artista eseguì il modello per il busto clipeato del monumento in Santa Maria del Fiore.
Dopo la realizzazione dell’opera funeraria il modello rimase in custodia nella bottega dello scultore tra altri numerosi materiali di studio e progettazione. Lo stato di conservazione della testa di terracotta evidenzia un successivo reimpiego, probabilmente come scultura autonoma.
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Un modo per conoscere il volto di Brunelleschi
Figlio del mezzadro del fratello di Brunelleschi, Andrea di Lazzaro Cavalcanti acquisì il soprannome di Buggiano dal borgo della Valdinievole dove venne alla luce nel 1412. Filippo Brunelleschi propose l’adozione quando il fanciullo compì sette anni e dopo circa un decennio lo inserì nei principali cantieri delle chiese di Firenze.
Artista prolifico e versatile, il Buggiano si distinse per una rivisitazione dell’arte antica supportata da ampi rudimenti filologici e dall’adesione al naturalismo di maestri quali Donatello, Luca della Robbia, Bernardo Rossellino e Michelozzo.
Oltre all’indubbio valore artistico, il Buggiano possiede il merito di aver tramandato ai posteri la fisionomia del padre putativo. I ritratti di Brunelleschi sono infatti rari.
Fatta eccezione per quello del monumento marmoreo nel Duomo di Firenze e per la maschera funebre nel Museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore, se ne conoscono solo altri due in pittura: il profilo giovanile inserito da Masaccio negli affreschi della Cappella Brancacci nella chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze e quello molto più modesto collocato nella famosa tavola del Museo del Louvre, attribuita dal Vasari a Paolo Uccello, probabilmente dipinto intorno al 1470.
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L’intervento di restauro e la futura mostra
Sia pur integra, la testa in terracotta necessita di un accurato restauro; la superficie presenta numerose scalfitture, residui di una velatura gessosa e tracce di molteplici stesure pittoriche, tra le quali almeno due di colore bruno, forse per simulare il bronzo. Dopo tali lavori, l’opera verrà messa in esposizione e infine entrerà in maniera permanente nella collezione del Museo dell’Opera del Duomo di Firenze.
A tal proposito, Giancarlo Gentilini e Alfredo Bellandi hanno dichiarato: «Riteniamo che sia davvero un’opportunità eccezionale, un privilegio impensabile, poter presentare l’inedito, vivido ritratto di Filippo Brunelleschi, modellato dal figlio adottivo, Andrea Cavalcanti, all’indomani della sua morte. Come ben si desume da molteplici aspetti formali e tecnici, l’opera che qui presentiamo è dunque da ritenere il modello approntato dal Buggiano per l’esecuzione del ritratto marmoreo. Si tratta di un ritratto “al vero”, considerando che Brunelleschi era notoriamente “piccolo di persona e di fattezze” (Vasari 1568), e le misure del volto (forse leggermente ridotte dal consueto ‘ritiro’ dell’argilla) sono sostanzialmente equiparabili a quelle che si ravvisano nella maschera mortuaria in gesso e nell’effigie marmorea, ma rispetto al calco facciale l’immagine, ora priva della contrazione del rigor mortis, assume proporzioni più armoniche, il volto è quasi iscrivibile in una sfera».
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