Retrospectrum, poesia per immagini (in acustico) di Bob Dylan
Davanti a queste composizioni l’osservatore non ha bisogno di chiedersi se si tratta di un oggetto reale o se è frutto di un’allucinazione: se visitasse il luogo in cui quell’immagine è realmente esistita, vedrebbe la stessa cosa. È questo che ci unisce tutti. (Bob Dylan)
Non possono essere che le note di Tangled up in Blue ad accogliere il visitatore all’ingresso di Retrospectrum, la retrospettiva a cura di Shai Baitel, la prima in Europa dedicata a Bob Dylan. Dopo essere stata al Mam di Shanghai e al Patricia & Phillip Frost Art Museum di Miami, la mostra è arrivata a Roma in una versione completamente ripensata per interagire con gli spazi dinamici e avveniristici del MAXXI. Esposte per alcuni mesi oltre 100 opere tra dipinti, acquerelli, disegni a inchiostro e grafite, sculture in metallo, materiale video, che esplorano oltre 50 anni di attività creativa del cantautore premio Nobel.
Domenica la chiusura dello spazio. “È molto gratificante sapere che le mie opere visive siano esposte al MAXXI, a Roma”, aveva commentato lo stesso Bob Dylan, “un museo davvero speciale in una delle città più belle e stimolanti del mondo. Questa mostra vuole offrire punti di vista diversi, che esaminano la condizione umana ed esplorano quei misteri della vita che continuano a lasciarci perplessi. È molto diversa dalla mia musica, naturalmente, ma ha lo stesso intento”.
Per l’occasione è stata donata al museo un’opera di Dylan che arricchirà la collezione pubblica nazionale del MAXXI. Un lavoro che nasce intorno all’iconica canzone del 1965 Subterranean Homesick Blues, che vanta uno dei primi (e forse tra i più celebri) video musicali della storia. Nel video, Dylan fa cadere al ritmo della musica una serie di fogli con il testo della canzone, scritti la sera prima da un gruppo di amici fra cui Allen Ginsberg, riconoscibile nel film. Nel 2018, Dylan ha riscritto questi testi su 64 cartelli, allestiti a comporre una parete di fianco allo schermo. Subterranean Homesick Blues, unisce così arti visive, parole e musica.
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Otto le sezioni della mostra a ripercorrere il viaggio di Dylan nelle arti visive e, al contempo, ci fanno entrare in contatto con la sua creatività di musicista, poeta e artista: Early Works, The Beaten Path, Mondo Scripto, Revisionist, The Drawn Blank, New Orleans, Deep Focus, Ironworks.
Early Works presenta una serie di disegni degli anni Settanta nei quali Dylan prende nota della realtà che lo circonda, di ogni immagine che ha a portata di mano, disegnando a piena pagina figure e oggetti. Queste illustrazioni anticipano i lavori del 2018 quando, con Mondo Scripto, l’artista torna a far dialogare musica e arte visiva realizzando una serie nella quale i testi scritti a mano delle sue canzoni sono accompagnati da disegni originali che richiamano i titoli o i momenti chiave dei brani stessi.
The Beaten Path è un ritratto del paesaggio americano, un viaggio visivo attraverso gli Stati Uniti per intravedere la bellezza in quei luoghi dimenticati che fanno da sfondo alla vita quotidiana. Le opere mostrano scorci di motel e tavole calde sempre aperte, di luna park abbandonati e di auto d’epoca, di grandi palazzi illuminati dai lampioni. In molti casi la strada scandisce la scena con lunghe autostrade che sembrano dispiegarsi all’infinito verso l’orizzonte.
Mondo Scripto presenta alcuni dei testi più noti di Dylan, trascritti personalmente dall’artista e accompagnati da suoi disegni a grafite. Queste combinazioni di parole e immagini sottolineano il nesso profondo e diretto tra la sua arte visiva e le sue composizioni scritte. I disegni a matita illustrano quel dialogo fra immagine e testo, passato e presente, che – grazie al continuo flusso creativo che alimenta l’arte di Dylan – ha cambiato il rapporto tra musica e parole. Di questa serie fa parte Subterranean Homesick Blues Series.
Revisionist è una serie in cui Dylan rielabora la grafica, le parole e il contenuto cromatico delle copertine di celebri giornali, da “Rolling Stone” a “Playboy”, per trasformarle in nuove immagini serigrafate di grandi dimensioni.
The Drawn Blank è una sorta di diario illustrato nel quale sono raffigurate istantanee della vita in strada: ritratti, luoghi storici, panorami e angoli nascosti. La serie nasce da una raccolta di schizzi a matita carboncino e penna realizzati tra l’89 e il 92 durante le tournèe in America, Europa e Asia. Negli anni, Dylan ha più volte modificati i disegni, aggiungendovi dettagli, colore e profondità. New Orleans è la serie che immortala il legame tra Dylan e New Orleans, città natale del jazz, situata all’estremità meridionale della Route 61, una delle strade più famose d’America, nota anche come “The Blues Highway”, la strada del blues, che attraversa da nord a sud la sezione centrale degli Stati Uniti, passando per i luoghi dell’infanzia di Dylan. In ogni angolo di New Orleans, l’occhio dell’artista individua infiniti spunti per le sue opere; i gesti e le abitudini dei suoi cittadini sono per Dylan fonte di ispirazione che si traduce, sulla tela, in scene di vita quotidiana dove viene privilegiato uno sguardo ravvicinato, capace di creare una certa intimità tra i soggetti ritratti e chi li osserva.
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Deep Focus sono dipinti con particolari inquadrature e tagli dell’immagine, composizioni suggestive e spesso misteriose, sospese tra vita e teatro, che si ispirano allo spirito documentaristico della fotografia e del cinema. Il titolo fa riferimento a una tecnica cinematografica in cui la narrazione è il risultato della combinazione di primo piano, secondo piano e sfondo, tutti contemporaneamente a fuoco per poterne distinguere i dettagli a ogni profondità.
Ironworks. Il percorso di mostra si chiude con una serie di sculture in ferro, strutture funzionali composte da oggetti e attrezzi convertiti a nuovo uso che richiamano, insieme al ricordo dell’infanzia di Dylan nella zona mineraria del Nord del Minnesota, anche l’iconico passato industriale degli Stati Uniti. La mostra è accompagnata da un catalogo in doppia edizione italiano e inglese, 224 pagine, edito da Skira e curato da Shai Baitel. Nel volume la vasta produzione artistica di Bob Dylan viene raccontata attraverso le immagini e il contributo di importanti scrittori, critici e artisti, tra cui Shai Baitel, Alain Elkann, Anne-Marie Mai, Greg Tate, Richard Prince, Bob Dylan, Caterina Caselli.