Restauro Cappella Brancacci: i visitatori potranno salire sui ponteggi
Nel mese di febbraio inizierà il restauro della Cappella Brancacci in Santa Maria del Carmine a Firenze.
Un evento unico perché la chiesa rimarrà aperta e i visitatori potranno salire sui ponteggi ad ammirare il meraviglioso ciclo di affreschi di Masaccio e Masolino.
Il genio artistico di Masaccio e Masolino a distanza ravvicinata
Mancano pochi giorni all’avvio dei lavori di restauro della Cappella Brancacci nella Chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze.
Il prestigioso ciclo di affreschi dipinto da Masaccio e Masolino nel XV secolo, tornerà finalmente all’antico splendore regalando una doppia gioia ai visitatori. Il pubblico infatti non dovrà attendere la conclusione dei lavori, ma avrà l’eccezionale opportunità di seguirli in itinere.
Dal mese di febbraio la chiesa aprirà i suoi battenti per permettere agli interessati di ammirare i restauratori al lavoro e di osservare i dettagli degli affreschi a una distanza inferiore a un metro. Basterà infatti salire sopra il grande ponteggio a due piani per “guardare negli occhi” Adamo ed Eva, L’Arcangelo Gabriele, oppure San Pietro.
Sostiene il sindaco e assessore alla cultura Dario Nardella: “Poter quasi toccare gli affreschi, di solito visti solamente dal basso verso l’alto, è davvero emozionante e nei prossimi mesi visitatori e turisti potranno approfittare di questa opportunità davvero unica. L’alternativa, ovvero chiudere la Cappella Brancacci per tutto il tempo del restauro ci pareva un danno davvero grande, soprattutto dopo il prolungato periodo di lockdown per i nostri musei a causa del Covid”.
Il restauro durerà un anno e non sarà invasivo
L’opera di restauro durerà circa un anno e nasce dalla fruttuosa cooperazione tra il Comune, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio, l’Istituto Cnr-Ispc di Firenze, l’Opificio delle Pietre Dure e la fondazione statunitense Friends of Florence in collaborazione con la Jay Prizker Foundation.
Nel novembre 2020 un primo monitoraggio ha evidenziato alcune problematiche dal punto di vista conservativo come alcuni distacchi dell’intonaco, vari depositi superficiali incoerenti, localizzate perdite di coesione.
L’attuale intervento prevede un’iniziale campagna diagnostica per studiare a fondo i materiali e le tecniche pittoriche utilizzate, nonché i dettagli delle alterazioni sulle quali intervenire; in seconda battuta si passerà alla fase operativa, che tramite moderne tecniche non invasive di pulitura e rimozione, restituirà agli affreschi l’antica stabilità e l’originaria leggibilità.
I restauri precedenti
Nel 1771 un vasto incendio distrusse la chiesa di Santa Maria del Carmine. Gli affreschi della Cappella Brancacci ne uscirono tutto sommato intatti, a parte alcuni inevitabili danni all’intonaco e alla cromia.
Soltanto nel 1940 si scelse di attuare alcuni interventi conservativi sui dipinti utilizzando una mistura a base di uovo e caseina che ravvivava parzialmente i colori. L’intervento di restauro vero e proprio avvenne tuttavia dopo più di quarant’anni, per la precisione tra il 1983 e il 1990.
Durante un’accurata analisi preliminare dell’intero ciclo, sulla parete dietro l’altare, vennero ritrovate le sinopie riferibili alle scene distrutte del Pentimento di san Pietro, probabilmente di Masaccio, e della Chiamata di san Pietro, attribuibile a Masolino.
Le operazioni di nettatura rivelarono una cromia originaria estremamente brillante, tanto da lasciare a bocca aperta critici e studiosi del periodo. Sino ad allora, infatti, Masaccio era stato definito a più riprese “pittore dai colori petrosi”, proprio per la prevalenza nei suoi lavori di tinte opache e terrose.
La straordinaria varietà cromatica indusse l’ambiente accademico a rivalutare Masaccio, non solo quale antesignano della plasticità e della prospettiva rinascimentali, ma anche come sapiente maestro del colore.
Cenni storico-artistici sulla Cappella Brancacci
La cappella venne costruita per la famiglia fiorentina dei Brancacci alla fine del XIV secolo. Nel 1423 il facoltoso mercante Felice Brancacci commissionò alla bottega di Masolino da Panicale un ciclo di affreschi con Storie di San Pietro, il protettore della sua discendenza.
Masolino accettò il prestigioso incarico in prima persona, portando con sé il suo più valido collaboratore, Tommaso di Ser Giovanni di Mone di Andreuccio Cassai, detto Masaccio.
Il ciclo pittorico originariamente si estendeva su tre registri, coperti da una volta a crociera decorata con i Quattro Evangelisti (oggi sostituita dalla cupola con gli affreschi di Vincenzo Meucci).
Nel 1427, tuttavia, i lavori si interruppero poiché Masolino partì alla volta dell’Ungheria e Masaccio si diresse nella promettente Roma. Inoltre, nel 1436, Felice Brancacci entrò in contrasto con i Medici e dovette abbandonare la città sotto la pena dell’esilio e la cappella passò in gestione ai carmelitani.
I frati provvidero immediatamente a far cancellare tutti i ritratti della “famiglia traditrice” e intitolarono l’ambiente sacro alla Madonna del Popolo.
Nel 1480 fu Filippino Lippi, figlio di Fra Filippo allievo di Masaccio, a riprendere e completare gli affreschi con le Storie di San Pietro più due episodi della Genesi. Filippino cercò di adeguare la sua tavolozza alla cromia delle raffigurazioni più antiche e mantenne la solenne impostazione delle figure per non rompere l’omogeneità dell’insieme; tuttavia le differenze stilistiche tra i tre grandi pittori sono oggi facilmente rintracciabili.
I visitatori potranno accedere alla Cappella Brancacci dal mese di febbraio nelle seguenti fasce giornaliere: lunedì, venerdì e sabato dalle ore 10.00 alle ore 17.00, e la domenica dalle ore 13.00 alle ore 17. La prenotazione è obbligatoria. Per ulteriori informazioni è possibile collegarsi al sito del comune di Firenze all’indirizzo cultura.comune.fi.it .