Referendum sull’eutanasia, Capossela: “a chi fa torto un diritto in più? La nostra società bloccata da giochi politici”
“Di fronte al pronunciamento della Corte costituzionale che ha dichiarato inammissibile il quesito referendario sull’eutanasia e di fronte alle tante proposte di legge sempre rimandate in materia di diritti civili, ripenso sempre: ma a chi fa torto un diritto in più?. Ma è davvero possibile doversi trovare bloccati, nelle regole del nostro vivere comune, da giochi politici che ribadiscono una volta in più l’incapacità della classe politica di farsi davvero carico delle istanze della società civile?”. A scriverlo sui propri account social è Vinicio Capossela.
“Ricordo qualche anno fa un dialogatore di Amnesty International che fermava la gente per strada e si sforzava di fare comprendere con una metafora semplice una verità grande: i diritti umani non sono come il petrolio che si esaurisce, più li applichi, più si autoalimentano. I diritti civili sono tra le poche cose che se crescono non tolgono niente a nessuno, non vanno a discapito di nessuno, se non evidentemente di chi si sente minacciato nel potere di decidere come io, cittadino, devo vivere e morire”.
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Una presa di posizione netta, quella del cantautore. Una reazione che arriva all’indomani della pronuncia, da parte della Corte Costituzionale, sul quesito referendario sull’eutanasia legale, analizzato il 15 febbraio, dichiarato inammissibile. Una bocciatura così spiegata da Giuliano Amato, presidente della Corte: “Il referendum non era sull’eutanasia ma sull’omicidio del consenziente”.
“Nella sorpresa e anche amarezza che ha destato in molti la decisione di ieri ha giocato un ruolo determinate l’uso che è stato generalizzato ‘Referendum sull’eutanasia’. Questo perché il referendum sull’eutanasia desta, nelle persone che leggono o ascoltano, la legittima aspettativa che si tratti di un referendum che ha ad oggetto le persone che stanno soffrendo, che sono malate, che sono magari incurabili”.
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Foto: Raffaele Castiglione Morelli