Recensione: Troll, il monster movie moralista che annoia grandi e piccini
Dai fiordi della Norvegia arriva Troll, monster movie uscito su Netflix qualche settimana fa. Un film che attinge appieno dalle credenze popolari scandinave, quelle che hanno fatto la fortuna di un certo tipo di immaginario collettivo e che continuano ad affascinare per il loro folclore al punto da chiedersi come mai, su di esse, Roberto Giacobbo non abbia ancora girato una puntata a tema di Voyager. Le leggende e i miti scandinavi sono sinceramente entusiasmanti, colmi di riferimenti culturali di vario genere e pregni di una tradizione orale che viene tramandata da secoli, capace di coniugare la memoria alla ricostruzione storica, la narrativa all’immaginazione, il serio con il faceto.
In tutto questo si colloca la pellicola diretta da Roar Uthaug (The Wave, Tomb Raider) dalla durata di poco più di cento minuti. Nora Tidemann e suo padre Tobias amano le montagne e, fin da quando lei era piccola, si dilettano in lunghe camminate all’aria aperta alternate a scalate tra le cime più alte della Norvegia. Il genitore racconta di credenze popolari e di giganti che abitavano queste terre, di una natura indomita e fiera che non voleva – e non vuole – essere disturbata dalla mano dell’uomo, non di rado invadente e invasiva, distruttrice e manipolatrice.
Leggi anche: Promossi e bocciati: il meglio e il peggio delle serie tv uscite nel 2022
Ma i giganti dove sono, adesso? Dormono, si riposano, inquieti e soffocati dalle presenze estranee nelle loro terre. Nora cresce in questo ambiente ma lo rispetta, è una paleontologa, e del contatto con le risorse naturali della Terra ne fa un credo e uno stile di vita. Ma l’industrializzazione della sua regione d’origine va avanti e non si ferma: abbatte foreste, crea dighe, scava tunnel. Ed è proprio durante una circostanza di queste descritte che un boato scuote la quiete scandinava e ribalta i vari status quo. Il Troll si è risvegliato, ha un piano in mente ed è determinato a metterlo in atto. Il suo occhio si posa su Oslo, la capitale.
Sulla carta, e in linea di principio, le intenzioni dello sceneggiatore (Espen Aukan, coadiuvato dallo stesso Roar Uthaug) erano e restano buone, finalizzate a dare vita a un monster movie che segue la scia delle pellicole di genere più celebri anche se non inquadrato nel contesto del blockbuster, o di qualcosa di simile. Il mondo, però, è ricco di buone intenzioni che non sempre vengono sviluppate nel modo giusto e Troll fa proprio parte di questa cerchia di insuccessi. La capacità, da parte del gigante mitologico, di mimetizzarsi all’interno dei panorami norvegesi, è inversamente proporzionata a quella del regista di dare fiato a una storia che, fin dalle prime battute, è già scritta: scontata, retorica, a tratti maldestramente banale.
E se le armi convenzionali non sono sufficienti ad abbattere il mostro si ricorre dapprima all’espediente di attirare la sua attenzione per farsi inseguire per allontanarlo dai centri abitati e poi si ricorre alla bontà d’animo, alle emozioni, alla comprensione psicologica del soggetto per evitare che di lui si possa parlare declinando i verbi al passato. Insomma, tutto visto e rivisto in decine e decine di pellicole. Niente di nuovo. Non è però questo il problema, perché anche l’usato garantito può regalare soddisfazioni, quanto piuttosto l’assenza di mordente nello sviluppo della pellicola, veramente poco accattivante e suggestiva.
Leggi anche: Mercoledì: 3 curiosità sulla nuova serie tv targata Netflix
Chi ha un minimo di dimestichezza con il cinema di settore riesce a prevedere esattamente come gli svolgeranno i fatti. Più di una scena sembra presa in prestito da altri film, su tutti Godzilla e Indipendence Day, e più di una volta la denuncia ambientalista si fonde con la presa di posizione anticapitalista del regista – per lo meno all’interno di questo film – che vuole ricordarci quanto fragile e delicato sia il nostro ecosistema e come noi esseri umani, invece, aventi la pretesa di essere la forma di vita più intelligente ad abitare su questo pianeta, lo stiamo alterando fino a portarlo alla distruzione totale.
Troll è un film che non può soddisfare uno spettatore esigente, questo lo avrete capito dalle righe di cui sopra, ma non è neanche così scontato che riesca a tenere incollato allo schermo un pubblico distratto che non ha, e magari neanche vuole avere, dimestichezza con i monster movie. A chi può piacere, dunque? Vorremmo capirlo anche noi…