Recensione. “Storia di una notte” racconta l’incomunicabilità del dolore di un genitore
“Storia di una notte“, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, è un film di Paolo Costella, che mostra come la vita può essere sconvolta da un solo istante, anche più di una volta.
Il film, interpretato da Anna Foglietta e Giuseppe Battiston è l’adattamento cinematografico del romanzo “Nelle migliori famiglie” di Angelo Mellone, un delicato intreccio d’emozioni che diventa una riflessione sul lutto e sulla necessità di rialzarsi.
Nelle prime scene ci vengono mostrati momenti di gioia e spensieratezza nella famiglia composta da Piero (Giovanni Battiston) e Elisabetta (Anna Foglietta) e dai loro due figli, Denis e Sara. Li rivediamo due anni dopo, quando i bambini convincono i genitori ormai separati a trascorrere un ultimo Natale insieme dai nonni materni a Cortina.
Denis e Sara sperano di far ricongiungere mamma e papà sfruttando la magia del Natale e soprattutto “portandoli dal cervo“. Eppure “Storia di una notte” non è quel tipo di commedia in cui i figli ordiscono i più assurdi piani per costringere due adulti a diventare una coppia, infinitamente declinato in rom-com o addirittura cinepanettoni.
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Pur di non accontentare l’invisa e borghesissima suocera e contestare l’ex moglie, Piero accetta di accompagnare i figli lungo un’ultima discesa sugli sci, ripresa dal figlio con la telecamera sul casco. La soggettiva dal punto di vista di Denis rende ancora più scioccante la scena dell’incidente del bambino, che cadendo si rompe una caviglia.
La situazione precipita quando si scopre che Denis deve subire un intervento alla spina dorsale per cui rischia la paralisi. Un’operazione complessa e rischiosa che durerà per l’intera notte, durante la quale Piero e Elisabetta si ritrovano costretti a confrontarsi con i propri (e gli altrui) traumi del passato.
L’atmosfera è già pesante, quando lo spettatore scopre una difficile verità: quando Piero ed Elisabetta salutano con fatica il figlio che rischiano di perdere, Sara afferma spaventata
“Sta succedendo di nuovo“
Ecco che i fantasmi del passato si ripresentano e scopriamo le dolorose ragioni per cui questa famiglia è finita in pezzi.
A fungere da narratore e spiegare le verità non mostrate in scena è sempre la piccola Sara, che racconta episodi e invita gli altri personaggi a ricordare aneddoti o dare spiegazioni.
Ma a raccontarci qualcosa in più dei personaggi è soprattutto la messa in scena di Paolo Costella, che ci mostra come l’inverno non è solo una delle quattro stagioni astronomiche ma anche un luogo dell’anima.
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In “Storia di una notte” il freddo e il silenzio dei bianchi paesaggi di Cortina diventano metafore
del dolore e della perdita, ma anche dell’incomunicabilità di una coppia distrutta non dalla mancanza di amore ma dalla sofferenza.
I silenzi sono protagonisti in questo film in cui solo le immagini riescono a raccontare un dolore indescrivibile a parole. Il volto di Anna Foglietta appare grigio come i suoi abiti e teso come i suoi capelli tirati in uno chignon. Il suo corpo, fragile e rigido, si trascina e si accascia tra un silenzio e l’altro.
A testimoniare l’incapacità di comunicare e la dura corazza che imprigiona i protagonisti di questo dramma familiare in queste monadi di dolori è la scelta di mostrare Piero e Elisabetta attraverso vetri. Ma non attraverso vetri trasparenti, bensì attraverso riflessi impenetrabili: finestrini estremamente assolati, porte opacizzate, finestre su cui il riflesso della neve bianca copre quello dei personaggi.
Perché la perdita di un figlio è qualcosa di così ineffabile, che anche il cinema si ritrova a dover fare un passo indietro.
(Fonte foto: Festa del Cinema di Roma)